Scarabocchi a teatro: Maicol & Mirco incontrano Plauto… o quasi

Il fumetto come media si è sempre egregiamente prestato alla trasposizione. Si fanno fumetti per narrare i grandi romanzi, le opere teatrali, i cartoni animati e i film; si racconta a fumetti la Storia d’Italia e del Mondo, si spiega l’economia, si racconta Auschwitz, Hiroshima. Sarà la sua struttura ibrida, sarà la sua immediatezza, ma qualsiasi delle infinite Storie provenienti dall’Immateria ha trovato casa nella Nona Arte.

Se però escludiamo il cinema, è accaduto molto raramente che le Storie facessero il percorso inverso, nascendo dal fumetto e adattandosi al romanzo, o al papà nobile di tutte le forme artistiche, il teatro.

E ancor più raramente è mai accaduto che proprio a teatro approdasse un fumetto tanto particolare come quello di Maicol & Mirco. Così, quando nella mia modesta cittadina si è esibita la compagnia del teatro Rebis, portando proprio uno spettacolo ispirato all’opera dei due vignettisti marchigiani, non ho potuto fare a meno di andarlo a vedere.

Il materiale di Maicol & Mirco si nasconde furbamente dietro una cortina di fumo. Come uno di quei trans di cui non ti accorgi fino al momento clou, quando sei arrivato troppo oltre per fermarti a causa di quel piccolo dettaglio, le vignette di Maicol & Mirco si fingono umorismo da Internet per tutta la serata che passi con loro.

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Strutturalmente obbediscono alla grammatica classica della vignetta, dipanandosi per uno o due tavole statiche: la prima prepara, la seconda batte (da cui “battuta”), secondo uno schema così classico da aver quasi (quasi, eh!) rotto le palle. I personaggi sono così stilizzati da essere irriconoscibili, Scarabocchi, appunto, graffiati su sfondo rosso dalla mano di un bambino cieco e forse autistico. I temi sono neri come la pece: la morte, lo schifo, la morte. La morte l’ho detta? Non ci sono temi tabù, negli Scarabocchi.

Sono vignette stranianti, forse un po’ alla moda nel loro cinismo iconoclasta. Fanno ridere? Qualcuna. Altre sono semplicemente stranianti. Sei lì che le leggi e stiri le labbra, a volte sbotti a ridere, altre ti chiedi di che cosa stiano parlando. Ti sembra sempre di avvicinarti ad un punto decisivo, quasi riesci a togliere il velo, ma poi il dubbio ti rimane.

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Finché poi non vai a vedere lo spettacolo del teatro Rebis. Ecco, la compagnia marchigiana, sotto la regia di Andrea Fazzini, riesce nell’arduo compito di strappare le mutande agli Scarabocchi e mostrarceli per quello che fanno davvero.

E quello che fanno non è, dopotutto, far ridere.

In fondo una trasposizione, o traduzione, è tradimento e conservazione allo stesso tempo. Si tradisce la forma per mettere a nudo il contenuto vero, quello che prescinde dalla materia, l’Idea che c’è dietro, se mai ce n’è una. È una chiarificazione, un dis-velamento. Se la trasposizione è ben fatta, essa sa rivelarci, dell’opera originale, un senso che prima era nascosto.

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Gli attori della compagnia sono scarni e storti, come gli scarabocchi, e non sorridono mai nel declamare, l’una dietro l’altra, con una fedeltà al materiale originale che rasenta l’impossibile, i testi delle vignette. Fuori da Internet, fuori dai loro libri, sotto le mutande delle vignette, gli Scarabocchi si scoprono tristi, seri, strazianti, amari come il caffè che si beve per farsi passare una sbronza. Da quel frammentato pugno di disegni e parole, accostati come abiti malassortiti, i Rebis creano uno spettacolo di circa sessanta minuti densi e passeggeri, in cui pian piano ad essere denudata è la tragica comicità dell’esistenza umana.

Ho scelto di non suicidarmi soltanto per mangiare il vostro cibo, bere la vostra acqua, allungare la vostra fila alle poste, consumare le vostre medicine.

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Infine, quando cala il sipario, si esce dal teatro con la sensazione sgradevole di essere incappati in un errore di fondo.

Chi ha riso, difatti, sente di essere stato ingannato, perché, davvero, tutto questo non dovrebbe far ridere, ma piuttosto

 

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vomitare;

e chi non ha riso, invece, sa che avrebbe fatto meglio a farlo, perché, se di questa scalcagnata vita sulla terra non ridi, allora non ti resta che piantarti una pallottola in testa.

 

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Lo spettacolo di Scarabocchi verrà portato in giro per le Marche ancora per qualche tempo. Trovate le date, in continuo aggiornamento, sul blog di Maicol & Mirco. Se siete tra i pochi fortunati ad abitare il centro Italia, non fateveli scappare! Al modico prezzo di 10 euro, vi portate a casa anche il nuovo libro.

Francesco Pone

Francesco Pone legge fumetti da troppo tempo. La sua principale occupazione è tentare di far servire a qualcosa la sua laurea in filosofia.

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