La nuova cattiva di Steven Universe

È uscito da qualche giorno il trailer del nuovo film di Steven Universe che verrà trasmesso su Cartoon Network il 2 settembre 2019.
La storia prende il via due anni dopo gli eventi dell’episodio speciale di Change Your Mind, e vede Steven cresciuto, ma ancora piacevolmente rotondo, coinvolto in un ipotetico processo di decolonizzazione dell’impero delle gemme.
Ma arriva la cattiva, una gemma che per tutta la durata del trailer non viene nominata (speculazioni a go-go) né pronuncia una parola, si limita solo a ridere come una bambina impazzita. Ha occhi enormi, arti sottili e disarticolati, e il suo potere peculiare è quello di estendere e plasmare il proprio corpo a piacimento.

Infantile e inquietante, come una bambola di porcellana. Oppure come un personaggio dell’animazione anni ’30, epoca a cui forse gli scrittori vogliono fare riferimento per rendere ancora più ficcante il conflitto fra la filosofia di Steven e… tutto il resto che l’animazione ci ha sempre offerto.
Cos’è Steven Universe?
Steven Universe è una serie cartoni che combina avventura e slice of life. Protagoniste sono le Crystal Gems, una squadra di aliene magiche confinate sulla Terra, che combattono per catturare i mostri generatisi dalle gemme corrotte e per respingere gli ulteriori attacchi delle forze colonialiste del Pianeta Natale.
In mezzo alle tre gemme (Garnet, Ametista e Perla) c’è Steven, un ibrido umano-gemma che cerca di contribuire alla missione delle compagne.
Solo che gli riesce male. I primi episodi sono perlopiù su di lui e le gemme che cercano di mettere una pezza alle sue stupidate e utilizzi fuori controllo dei poteri.
La sensazione iniziale è quella di un tributo scherzoso a Sailor Moon, specie per i personaggi che portano il nome di minerali. Ma in questa serie i personaggi sono minerali. O almeno una versione magica e senziente di essi.
Molto gradevole, per colori, musica e i tempi comici azzeccati. Qualcosa che può passare per allegro e innocuo, tranquillamente inosservato dai sensori delle varie associazioni genitoriali di tutto il mondo, timorose che la visione di un cartone inappropriato possa traumatizzare i loro bambini e trasformarli in gay tatuati e drogati che vogliono accogliere i migranti e gettare sassi dai cavalcavia. Contemporaneamente.
Ed è con questa facciata che Steven Universe è riuscito a infilare eventi nella narrazione che comunicano morali preziose nel mondo moderno, di amore per sé stessi e verso il prossimo. Soprattutto, non lascia che queste morali siano recitate alla fine di un arco narrativo che è stato mosso da tutt’altro, ma fa in modo che siano questi principi a plasmare la storia. Per fare una serie di esempi fra i più calzanti:
- C’è una rappresentazione variegata di etnie, generi e tipi corporei. Anche fra le gemme, che sono codificate per rappresentare diversi gruppi. Fra le Crystal Gems, è una donna nera la leader. Steven è rotondetto e nessuno in tutta la serie l’ha mai preso in giro per questo.
- Le gemme sono tutte di genere femminile, asessuate di fatto. Le loro relazioni amorose sono inevitabilmente lesbiche e la stagione 5 è culminata con il primo matrimonio omosessuale della storia dei cartoon.
- La dinamica della fusione: presente la fusione in Dragon Ball? Bene, qua è meglio. Più sono diverse le gemme che la originano, più questa sarà forte, creativa e bizzarra nel suo aspetto. La sua durata è data dalla sintonia emotiva delle gemme originanti, non da un limite di tempo.
- Il protagonista è un guaritore. Ribadisco…
Steven è un guaritore

