Storia della musica pop a fumetti – Oops!… Heavy Bone Did It Again

Terzo e ultimo appuntamento con le biografie illustrate di Enzo Rizzi dedicate alla storia della musica e al suo personaggio Heavy Bone, il serial killer di rock star: stavolta il tema è la musica pop.

Dimensione Fumetto dedica una serie di articoli ai fumetti sulla storia di vari generi musicali disegnati da Enzo Rizzi per la collana Music & Comics di Nicola Pesce Editore.

In questo terzo e ultimo volume si affronta il pop e i suoi grandi interpreti. I precedenti articoli erano dedicati alla musica metal e alla musica rock.


Copertina de "La storia della musica pop a fumetti" di Enzo Rizzi.A prima vista potrebbe sembrare un comune albo, ma dato il contesto l’uscita de La storia della musica pop a fumetti è perlomeno sorprendente.

Dopo tre volumi dedicati alla celebrazione del culto del rock, prima in forma più agiografica e poi anche in forma narrativa, l’illustratore e metallaro sfegatato Enzo Rizzi decide di dedicarsi alla musica pop.

Il passaggio non è del tutto chiaro. Il primo titolo della serie è stato Storia della musica metal, nato grazie alla Nicola Pesce Editore nel 2009 come raccolta in volume delle biografie di musicisti metal precedentemente pubblicate sulla rivista Rock Hard: il successo di pubblico ha poi portato all’uscita di Diabulus in musica, un’antologia di storie brevi a fumetti ideate da Rizzi e disegnate da undici autori, e poi a Storia della musica rock come naturale proseguimento del primo volume, che ha ricevuto un tale favore di pubblico da essere stato ripubblicato in edizione deluxe ampliata e adorna di copertina metallica, molto rock’n’roll.

Il trait d’union fra questi tre volumi è la presenza in funzione di narratore dello zombie assassino Heavy Bone, personaggio ideato da Rizzi mettendo insieme l’aspetto di Doyle Wolfgang von Frankenstein, il trucco di Alice Cooper e i capelli di Vince Neil dei Mötley Crüe, ottenendo una sorta di fratello maggiore palestrato di Eddie degli Iron Maiden. Costui risiede in un ameno vestibolo dell’Inferno e millanta di essere il serial killer che ha ucciso le numerose rock star del club dei 27.

Cosa c’entra tutto ciò con la musica pop? Apparentemente molto poco, e fattivamente meno ancora: la motivazione che Heavy Bone dichiara nelle prime due facciate del fumetto è che il pop è «il vero inferno […] la più indegna piaga di nequizie dello show biz», il che lo rende «ipocrita, cinico e spietato, alla pari -se non oltre- del tanto vituperato e temuto mostro del “rock and roll”». In pratica, poiché la musica pop è «un luogo musicale assai peggiore, più decadente e infestato da demoni» rispetto al rock, questo lo rende morboso e quindi interessante: una questione morale. Ora, ammesso che sia vero, e probabilmente lo è, raccontare gossip non dà all’autore la licenza di intitolare la sua opera La storia perché non c’è alcuna storia, né tantomeno Storia, ma al massimo tante storie. Non si può nemmeno dire che sia a fumetti, dato che il volume è fattivamente un libro illustrato e corredato da didascalie a volte goffamente impaginate.

Tavole de "La storia della musica pop" di Enzo Rizzi.
Due pagine qualunque de La storia della musica pop a fumetti: la sottilissima linea fra “fumetto” e “libro illustrato”. La firma con il monogramma ER che accompagna ogni pagina rafforza ancor di più lo stacco fra le immagini e il testo.

Infine, e questa è la maggior pecca del volume, non parla affatto della musica pop. Rizzi ha scelto 34 musicisti pop secondo personali criteri opinabili e ha raccontato le loro storiacce, con due pagine a ognuno. Non un accenno a cosa è il pop, al suo valore, a cosa rappresenta a livello sociale, alla sua storia. La scelta degli artisti ha del perplimente: perché ci sono gli Spandau Ballet, ma non i Beach Boys? Perché Amy Winehouse, ma non i Carpenters? Perché Boy George, ma non Morrissey? E soprattutto: come può non esserci Burt Bacharach??? La risposta che appare più probabile è che gli artisti presentati sono quelli più celebri in Italia e intesi secondo un’accezione particolarmente ampia di “musica pop”. Ma se Rizzi era stato così raffinato da scindere il sottogenere metal dal genere rock, allora perché inserire artisti come Bee Gees, Michael Bublé e Stevie Wonder (sottogeneri disco, swing e soul) in questo volume?

Cambiando quindi il titolo dell’opera nel più onesto Storie illustrate di musicisti controversi genericamente pop e notori in Italia, il volume assume un altro valore. I testi di Francesco Ceccamea, benché minati da una quantità incredibile di refusi (quasi uno a pagina!), sono perfettamente funzionali e hanno tono brillante, intenso o piccantino in base al soggetto in causa, e le illustrazioni in bianco & nero di Enzo Rizzi sono spettacolari nel loro ricercato realismo fotografico, nel senso letterale della parola dato che si basano su vere foto degli artisti.

Tavole de "La storia della musica pop" di Enzo Rizzi.
La verosimiglianza delle illustrazioni è veramente notevole, e la presenza di minuscole imperfezioni qua e là certifica che le immagini non sono ricalcate, ma opere originali. L’unico minimo difetto sono le texture (come calze a rete, pattern degli abiti e soprattutto capelli), spesso trattate con poca cura.

Preso come fumetto, beh, non è un fumetto dato che non esiste alcuna correlazione (nemmeno sottile o antitetica) fra testo e immagine, ma preso come volume illustrato da consultazione La storia della musica pop propone al lettore un’oretta di svago in compagnia degli artisti e di quelle loro storielle curiose che MTV trasmetteva negli infobox che spuntavano durante i videoclip. Sconsigliato per chi cerca quello che il titolo propone, ma perfetto per gli amanti del pop commerciale, del gossip, e della bella MTV che fu, o di tutte e tre le cose insieme.


Enzo Rizzi
Storia della musica pop a fumetti
Nicola Pesce Editore
cm 21×29.7, b&n, brossura, 80 pagg., € 9.90
ISBN 9788897141969

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