Il Film di Steven Universe
Il 2 Settembre è stato trasmesso il film di Steven Universe di Cartoon Network, una storia deliziosa sotto l’aspetto tecnico che corona le cinque precedenti stagioni. Nel senso che la storia del film pare un consapevole riassunto di tutto ciò che è successo in termini di tematica e sviluppo dei personaggi. Qualche colpo di genio creativo, ma rimane sostanzialmente dentro la strada già tracciata.
Rimane da chiedersi, vuole chiudere definitivamente questo arco narrativo, oppure portarlo avanti?
Teoria della citazione dell’animazione anni ’30 confermata. Il film inizia già con i titoli di testa a richiamare quello stile, facendo scorrere i credits lungo le pagine di un libro illustrato, accompagnate da un canto lirico di altri tempi. Pare l’introduzione a Biancaneve.
Una scelta di stile sfacciata e coraggiosa, vista la notoria incapacità dello spettatore moderno di prestare attenzione a qualsiasi scena ferma per più di dieci secondi.

Il trionfo del citazionismo arriva però con l’introduzione della cattiva, Spinel (nome che sappiamo tutti non verrà mai tradotto in italiano). Non solo i suoi arti si muovono come tubi di gomma e li usa come armi, ma il suo stesso modo di muoversi e oscillare da ferma (quando il budget di animazione lo permette) ricorda lo stile rubberhose.
Irrompe nel film a cavallo di un gigantesco dispositivo da fine del mondo, lancia un paio di risate maligne, urla isteriche, e inizia a battere come tamburi le Crystal Gems al ritmo della canzone swing Other Friends. La scena, la canzoni, sono inquietanti e divertenti allo stesso tempo, e riflettono appieno la follia compiaciuta della protagonista. Follia compiaciuta che era anche il segno di riconoscimento dei personaggi rubberhose.

Ma c’è un fondo di tristezza e di rabbia in quella canzone, il cui testo parla di lei che si stata messa da parte per “altri amici”, other friends, e quando Steven conferma di non conoscerla, il suo sorriso si spezza, tira fuori un’inquietantissima falce laser e dandosi la propulsione con una tecnica rubata a Rufy di One Piece, attacca le Crystal Gems e le disintegra.
Fin qui nulla di male, le gemme possono riformarsi all’infinito fin tanto che la loro gemma rimane integra, ma la falce ha un terribile, e in un certo modo divertente, effetto secondario: ripristina le gemme alle configurazioni di fabbrica.
Sì le gemme sono analoghe a dei robot sotto questo profilo.

Anche Steven viene colpito dalla falce, ma avendo un corpo umano si limita a perdere i poteri di gemma (riportata alla configurazione di quando lui era un neonato) e dovrà trovare il modo di riaverli e di riavere le proprie amiche, il tutto prima che il gigantesco dispositivo da fine del mondo inietti l’ultima goccia di veleno nel suolo terrestre.
Questo è il film, i tre topos più odiosi del cinema d’azione cucinati assieme: 1) Amnesia; 2) Oh no, ho perso i miei poteri!; 3) Bomba a tempo.
Questo rende ancora più notevole il lavoro di scrittura e regia nel farne comunque un film così piacevole e commovente.
Di sicuro la tecnica aiuta. È fantastico vedere Steven Universe con un budget abbastanza solido da mantenere i personaggi in-model per due scene consecutive.
Inoltre quasi la metà del film è cantato, tutte canzoni piacevoli e ispirate. Specie lo swing di Other Friends e il Rock di Indipendent Together, che vede l’apparizione di un nuovo personaggio che… Beh è molto più di quanto ci si sarebbe potesse aspettare da uno show indirizzato ai giovanissimi.

