Dimensione Arcobaleno: intervista a Nicoz Balboa

Allo scorso Arf! abbiamo incontrato Nicoz Balboa, illustratore, tatuatore e fumettista italo-francese. Con i suoi lavori e il suo approccio transfemminista, Nicoz ha contribuito a restituire un’immagine autentica delle persone trans raccontandosi in prima persona.

Ciao Nicoz, benvenuto a Dimensione Fumetto e grazie per il tuo tempo. Tu sei illustratore, tatuatore e fumettista, finora però ti sei cimentato solo nelle storie autobiografiche. Hai mai pensato di scrivere o disegnare storie di fiction, magari collaborando con autori di comics americani?
Sarebbe fichissimo, ma no, non ho mai pensato a una cosa simile. Ho alcune difficoltà nel lavorare su commissione al di fuori dei tatuaggi: nonostante l’abbia fatto in varie occasioni (per esempio per alcune copertine di libri, come Gender is over o Stone Butch Blues), preferisco sentirmi sempre libero di esprimermi senza preoccuparmi di rispettare codici, o peggio ancora di attenermi ai canoni, come succede per i fumetti di supereroi. Sarebbe complicato per me coordinarmi con altri sceneggiatori o disegnatori sulla stessa opera, non so bene il motivo, forse semplicemente non è la cosa che preferisco fare. E questo risponde anche alla prima parte della domanda: in generale ho scelto sempre di raccontare qualcosa di mio, piuttosto che totalmente fiction, perché semplicemente è la cosa che mi piace di più fare.

La mostra a te dedicata qui all’Arf! infatti ha come sottotitolo “Disegnare la mia vita mi ha rovinato salvato la vita”, significa che non solo è piacevole ma è stato anche “utile” in un certo senso…
Come ho avuto modo di dire anche in altri contesti, disegnare me stesso mi aiuta a ricomporre i pezzi quando sto vivendo un momento difficile. Mettere su carta quello che vedo allo specchio, il più delle volte mi serve per lasciare sul foglio tutta la sofferenza, e capire meglio chi sono.

La parola “rovinato” invece è cancellata, significa forse che, nonostante i temi molto sensibili che tratti — dal coming out all’affermazione di genere, passando per la genitorialità — i tuoi fumetti non hanno mai generato qualche reazione spiacevole in chi ti ha letto?
Fortunatamente non ho mai incontrato degli haters nella mia carriera. Ora che ci penso credo di essere stato molto fortunato, perché nella vita vera invece siamo purtroppo abituati a un clima di violenza e diffidenza verso le persone trans.

Le opere che hai pubblicato finora sembrano praticamente scansioni dei tuoi diari, ma come funziona il processo di composizione di un volume? Prendi le pagine così come sono o c’è del lavoro di post-produzione?
Oh sì certamente c’è della post-produzione! Ecco, questa è una cosa che mi capita spesso di dire e vedo altrettanto spesso la sorpresa o addirittura la delusione nello scoprire che quello che racconto non è tutto vero al 100%. Nel comporre un volume da pubblicare è inevitabile che debba mettere su una struttura narrativa sensata, che faccia anche capire al lettore i contesti e le conseguenze delle azioni raccontate. Di certo non posso pianificare a priori questi elementi quando annoto il mio journal, perché la mia vita non va avanti come gli atti di una sceneggiatura! (ride) Spesso le situazioni si ripetono, oppure non hanno un significato ai fini del percorso che ho raccontato…

Però Born to Lose sembra proprio una selezione nuda e cruda di alcune pagine di diario, no?
Born To Lose, che è il mio primo graphic novel, è effettivamente una selezione di alcune giornate del mio diario, che inizialmente postavo su un mio blog.

E come è diventato poi un volume?
È curioso che mi sia chiesto proprio qui (l’intervista si è svolta all’edizione 2025 di Arf!, ndr) perché il primo a dirmi che dovevo pubblicare quello che stavo mettendo sul blog è stato Paolo Campana, uno dei fondatori di Arf!. Incontrai tutto il team ad Angouleme circa una decina di anni fa, e Paolo mi consigliò di andare da Igort (fondatore di Coconino Press e di Oblomov Edizioni) e fargli vedere i miei lavori. A sua volta, Igort mi disse di incontrare David B. (fondatore della casa editrice francese L’Association) proprio lì al festival, ma non riuscii. Però ormai mi sentivo carico di iniziativa, visto l’entusiasmo che avevo percepito per il mio journal, quindi ricordo che fotocopiai alcune pagine e le mandai in giro in cerca di qualcuno che fosse interessato. Purtroppo nessuno decise di pubblicarmi e anzi iniziai a convincermi che fosse una cosa che potesse vivere solo online. Poi Igort mi ha richiamato, perché nel frattempo aveva iniziato a seguire quello che postavo, e mi propose di pubblicare lui il diario con Coconino, ma solo a condizione che facessi una selezione. E dopo un lungo e doloroso processo, la selezione venne fatta e finalmente uscì Born to lose.

Nicoz Balboa - mostra Arf 2025
Alcune tavole della mostra di Nicoz Balboa a ARF! 2025

C’è una figura che ritorna spesso nelle tue storie, e anche nella mostra allestita qui all’Arf! ci sono diverse tavole in cui è protagonista, ovvero la sirena. Come mai sei così legato a questa figura?
Quando avevo dieci anni, o giù di lì, ho visto il film Disney de La Sirenetta e mi sono innamorato della sua storia proprio dal punto di vista umano. Così è stata una delle prime cose che ho disegnato da bambino e puoi immaginare la mia sorpresa quando anni dopo ho scoperto che è anche un simbolo delle persone trans. Come spiego in Play with fire, la cosa affascinante delle sirene è che ne riconosci il genere senza sapere quali sono i suoi organi genitali, visto che hanno la coda e le pinne. Dato che verso le persone trans c’è questa curiosità morbosa di sapere cosa abbiamo nelle mutande, la figura della sirena risulta estremamente significativa.

Cosa ne pensi di chi realizza storie queer pur non essendo persone appartenenti alla comunità queer? C’è un principio di autenticità che viene meno?
Credo che l’abilità di uno sceneggiatore stia anche nel riuscire a immedesimarsi in vite non proprie, anche perché il processo narrativo è fatto di tantissimi elementi e spesso ci ritroviamo in storie che non parlano direttamente di noi ma hanno punti in comune col nostro percorso di vita. Per cui, sì, tutti possono raccontare tutto. Però non nascondo che se mi trovassi a dover scegliere, preferirei leggere una storia di chi effettivamente ha vissuto l’esperienza in prima persona; penso che sia inevitabilmente più autentica.

Grazie Nicoz per la tua disponibilità. Aspettiamo presto tuoi nuovi lavori!

Nicoz Balboa nel 2023 – © ActuaBD
Nicoz Balboa nel 2023 – © ActuaBD

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