Presente quel personaggio dei videogiochi e degli anime, solitamente femminile e caratterialmente fragile che ha un paio di capitoli dedicati e poi viene ficcato nelle retrovie a ripristinare la salute dei veri combattenti che sono tutti maschi dall’atteggiamento spavaldo o tenebroso?
Bene, in questa serie è il protagonista. Può guarire, alzare scudi e cupole protettive, nessun attacco, a parte l’uso dello scudo come frisbee dal modesto potere offensivo.
L’unico modo che ha lui di risolvere un conflitto è di stancare il nemico e indurlo a ragionare. Grazie in alcuni casi alla telepatia onirica, che sviluppa dalla seconda stagione ed è perfettamente in sintonia con la sua personalità aperta ed empatica.
Funziona? Beh, quando gli scrittori decidono che la forza ostile è pronta nel suo character arc per ascoltare Steven, sì. In modi originali.
Non che la morale del dialogo sia una novità assoluta, ma è sempre stata infilata al termine di un conflitto violento, e gli scrittori trovano sempre un modo di sfiatare il testosterone dell’audience verso un nuovo bersaglio, che stavolta è un agente di pura malvagità impossibile da redimere, ad esempio:
- Il capo e mentore maligno dell’antagonista.
- Un demone o mostro evocato dell’antagonista e non più controllabile.
- Il vero cattivo è una seconda personalità dell’antagonista. O un demone che lo possiede (il livello di plausibilità medica è lo stesso).

Fonte: Yu-Gi-Oh the Abridged Series di Little Kuriboh.
Steven Universe riesce a far funzionare scenari di semplice negoziazione del conflitto, senza bisogno di trovare un antagonista superiore da combattere. Riesce a rendere queste scene visivamente e drammaticamente coinvolgenti.
Perché stiamo parlando di alieni magici che possono modificare la propria forma esteriore a piacimento. Non può non uscire qualcosa di esteticamente suggestivo da un cambio di idee.
Spesso nelle storie avventurose e fantastiche è esaltato l’aspetto scenografico di un atto di attacco e distruzione. Ma non lo può essere altrettanto uno di creazione? La squadra dietro Steven Universe lo ha capito.
La cattiva del film
Non si sa ancora nulla su di lei, tranne che ha una gemma rosa dal taglio a cuore, intende prosciugare la Terra di tutti gli elementi vitali con una versione evoluta delle macchine da innesto gemme, una risata da psicopatica e poteri elastici. Quest’ultimo potere e la sua estetica la possono collegare a due probabili fonti di ispirazione:
- I cartoon statunitensi degli anni ’30.
- Monkey D. Luffy da One Piece.
La prima fonte è suggerita ovviamente dal suo aspetto e dal suo atteggiamento malignamente divertito. Ricorda i cartoon animati con la tecnica rubberhose (letteralmente, “tubo di gomma”) che conferiva vitalità ai personaggi disegnati facendoli tutti oscillare e sobbalzare di continuo, anche a riposo.
Pratica che oggi sarebbe oscenamente costosa da proporre, e per questo i cartoni di quegli anni sembrano animati meglio di quelli di oggi. Perché lo sono.
Così tanto da essere inquietanti, in una sorta di uncanny valley dei micromovimenti, personaggi che non dovrebbero aver bisogno di respirare e flettere i muscoli, lo fanno.
Come se già non fosse bastato l’immaginario sinistro e surreale dipinto in questi corti a non farti dormire sereno la notte. Cose che ti fanno capire quanto la nozione di adatto ai bambini sia molto recente e per nulla tradizionale.
Ma cosa sono gli anime se non il tentativo dei giapponesi di imitare proprio i cartoon degli anni ’30?
Mai notato quanto l’aspetto di Betty Boop ricordi quello di una ragazza anime? Corpo minuto, testa enorme, occhi a finestra, e bocca che si muove indipendentemente dal mento?
Per questo Luffy sembra a sua volta un tributo all’animazione rubberhose. I suoi poteri elastici, inizialmente limitati al poter estendere gli arti nella direzione di un pugno o di un calcio, ricordano di più le gag visive dei corti anni ’30 che la totale plasmabilità di Mr. Fantastic o Plastic Man.

