Mitsuru Adachi Chronicle: Hiatari ryoko!
Per la Cronaca del nostro Mitsuru Adachi parliamo di Hiatari ryoko!, intitolato da Flashbook Let the sunshine in, e che, per chi ha buona memoria, è arrivato in Italia come cartone animato negli anni ’80 col titolo Questa allegra gioventù… insomma, sole, giovinezza, amore… e tanto altro!
Hiatari ryoko!, conosciuto anche come Questa allegra gioventù, arrivato in fumetteria come Let the Sunshine in, è una delle prime serializzazioni del maestro Mitsuru Adachi, nel lontano 1980: arrivato in Italia come cartone animato nel 1988 su Italia1 (con il titolo Questa allegra gioventù) e poi pubblicato da Flashbook in cinque volumi nel 2011 con il titolo in inglese che tenta di tradurre fedelmente quello originale giapponese (che suona come un “la luce del sole dappertutto”).
Kasumi Kishimoto è una sveglia e graziosa quindicenne che, all’alba del suo ingresso alle superiori, si trasferisce a casa della zia vedova che dista solo cinque minuti dalla sua nuova scuola. La ragazza si immagina una serena (e a scrocco) convivenza per i prossimi tre anni, ma non sa che la zia ha trasformato la casa in una pensione, e al momento ha quattro pensionanti, tutti maschi e tutti iscritti allo stesso liceo di Kasumi: il grosso, goloso e buono Takashi Ariyama, il misterioso e un po’ inquietante Makoto Aido, il guardone-sfortunato-pervertito Shin Mikimoto, e infine il solare e squattrinato Yusaku Takasugi. Il primo incontro tra la nostra eroina e quest’ultimo avviene, in una scena che diventerà poi classica, mentre lei è in bagno a lavarsi e lui entra senza bussare …e senza troppo badare a lei e alla sua nudità. Fortuna che Kasumi è già fidanzata col fighissimo Katsuhiko Muraki, più grande di lei e residente in America, altrimenti il suo cuore potrebbe ammorbidirsi verso il simpatico e generoso ragazzo…
Anche Hiatari ryoko potrebbe essere annoverata tra le commedie scolastiche a sfondo sportivo di Adachi, infatti per i primi tre numeri i cinque protagonisti saranno coinvolti con il club di baseball cercando di realizzare il sogno impossibile di arrivare al Koshien, ma negli ultimi due volumi l’argomento rimane completamente da parte, per incentrare il racconto su episodi da situation comedy.
Perché, infine, questo è proprio quello che è quest’opera: dopo un percorso zigzagante su diverse idee di trama, alla fine si stabilizza come uno dei primi esempi di sit-com a fumetti, dove si avvicendano stagioni ed eventi che coinvolgono tutti i protagonisti, ognuno con la propria caratteristica caratteriale, creando situazioni comiche o catartiche, con una sottotrama centrale che scorre mentre l’episodio si concentra su un evento più specifico e autoconclusivo.
Spacciandomi per un’esperta, che poi non sono, direi che Adachi inventa uno di primi nuclei di quella famiglia “amicale” che farà la fortuna, anni dopo, di serie televisive come Friends o The Big Bang theory: un gruppo di amici, conviventi o comunque molto uniti, che vivono insieme avventure che diventano interessanti perché a viverle sono loro, con i loro caratteri, personalità e reazioni differenziate.
Tanto innovativa e ricca di spunti era questa formula che Rumiko Takahashi, amica ed estimatrice di Adachi l’ha omaggiata (o ricalcata, fate voi) pochi mesi dopo (Adachi inizia a serializzare a febbraio 1980, la Takahasi a novembre dello stesso anno), creando la famosa Maison Ikkoku (in Italia anche come serie animata dal titolo Cara dolce Kyoko) che sviluppa e porta a compimento tutte le premesse che il Nostro abbozza in questa opera.
Infatti Hitari ryoko è una storia che parte ma non giunge a compimento: nonostante i personaggi e la trama siano attraenti e creino profondi momenti di pathos e di allegria che conquistano il lettore, il quinto e conclusivo volume si chiude lasciando la storia completamente aperta. Forse in altri dieci volumi Adachi sarebbe riuscito a raccontare tutto quello che accadrà tra Kasumi, Yusaku e Katsuhiko, ma lo lascia alla nostra immaginazione, secondo uno schema che si ripeterà e che lascia il dubbio se il tutto sia stato interrotto per volontà dell’editore o dell’autore che vuol lasciar vivere di vita propria i personaggi nati dalla sua fantasia.
Altro elemento per cui questa miniserie è davvero speciale è il disegno, che mostra l’evoluzione dello stile del maestro che parte da stilemi ancora legati ai primi manga anni ’70 e diventa man mano più sicuro e personale. Basti notare come Yusaku sia all’inizio realizzato con viso stereotipato, capelli resi a tratteggio di pennino e occhi stellati da shoujo manga (tanto da ricordare il Terence di Candy Candy), per poi diventare il tipico protagonista “alla Adachi” con viso gioviale e aperto, senza ombreggiature o tratteggi, e capelli e china piena, a volumi uniformi.

Rileggere questo piccolo capolavoro mi ha ricordato tutti i perché stimo e ammiro le opere di Adachi, nonostante non sia un’opera perfetta o compiuta in senso stretto. Caratteristica questa che non ha impedito il suo successo in patria, infatti il titolo è diventato un live action di diciannove episodi nel 1982, poi una seria anime nel 1987 (48 episodi) e un film animato per il cinema nel 1988.
Personalmente penso che sia un’opera preziosa, che migliora addirittura rileggendola nel tempo e, quindi, da possedere.