Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: Cinzia dal Ratman di Leo Ortolani, ovvero come imparai ad amare l’amore

Una riflessione sul personaggio di Cinzia Otherside e su come Leo Ortolani in Ratman abbia saputo usare un personaggio transessuale per parlare del sentimento più universale di tutti: l’amore.

Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!


Ratman numero 1: le stupefacenti origini di Cinzia.

Verrebbe da chiedersi se Leo Ortolani, mentre disegnava questo passaggio di Ratman, nel lontanissimo 1989, si stesse rendendo conto di star piazzando una pietra miliare nella storia del fumetto italiano: le origini segrete del primo personaggio transessuale di una serie da edicola.

In questo breve passaggio assistiamo a una doppia, e reciproca, scoperta di sé stessi; una scoperta che ha il sapore di una rivelazione donata dall’altro. La rivelazione di Deboroh La Roccia (ma il suo nome lo apprenderemo davvero molti anni dopo), ricevendo la sua copia settimanale di Topolino, scopre di essere Ratman; e del postino, il quale, nello stesso momento, scopre di essere sempre stata Cinzia Otherside.

Ratman è un fumetto umoristico estremamente particolare. Se nascesse oggi, probabilmente avrebbe grosse difficoltà a trovare un editore. Ortolani ha fatto sin dall’inizio la precisa scelta di creare un terreno di gioco in cui tutto, senza alcuna esclusione, può essere oggetto di una battuta: la disabilità, l’omosessualità, la malattia, la morte, la sessualità, la religione, il colore della pelle. Il tessuto narrativo, la stessa grammatica interna dell’umorismo di Ortolani riescono, per chi li conosca a fondo, a rendere lievi gag e battute che, in un contesto diverso, potrebbero far inorridire chiunque.

La tematica della transessualità, incarnata nel personaggio di Cinzia, che non per nulla inizialmente è stereotipizzata in una «lucciola della quinta strada», non fa eccezione. Cinzia è la continua occasione per fare battute sui lunghi bastoni che ti colpiscono alle spalle; l’effetto comico è accentuato dal fatto che la vittima delle avances di Cinzia è Ratman, un personaggio fantozziano perennemente infoiato e respinto dalle donne. Una dinamica alla Wile E. Coyote e Road Runner, insaporita dal gioco dell’allusione sessuale alle dimensioni dell’attrezzo di Cinzia.

Non credo che esista un solo transessuale al mondo che avrebbe potuto empatizzare con un personaggio che, in ultima istanza, sembra servire solo a dare l’occasione all’autore di fare battute.

Se oggi scriviamo questo articolo, dunque, è perché a un certo punto Ortolani ha cominciato a rendere sempre più palese che la battuta becera era solo uno strumento, il suo strumento, per portare avanti un discorso ben più complesso, articolato e, insomma, difficile. Difficile perché ho idea che nessuno, che non sia un travestito, possa davvero capire cosa si provi a esserlo. Non credo che Ortolani abbia mai saputo raccontarci davvero l’esperienza della vita del travestito. Né che abbia mai avuto la pretesa di farlo.

L’operazione di Ortolani, con il personaggio di Cinzia, è completamente diversa. La battuta becera ha l’effetto di una desacralizzazione costruttiva, di una “normalizzazione” nel senso umanistico del termine: si ride invece di odiare, si ride invece di marginalizzare, si ride invece di discriminare. Si ride, e il fatto che Cinzia sia un uomo muscoloso e superdotato che ama vestirsi da donna e andare a letto con altri uomini diventa irrilevante. In effetti, basta poco ad accorgersi che non è la transessualità a essere l’oggetto dell’umorismo di Ortolani.

A mio parere, c’è un momento ben preciso nella serie in cui  Ortolani ha deciso di rendere evidente il lavoro che sta facendo sul personaggio. Si tratta di Ratman Collection numero 9, non a caso è nella prima storia in cui è Cinzia la protagonista: uno di quegli intermezzi parodistici che a Ortolani piace piazzare nel mezzo della vicenda. Qui Cinzia, nelle vesti di Conan il barbaro, corre a salvare il suo Ratman dal matrimonio con Leganzia, splendida pin-up con oscure mire. Dopo un’orgia di battute sugli attributi sessuali di Cinzia, nel clou dell’azione, Ortolani dona a Leganzia e al lettore una abbagliante visione di verità.

Questo momento commovente e lirico è incastonato in una sfilza di gag sul pene. Solo Ortolani ha saputo far questo, signori. Levatevi il cappello.

È qui che si compie il miracolo. Cinzia non è un personaggio transessuale creato per far empatizzare i transessuali. Tutti, omo, etero, cis e compagnia bella, simpatizzano con Cinzia per un elemento archetipico e universale: il suo amore frustrato. Empatizziamo, e ridiamo, perché tutti noi vorremmo essere diversi da quello che siamo; tutti noi desideriamo ciò che non possiamo avere.

Cinzia, una prostituta transessuale, diventa la rappresentazione di noi stessi. Come a dire, notiamo l’uguaglianza invece che la differenza. E infine: Cinzia, nonostante sappia di vivere in una società che la rifiuta, e nonostante si scontri sempre con il muro eretto da Ratman, non si arrende. Sceglie di essere sé stessa. E infine noi non solo empatizziamo con la prostituta transessuale, ma arriviamo ad ammirarla e, chissà, a prendere ispirazione da lei.

E tutto questo avviene ridendo.

E non solo. A dire il vero Ortolani traccia per Cinzia un’evoluzione ben precisa, che ha tutto l’aspetto di una catarsi: quando si rende conto che il suo amore per Ratman forse è solo gratitudine per averle regalato quell’iniziale rivelazione; e così ritrova sé stessa cedendo alle avances dell’unico personaggio che la tratta come una donna: il commissario Brakko, di cui non si capisce mai se abbia capito che Cinzia ha quel pene lunghissimo di cui si è parlato tante volte.

Ed il punto, alla fine, è che non importa capirlo. Non importa chi abbia il pene e chi no: importa solo l’amore, e che questo ci renda felici, e che tutti abbiano il loro lieto fine.


Leo Ortolani
Cinzia
Bao Publishing
240 pagg., bianco e nero, cartonato, €20,00
ISBN: 9788832731552

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