Storie da Spoon River: Edgar Lee Masters riletto a fumetti

“Storie da Spoon River” è un graphic novel che dà nuova vita all’opera di Edgar Lee Masters. Attraverso la sceneggiatura di Marco Rizzo e le tavole di Deborah Allo, le poesie dell’Antologia prendono forma, offrendo intrighi, passioni e tragedie, dando vita a un racconto visivamente affascinante e profondamente umano.

L’Antologia di Spoon River ha avuto moltissime letture (come dimenticare Non al denaro, non all’amore, né al cielo di Fabrizio De André); mancava una lettura grafica in Italia, e ci ha pensato Marco Rizzo in questo volume di Feltrinelli Comics.

Giornalista, editor e autore poliedrico finora principalmente noto per opere di graphic journalism e biografie, più o meno romanzate, e spesso incentrate sulla criminalità e altri argomenti sociali, Rizzo si mette alla prova con una trasposizione duplice: da poesia a prosa a sceneggiatura.

È vero che le poesie di Edgar Lee Masters sono in versi sciolti, ma non è facile ricostruire delle storie che reggano una sceneggiatura, per quanto breve (necessariamente, visto il corpus completo dell’opera), mettendo insieme i pochi versi dedicati direttamente a ciascun personaggio e i riferimenti incrociati presenti negli altri componimenti.

La parte del disegno è invece affidata a Deborah Allo, fumettista e illustratrice, collegata anche al mondo della moda.

Le foto che scandiscono i capitoli (ai capitoli si aggiungono, senza indicazioni particolari, una introduzione e un epilogo) sono quelle che si troverebbero sulle lapidi e sono in tutto nove, ma i personaggi che si incrociano sono molti di più, e ovviamente tornano, in tempi anche molto diversi, a far parlare di sé.

Quelli che possiamo definire i personaggi principali danno il loro nome ai capitoli, ma, anche se non sono protagonisti, ci sono diversi altri personaggi che risultano quasi onnipresenti. Primo fra tutti il sindaco Blood.

Allo stesso modo diventano protagonisti anche i luoghi di Spoon River: certamente il cimitero, ma anche il bordello, la ferrovia, il tribunale, il saloon e le varie case private.

In questo modo si accende la curiosità di conoscere meglio i tanti che, per dirla con De André, dormono sulla collina. E di come ci sono arrivati.

Rizzo parte dalle brevi composizioni di Masters e, prendendo elementi, costruisce delle storie che possono riempire diverse pagine di sceneggiatura e narra di incroci, su piani temporali diversi. Racconta dei piccoli poteri in una piccola città, con le commistioni tra il sindaco, il giudice, il direttore del giornale e gli altri notabili, che però, come tutti, passano per il bordello, dove le loro storie si incrociano con quelle dei poveracci, che non hanno giustizia e spesso si vedono la vita rovinata dalla violenza e dal sopruso. Tutto alternando il proscenio e il retropalco.

Come recita la quarta di copertina: «Storie di vita e di morte, di amore e di ribellione, in ogni stagione della vita».

Perché i piccoli posti spesso nascondono tanta umanità, bella e meno bella, che vive e quindi non può fare a meno di confrontarsi con i tanti aspetti dell’esistenza. C’è tanta varietà umana, con uno sfondo di tristezza, forse filtrato anche attraverso il nostro tempo, in cui siamo così diffidenti e un po’ cupi, e in cui le tragedie sono vissute spesso con cinismo da chi non ne è coinvolto.

Il libro è sceneggiato benissimo, gli incroci della trama fra i personaggi sono coerenti e completi. Viene voglia di rileggerlo fino a quando non si capiscano tutti i dettagli, i passaggi, i collegamenti. Fino a che non si riesca ad avere chiaro quale sia l’ordine temporale e quali personaggi tornino e ricompaiano nelle diverse storie. E dopo averlo letto tante volte, torna la domanda: “ma quella faccia in quale altro episodio l’avevo vista?”

E viene voglia anche di rileggere l’intera Antologia, per capire ancora meglio la selezione che contiene quest’opera, e magari per infittire la rete di relazioni tra gli abitanti di Spoon River.

Certamente Masters aveva costruito l’impalcatura in modo mirabile, ma Rizzo ne estrae una parte coerente e ne fa un quadro molto intrigante e coinvolgente. E lo condivide con Deborah Allo, che lo interpreta con uno stile grafico molto interessante: con un segno sottile e figure filiformi; con colori tenui e con un viraggio di fondo che fa pensare alle fotografie degli inizi del secolo scorso, quando i fatti di Spoon River dovrebbero essere ambientati.

I personaggi, gli oggetti e gli ambienti sono realistici, ma sempre fino a un certo punto, con un residuo di fantastico o, meglio, quasi di inespresso. Perché non siamo nella realtà: Google Maps non fornisce, nella ricerca, nessuna località dal nome Spoon River, ma un piccolo fiume Spoon nell’Illinois, con tutta la toponomastica legata alla sua valle lungo le sue sponde. Ed è da lì che Masters ha probabilmente tratto ispirazione, visto che passò parte della sua adolescenza proprio nei pressi del fiume Spoon, a Petersburg, una località del Midwest come tante, con le sue piccole beghe e le storie delle persone che ci vivono. Come dice un personaggio secondario: «Siamo a Spoon River… qui, tutti sanno tutto di tutti».

La gabbia delle pagine alterna una struttura più orizzontale, quando si hanno campi larghi, a vignette divise in verticale, quando ci si sofferma sui particolari, oppure quando ci sono eventi che si susseguono con una certa rapidità.

Non è infrequente l’uso di splash page quando c’è bisogno di far soffermare l’attenzione del lettore o di sospendere la narrazione per dare tempo a chi legge di respirare.

All’inizio e alla fine del libro abbiamo due situazioni particolari. La seconda tavola dell’introduzione, e quindi dell’intero fumetto, è una splash page doppia, per mostrare l’ambientazione del cimitero sulla collina di Spoon River con lo spazio più largo possibile. Le ultime tre tavole sono invece tre splash page singole in sequenza. Quest’ultimo escamotage rallenta il ritmo in chiusura dell’intera opera e dà risalto all’epilogo. La prima e la seconda immagine di questa sequenza hanno la medesima ambientazione con i due personaggi che si muovono lentamente: sono Dora Williams e Reuben Pantier che incarnano rispettivamente le radici e la voglia di andar via.

I personaggi che compaiono sono comunque graficamente ben caratterizzati, nei lineamenti del volto, a volte quasi disneyani, simili ai characters dei vecchi film di Disney, come ne La carica dei 101: quasi con la stessa fisiognomica.

Ad aprire e chiudere il libro è un falco, lo stesso di cui in effetti si parla in una poesia, dal titolo The Unknown. Ma quel falco è stato ferito e messo in gabbia, mentre quello nel fumetto sembra essere la metafora della possibilità di andare oltre le Storie che questa piccola raccolta ci presenta.


Titolo: Storie da Spoon River
Autori: Marco Rizzo, Deborah Allo
Editore: Feltrinelli Comics
Colore o B/N: Colore
Data di pubblicazione: 10/2024
Formato e rilegatura: 16.3×24 cm, brossura con alette
Pagine: 128
Prezzo: €19
ISBN: 9788807551741

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