Riace… a casa nostra. Ma quale?
Dopo Salvezza, un altro esempio di giornalismo a fumetti sulla situazione dell’accoglienza in Italia.

Riace? Dove sta?
Perché si parla di Riace come casa nostra?
E cosa ne sanno due siciliani? Dei fumettisti, poi…
Quello fra il trapanese Marco Rizzo e il messinese Lelio Bonaccorso, per quanto le città siano in due vertici della Trinacria, è in realtà un sodalizio artistico ormai decennale. Che si è occupato sempre di temi importanti del nostro paese, da Ilaria Alpi a Peppino Impastato, da Pantani alla mafia spiegata ai bambini, fino a fiction comunque a tema.
È abbastanza palese che oggi il tema su cui c’è più confusione e faziosità nel nostro paese è quello dell’immigrazione, da una parte e dall’altra.
Il caso di Riace è emblematico. Cittadina famosa in tutta Italia per i Bronzi, ma piccola, e quasi abbandonata a se stessa, come tante periferie del Sud e del Nord nel nostro paese.
Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, dopo Salvezza, che ha percorso il viaggio dei migranti sulla Aquarius attraverso il Mediterraneo, parlano di uno dei loro approdi, e lo fanno con un ulteriore esempio di graphic journalism. O, se vogliamo evitare l’esterofilia, con un fumetto che è fatto di cronaca, di persone vere, di dialoghi reali.
Quasi un istant book (accidenti, ancora inglese) che nasce infatti come cronaca di un viaggio di pochi giorni in Calabria, nei primi di gennaio del 2019. Il “DOPO” che lo conclude è solo del 4 luglio. E alcune delle cose disegnate e scritte sembrano già lontane. In un paese che tutto divora, che non ha (più?) memoria, né progetti a lungo termine, ma sembra vivere dell’istante.
Ma le storie reali, le persone, ci tengono attaccati alla realtà: Blessing, Mimmo, Peppe (che racconta San Ferdinando), Ishak, Buba, i riacesi.

Volti disegnati, parole concrete nelle nuvolette. Sarebbe interessante chiedere a Rizzo e Buonaccorso quante parole hanno aggiunto o tolto a quelle che hanno sentito, o quanto i disegni siano realistici. Se qualcosa sia stato edulcorato, o dove siano gli accenti che da fuori non si colgono.
In questo video ne parlano comunque un po’…
Il testo si configura davvero come una inchiesta. Le parole vengono raccolte fisicamente (più volte i disegni inquadrano la telecamera di Marco, mentre Lelio prova a fare bozzetti dal vivo). La sola concessione è quella di un italiano privo di inflessioni e di parole dialettali o straniere. Anche se a volte nella lettura sembra di cogliere accenti e incertezze.
L’opera è giornalistica a tutto tondo. Non racconta solo la cronaca, ma anche il background sociale e legislativo. Prima della storia di Ishak, Alessia, una operatrice della ReCoSol (Rete dei Comuni Solidali) racconta anche la legislazione e come il 2019 sia stato un anno che ha complicato molte cose.
I personaggi sono veri, non si scade mai nella retorica o nel macchiettistico, neanche quando due anziani riacesi parlano delle prospettive della città e ne fanno una analisi attenta e senza pietà, parlando espressamente di mafiosi e di soldi. Poi vedono nel turismo il modo per far risollevare economicamente la cittadina, in cui molti (italiani) hanno perso il lavoro a causa delle nuove leggi.
I due incarnano un po’ le due posizioni in merito al modello Riace. Con questo espediente, oltre alla storia, si racconta il dibattito nella società civile. Anche se ormai nel nostro paese è difficile fare un confronto dati alla mano, che non sia su base ideologica.
E il commento degli alter ego disegnati dei due autori chiosa senza pietà:
Com’era lo Spritz?
Amaro.
L’introduzione, anche se a colori, è uggiosa. Come se il posto non consentisse altro. L’unica concessione è al cartello del paese dell’accoglienza, e alla bandiera della pace (che rimangono solo nel fumetto, perché rimossi a settembre dal nuovo sindaco della città ionica).

Tutto il resto dell’opera è in toni di grigio, anche se virati con colori leggermente diversi, per dividere il racconto dalla cronaca. Comunque tra il rosso e il marrone. Nessun colore pieno, se non il sangue, quando compare.

Anche l’ombra sulle didascalie indica la voce fuori campo nei racconti dei migranti.
La gabbia sottolinea i passaggi di ritmo. Due vignette in orizzontale nell’introduzione a colori. Regolare nelle interviste tranquille, da seduti, in ufficio, come quella con Mimmo Lucano in cui l’inquadratura è fissa.
Si animano con le interviste in movimento, per Riace o a San Ferdinando. Perché la camera si muove, e di conseguenza anche la forma e il susseguirsi delle vignette.
Sono dunque utili per distinguere il ritmo della narrazione.

Il tratto e i colori di Bonaccorso (con l’aiuto di Fabio Franchi) sono efficaci. Il tratto è sempre sottile e, con l’aiuto del colore acquerellato, caratterizza bene i personaggi, ne racconta le espressioni. Inoltre consente di cogliere tanti dettagli, senza appesantire lo scorrere delle pagine.
I disegni sono minuziosi, ricchissimi di dettagli, anche se le linee a volte possono sembrare imprecise, quasi schizzate. Gli sfondi, ma anche i personaggi portano moltissima informazione, che serve a dare ulteriore profondità e veridicità alle storie e alle persone.
Ancora una volta il fumetto a servizio della civiltà: della cultura, dei valori sociali e costituzionali.
Perché a casa nostra si stia bene.
Marco Rizzo, Lelio Bonaccorso
…A casa nostra – Cronaca da Riace
Feltrinelli Comics, 19 settembre 2019
112 pagg., brossurato, colori, € 16.00
ISBN: 9788807550355