Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: ĭdem – intervista a Emilio Pilliu
Emilio Pilliu racconta il suo nuovo volume d’illustrazioni erotiche ĭdem, realizzato per promuovere il rispetto delle diversità e i cui proventi andranno a finanziare un progetto a sostegno della comunità LGBTQ+.
Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
Emilio Pilliu è un artista visivo sardo con una ricca storia professionale alle spalle. Larga parte della sua fama la deve ai suoi libri di illustrazioni Monkeys e Monkeys 2, in cui ritrae in maniera verosimigliante soggetti ironici e pruriginosi usando un tratto «sintetico, di impatto e che [lo rappresenta] in modo inconfondibile», per usare le stesse parole dell’autore, ma al contempo Pilliu lavora molto anche nel fumetto: ha iniziato nel 2011 disegnando Davvero dei coniugi Paola Barbato & Matteo Bussola, e festeggiando i dieci anni da quella collaborazione il trio si riforma per Bacteria, che esce in un volume unico di grande formato nelle librerie e fumetterie per l’etichetta ASTRA di Star Comics il 16 giugno 2021.
Oltre all’attività artistica, Pilliu si dedica con costanza e nella pratica anche all’attivismo per i diritti della comunità LGBTQ+. La sua più recente fatica in questo campo è ĭdem, una raccolta di 64 illustrazioni erotiche che descrivono una società immaginaria fondata sulla natura e l’amore universale. Le creature che popolano ĭdem non hanno barriere di nessun tipo, i legami che si creano tra loro vanno al di là del genere, al di là del sesso, al di là del corpo fisico.
ĭdem è disponibile solo in formato digitale a pagamento, e il ricavato dalla sua vendita verrà devoluto al progetto di co-housing sociale TO Housing dell’Associazione Quore che si occupa di accoglienza e counseling per le persone LGBTQ+ in difficoltà.
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Abbiamo intervistato Pilliu su ĭdem e sulle questioni di genere nel fumetto e nella società italiana contemporanea.
L’autore desidera ringraziare Emilio Pilliu per la disponibilità.
In cosa cosiste il tuo nuovo volume ĭdem?
Quando ho iniziato a lavorare alle illustrazioni di ĭdem non avevo idea di cosa sarebbe diventato. Realizzavo una illustrazione ogni due giorni, in totale relax, la sera, per staccare dal lavoro svolto durante la giornata che invece mi imponeva una certa disciplina. Avevo voglia di realizzare delle illustrazioni erotiche, ma che avessero qualcosa dentro, che raccontassero una storia. Ho quindi immaginato una società di fauni e creature immaginarie, con una loro gerarchia, ma libere di amarsi senza limiti di nessun tipo. Una società che non conosce la guerra, che non conosce l’odio o le discriminazioni. Una società che nasce immersa nella natura e risponde solo ai suoi desideri. Arrivato poi il primo giugno, mese del Pride, l’idea mi è arrivata istantaneamente insieme a un pensiero: «Devo fare qualcosa». E quel “devo” è importante, per me. Sui social non ho il seguito di Fedez, ma in quanto “creator” mi sono sentito in dovere di contribuire con un’azione concreta.
I proventi dalla vendita del volume andranno a un progetto di co-housing: se nel 2021 c’è ancora bisogno di strutture di questo tipo vuol dire che ci sono ancora molti casi di persone queer rifiutate dalla loro famiglia, o cacciate di casa, o comunque non in grado di ottenere un alloggio?
Beh, è di poche settimane fa la storia di Malika, cacciata di casa perché lesbica, o di Chiara che ha subìto lo stesso trattamento; assistiamo a episodi di omotransfobia quasi ogni giorno, in Italia. Ci sono persone che perdono il lavoro dopo il coming out, ci sono padroni di casa che dichiaratamente non affittano appartamenti a single omosessuali/transessuali, men che meno a coppie gay. Purtroppo questa è la realtà in cui viviamo, oggi, nel 2021. Non è il Medioevo di cui tanto si parla, è oggi. Ed è per questo che ho scelto di destinare il ricavato dalla vendita di ĭdem a TO Housing dell’Associazione Quore di Torino, che si occupa di accoglienza e counseling per persone della comunità LGBTQ+ in difficoltà.

In varie zone del mondo esiste da tempo un sotto-cultura più o meno evidente di fumetto queer, dallo statunitense Strangers in Paradise ai fumetti bara giapponesi. Qual è la situazione italiana?
La situazione italiana è buona da quel punto di vista. Star Comics, editore per cui lavoro, ha da sempre in catalogo opere che trattano, più o meno esplicitamente, argomenti LGBTQ+. In questi ultimi anni la rosa di pubblicazioni queer si è allargata, abbiamo assistito all’arrivo dei BL (boy’s love) su Mangasenpai, BAO Publishing ugualmente ha tantissime storie a tematica LGBTQ+ (un autore fra tutti: Giopota) e sono sicuro che la situazione andrà sempre migliorando, com’è giusto che sia.
Pensi che le arti popolari, includento quindi musica, cinema e naturalmente fumetto, possano davvero cambiare la società in meglio come pensavano le generazioni del secondo dopoguerra, o esercitano al massimo un soft power che non ha effettive ricadute nella grande sistema socio-politico mondiale?
Le arti in generale hanno un ruolo fondamentale nel “plasmare” il pensiero della gente: non dimentichiamoci che il moderno Babbo Natale è rosso perché è il colore di Coca-Cola. Io non credo alla frase “la TV trasmette quello che la gente vuole”. È semmai il contrario: sono i media ad avere il potere di decidere cosa dare in pasto alle persone, e come farlo. Il popolo mangia quello che gli si dà: se alla gente offri stimoli positivi, propositivi, di evoluzione, la gente non potrà che svilupparsi in modo positivo.
