Mitsuru Adachi Chronicle: Q and A
Una serie buffa eppure profonda, dal pennino del nostro autore preferito Mitsuru Adachi, alle prese col soprannaturale, fantasmi, racconti horror e tante disavventure come se fossimo ancora “bambini delle elementari”…
Q and A generalmente significa Questions and Aswers, domande e risposte, ma è anche il titolo di uno dei manga più originali del nostro autore preferito, Mitsuru Adachi, edito da Star Comics dal 2011 in sei volumi.
Il protagonista, il quindicenne Atsushi Ando torna nella città d’origine dopo sei anni di assenza dovuta al lavoro del padre. Sei anni prima, anteriormente al trasferimento della famiglia, Hisashi, il fratello maggiore di A-kun, soprannominato Q-chan per la lettura del primo kanji del suo nome, era morto per un incidente. Tornando nella città natale il ragazzo trova tantissimi cambiamenti dovuti alla crisi economica, ma anche i visi noti del bulletto di quartiere Jinno e della vicina di casa, non più bambina, Yuho Maezawa. E trova anche il fantasma del fratello ad aspettarlo nella vecchia camera, con l’aspetto di un bambino di terza elementare, rimasto a vagare nelle stanze familiari in attesa del ritorno dei suoi cari, e del suo fratellino, che aveva sempre protetto.
Al di là dello shock e del disagio di essere l’unico a vedere e a interagire con lo spettro del fratello, non tardano a verificarsi fraintendimenti e veri e propri drammi per Atsushi, visto che Q-chan ha ancora la mente di un bambino piccolo (a parte la passione per le ragazze nude) e tende a difendere ancora il fratello facendo scherzi e dispetti che lo mettono, invece, in guai seri. Yuho, che è diventata un’atleta per emulare proprio Hisashi, ai tempi bravissimo in tutti gli sport, gli sta a fianco maltrattandolo e spronandolo, data anche la vicinanza delle loro case: A-kun si chiede però se la ragazza sia ancora innamorata di suo fratello come lo era da bambina e se il suo modo brusco di trattarlo sia proprio dovuto a odio o sia solo un tratto caratteriale…
Anche in quest’opera attorno ai protagonisti ruotano una serie di comprimari ben caratterizzati e simpatici: la judoka invaghita di Atsushi dai tempi delle elementari; il talento dell’atletica che è invece innamorato di lei e giura continue rese dei conti all’ignaro ragazzo; il bullo che nasconde un animo più sensibile del previsto, che vuole vendicarsi delle sconfitte subite da bambino a opera di Q-chan, rivalendosi sul fratellino innocente; la ragazza con poteri spiritici che può vedere il fantasma di Hisashi; il fratello maggiore di Yuho aspirante scrittore di romanzi horror e tanti altri.
Questa volta però il peso della storia, se così possiamo definirlo vista la capacità di leggerezza del Nostro, è tutta su A-kun, Yuho e il fantasma di Q-chan. Un trio che fa venire alla memoria quello ormai famigerato di Touch: due fratelli, uno bravo in tutto e l’altro in niente, la bella vicina di casa. Un fratello muore anche qui, ma stavolta invece di mostrare la reazione emotiva di coloro che rimangono, Adachi ci mostra… quello che il fratello che non c’è più vuole ancora fare per quello che è ancora vivo. E i ruoli si capovolgono, e chi era stato un bambino modello diventa una peste, l’altro, che non era capace di far nulla, deve rimediare a tutti i suoi guai e cercare di sopravvivere, ancora.
L’ultimo numero dei sei che compongono la serie prende all’improvviso una svolta malinconica e imprevista che lascia il finale in sospeso: tutta l’ilare vaghezza che aveva guidato la storia a saltellare anche in ambientazioni deliranti e in situazioni buffissime scompare, in poche pagine si torna seri, anche se attraverso un colpo di scena che tutto sembra tranne serio. Intanto Atsushi ha scoperto di essere davvero la risposta alla domanda che era stato suo fratello, in un certo senso la sua continuazione, la sua appendice nella vita. Il legame così forte raccontato per cinque volumi con levità ora diventa chiaro e pesante. Durerà per sempre, anche se non tale come ci era stato mostrato e il titolo dell’ultimo capitolo, ricordandolo chiudendo il volume, tenta di spezzarci il cuore: «Riesci a vedermi, no?»
E il cuore così, rimane legato a Q and A, la domanda e la risposta che non si possono dimenticare.