Inoltre la creatrice di Steven Universe, Rebecca Sugar ha dichiarato nelle sue interviste via podcast che One Piece è il suo manga preferito. Con tutte le citazioni di altri anime e manga in Steven Universe, era strano non averne ancora vista una dedicata a Luffy e la sua banda.
Che cos’altro accomuna One Piece con l’animazione anni ’30, oltre che gli scenari da incubo sotto effetto di droghe da gentiluomo? (Sul serio, la saga dell’isola degli zombie è un sogno lucido).
Violenza a cartoni animati
Una pura, divertita, catartica celebrazione della violenza. Violenza animata, priva di conseguenze, Bluto ti picchia, tu mangi degli spinaci e quindi lo picchi più forte. Tiri un tizio prepotente sotto uno schiacciasassi, quello ne esce vivo, ma appiattito e ferito nell’orgoglio, se ne va via camminando a gambe larghe. Uno psicopatico ti lega al muro e cerca di accoltellarti? Lo puoi scansare all’infinito piegando il tuo corpo di gomma.
Per quanto riguarda One Piece invece…
(Opinione impopolare in arrivo in 3, 2, 1…)
È peggio.
Tralasciando il fatto che non c’è un minimo di accuratezza su come funzioni la deposizione di un dittatore nella realtà, e che non porta mai alla “liberazione del popolo”, ma all’instaurazione di una dittatura militare, o un interregno di predoni, questo anime è zeppo di violenza sanguinolenta, ma priva di conseguenze.
Tutti riportano ferite che dovrebbero spezzare ossa e danneggiare organi interni. Usopp, lui si rompe tutte le ossa ogni due volumi. Zoro non è contento se non prende almeno tre spadate in pieno petto a ogni saga. Shanks il Rosso perde un braccio strappato via da uno squalo e non sembra nemmeno farci caso. Ehi? Dolore lancinante? Pericolo di dissanguamento? Dove siete?
Un fattore di rigenerazione che Wolverine scansati che sei fragilino. Mai spiegato in universe. Il volume dopo sono di nuovo tutti in forma smagliante e non c’è nemmeno un fagiolo magico, un guaritore, uno spirito della volpe a nove code a spiegare la cosa.
Con questo non intendo dire che la saga più durevole della storia degli shounen sia brutta o stupida. È drammatica, è colorata, tratta in modo involontariamente moderno i personaggi femminili, riserva una certa dignità anche ai non-combattenti, ed è piena di scenari fantasiosi, comici e surreali.
Amore e odio
Da scrittore e artista a mia volta, immagino sia questa la motivazione che ha spinto la Sugar. Non potrei che capire una creatrice che ama una serie, o un intero movimento artistico, ma si sente a disagio con alcuni suoi elementi (la violenza gratuita in questo caso) e quindi desidera mettere un personaggio che li rappresenti nella propria storia, per poter così decostruirli.

Io stesso amo il concetto di Conan il barbaro (non i film di Schwarzenegger, quelli di Conan il barbaro hanno solo i nomi), la personificazione dell’energia animale che risiede in tutti noi, ma allo stesso tempo mi trovo a disagio con il trattamento orribile che la storia ha verso le donne, che esistono solo come perfide ammaliatrici o damigelle in pericolo, che Conan si porterà in entrambi i casi a letto.
(Va beh, e gli stereotipi razzisti a mazzi, ma non dilunghiamoci.)
E se un giorno avessi il tempo di scrivere e disegnare una storia in cui il ruolo di maschio alfa di un personaggio equivalente a Conan viene messo in discussione, lo farei.
Un cerchio che si chiude
Per questo ritengo che nel design della cattiva di Steven Universe si celino due ispirazioni, la rubberhose e One Piece, e che la sceneggiatura voglia sia tributare che contraddire queste storie. Dimostrarci che sì, l’animazione e il fumetto fino a oggi ci hanno offerto scenari magnifici e storie emozionanti, ma che non deve essere sempre una celebrazione della violenza.
Non puoi sempre sistemare un problema a suon di pugni. Non puoi sempre combattere un sistema ingiusto cercando di raderlo al suolo.
Una storia in cui il climax risiede nel dialogo e nella creazione si può fare.