Indipendent Together, cantata dal Steg è anche la canzone che onora al meglio il character arc di Perla, una gemma creata come ancella che nel corso della sua esistenza riesce a guadagnare una propria individualità, senza mai rinunciare all’amore e alla dedizione verso il prossimo. Il momento è sensuale da morire.
Chi sa quanto Perla (e l’autrice Rebecca Sugar) sia stata trascinata nel fango del corso degli anni da parte dei moralisti di internet, capisce quanto possa essere ulteriormente catartico questo momento.
Il film fa appunto uso dell’espediente dell’amnesia e della perdita dei poteri per riproporre allo spettatore i character arc delle protagoniste, condensati e impreziositi dagli accompagnamenti musicali.
Il film stesso pare un riassunto tematico della serie.
Un riassunto dolce e intenso, come un cioccolatino al liquore.
Anche Spinel è il riassunto tematico di tutte le cattive della serie.
Spinel, un’altra cattiva troppo umana.
Steven Universe è una serie dove i cattivi puramente maligni non esistono e i conflitti vengono risolti attraverso il dialogo.
Le motivazioni delle antagoniste possono essere ricondotte alla loro rigidità mentale, alla loro convinzione che ognuno abbia uno scopo prefissato e immutabile nell’ordine del cosmo.
Convinzione che le porta ad agire in modo ceco e inconsapevole, oppure andare in pezzi appena questa viene contraddetta.
Convinzione plausibilissima per una razza di aliene immortali che vengono costruite con direttive preinstallate nella loro mente.
Ma plausibilissima anche per gli esseri umani, che si convincono di vivere in un cosmo dall’ordine prestabilito e dai ruoli immutabili, e che diventano ostili ogni volta che l’evidenza li contraddice.
Questo rende le cattive di Steven Universe così umane. È la loro ristrettezza mentale a provocare il loro antagonismo. Ed è questo che le rende così disturbanti e vicine alla cattiveria di tutti i giorni.
Spinel si dimostra la quintessenza di tutte queste cattive.
(Attenzione, da qui in poi parlo di informazioni che si ottengono dopo i primi venti minuti di film, quindi sono da considerarsi spoiler.)
Spinel è l’ennesima rogna infilata sotto al tappeto da parte della madre di Steven seimila anni fa, quando ancora portava l’identità di Pink Diamond. Creata per essere la compagna di giochi di Pink, è stata messa da parte appena Pink ha avuto assegnato il suo primo incarico di colonizzatrice, e quindi si è sentita troppo cresciuta per quella che in fondo era solo un giocattolo vivente.
Messa da parte perfino con l’inganno, convincendola che sarebbe tornata presto, e quel presto sono stati seimila anni.

Solo una gemma può essere così priva di intelligenza e buonsenso. E solo una gemma può discendere in una follia così distruttiva quando viene messa di fronte alla verità.
Va ammesso che gli scrittori sono coraggiosi a usare ancora gli errori di Rose Quartz come pretesto narrativo, viste tutte le polemiche (meschine e ingiustificate) che la condotta del personaggio ha suscitato nel corso degli anni.
Steven Universe ha forse dato l’argomentazione più convincente agli svantaggi dell’immortalità. Non noia o cinismo, ma l’incapacità di cambiare prospettiva e adattarsi.
Se fin qui la Spinel segue la formula delle altre antagoniste, ha comunque una caratteristica che le differenzia degli altri. È un cattivo basato sulla tecnica invece che sulla forza. Usa l’agilità, le macchine, la manipolazione per mettere in difficoltà le Crystal Gems, ed è il tipo migliore di cattivo che da qui in poi la serie può avere.
A questo punto della serie ci sono i diamanti e svariate fusioni dalle parte dei protagonisti. Sfoderare un altro cattivo fisicamente più forte dei precedenti sarebbe ridicolo. Sarebbe il famigerato power cripple che ha reso Dragonball superfluo e ripetitivo dopo la fine della saga di Cell.
Una strana conclusione
Ma alla fine, tutto finisce bene, le Crystal Gems recuperano i ricordi, Steven i suoi poteri, tutti hanno i loro numeri musicali, il dispositivo da fine del mondo viene distrutto, Spinel viene sconfitta, perdonata, e… ha una bizzarra redenzione.
Quando ormai il disastro è stato risolto arrivano i diamanti, in modo comico, come delle suocere invadenti, del tutto inconsapevoli dell’apocalisse sfiorata, giusto per proporre a Steven di trasferirsi da lui.
Steven viene salvato dall’impaccio da Spinel, che si propone come intrattenitore e surrogato di Steven. Del resto lei è stata creata per Pink Diamond e la ricorda a loro, e loro sono le sorelle di lei e gliela ricordano.

Partono tutte assieme per il Pianeta Natale lasciando Steven libero dal pensiero di dover gestire quattro gemme dalle personalità ossessive e borderline.
È un finale strano. Quattro personaggi condizionati dall’incapacità di superare il passato e di ammettere che Pink Diamond non esista più si riuniscono per confortarsi a vicenda e scambiarsi i ricordi di lei.
È l’unica nota in controtendenza rispetto alla morale di Steven Universe. Tutti possono cambiare e adattarsi, certo, ma alle volte bisogna accettare che alcuni proprio non lo vogliono fare. Il fatto che succeda alla fine del film rende il contrasto ancora più evidente.
In conclusione
Il film è piacevole, dolce, pieno di musica e momenti emozionanti, ma si presenta come una specie di riassunto, di curriculum della serie. Ha diverse trovate molto creative sia dal punto di vista tecnico che innovativo, ma nella sostanza rimane dentro la propria zona di comfort.
La domanda dei fan è quindi: la prossima (e presumibilmente ultima) stagione rimarrà su questo tracciato, oppure sperimenterà qualcosa di nuovo? Un cattivo non redimibile? Un antagonista che sia una specie aliena diversa dalle gemme?
Lo sapremo alla fine dello iato. Purtroppo Steven Universe non gode di una programmazione regolare.