Tutta la notte del mondo – Coma empirico e la fortuna di incontrarsi alle stesse profondità
Entrare nel web è come camminare lungo un sentiero all’apparenza facile da percorrere e ricco di stimoli: informazioni, conoscenze, incontri, opportunità, tutto a portata di mano. Addentrarsi in un social è come nuotare nel mare delle vacanze: divertimento, condivisione, spensieratezza, amicizia, tutto in mezzo alle onde. Eppure quando cominciamo a camminare possiamo perdere l’orientamento, non trovare segnali e direzioni, seguire percorsi sbagliati; così quando iniziamo a nuotare e ci guardiamo bene intorno possiamo vedere persone sconosciute, sentire urla e schiamazzi indesiderati, annaspare in un vortice inaspettato.
Ecco perché è indispensabile incrociare sulla strada o nell’acqua individui consapevoli del fatto che realtà e virtualità sono facce della stessa medaglia e non l’una l’opposto dell’altra. È emozionante riconoscersi nei pensieri, nelle parole, nelle scelte di altri e scoprire con trepidazione che, nel momento in cui sentiamo di esserci persi o di stare per affondare, qualcuno ci porge la sua mano riportandoci alla luce.
Coma empirico
Nel 2016 il giovane disegnatore tarantino Gabriele Villani inizia a pubblicare online storie a vignette con il nome d’arte Coma empirico e nel giro di due anni passa dal web al cartaceo con la raccolta delle sue tavole nel volume Tutta la notte del mondo, edito da BeccoGiallo. La soluzione dei webcomics appare abbastanza naturale, quasi scontata, ed è così spiegata dallo stesso autore, la cui pagina Facebook annovera oggi più di duecentomila likes e più di duecentomila followers:
Diciamo che è una scelta forzata nel senso che in realtà è l’unico canale veramente accessibile che ti permette di poter essere conosciuto al di fuori delle persone che ti circondano. Pare che il mercato sia in crisi in tutti i settori. La sensazione è che per entrare a farne parte bisogna dimostrare di avere un seguito, di essere supportato da un numero elevato di persone. [1]
Eppure a ben vedere Coma empirico appare un’eccezione in un panorama molto variegato proprio perché è in contrasto con le regole, o forse la mancanza di regole, del mondo virtuale, impregnando i suoi disegni di valori spesso dimenticati o derisi dagli avventori del web. Ma quali sono questi aspetti così controcorrente?
Semplicità
Non servono colori sgargianti, tagli dinamici, colpi di scena per creare un fumetto memorabile: bastano il bianco e il nero a tutto pieno, quattro vignette o una sola immagine per esprimere il proprio modo di vedere le cose. In questo consiste l’arte di Coma empirico: microstorie che creano microcosmi in cui l’azione è ridotta al minimo e spesso reiterata nella forma del dialogo tra il protagonista e altre figure a lui complementari come la Luna, simbolo dell’inconscio, la donna, oggetto del desiderio, il gatto, voce della saggezza, e stati d’animo come la paura, l’indifferenza, la speranza concretizzati tramite un procedimento metonimico che li trasforma in figure esterne alla psiche dell’individuo. Anche dove c’è azione è subordinata all’espressione dei sentimenti. Qui sta la straordinarietà del medium del fumetto: la sua sintesi espressiva capace di veicolare con pochi mezzi una vastità di sensazioni.
Prendiamo ad esempio una tavola per capire come la semplicità sia ottenuta in realtà con un sofisticato dosaggio dei pochi ingredienti selezionati: quattro vignette in cui rimangono fissi lo sfondo e i due protagonisti, senza variazioni di inquadratura. La Luna è ovviamente immobile e oltretutto attaccata ad un filo, quindi artificiale, non espressione della natura ma del dialogo dell’uomo con se stesso; il giovane all’inizio fugge ma viene bloccato dal suo io interiore proiettato nell’interlocutrice esterna che con la sua domanda gli fa notare l’inutilità di questo affanno, sottolineato a livello grafico non solo dalle linee cinetiche e dall’inclinazione del corpo ma anche dall’andatura in direzione contraria al normale scorrere dell’occhio nella lettura da sinistra a destra.
Nella seconda vignetta il personaggio si ferma e prende fiato: lo sforzo è reso dalla postura quasi accovacciata, dal braccio sollevato all’altezza del petto e dal suono onomatopeico del respiro esalato dalla bocca; contemporaneamente viene espressa la causa della corsa che fa scattare uno slittamento semantico per cui si passa dal piano fenomenico a quello simbolico: l’uomo cerca di evitare i ricordi, però non quelli dolorosi, come ci aspetteremmo, bensì quelli felici.
Nella terza vignetta, con corrispondenza verticale rispetto alla prima, la luna rivolge solleva un altro dubbio, che equivale a quello nella testa del lettore, mentre l’individuo rimane ancora piegato su se stesso, con effetto di suspense.
Nell’ultimo riquadro la battuta finale contiene un’ulteriore metafora: i ricordi lieti bussano alla porta dell’inconscio suscitando più ansia di quelli tristi. Il protagonista ha fatto chiarezza dentro di sé e perciò si è drizzato e fermato a contemplare la verità per cui la sensazione di pienezza della gioia può essere più insostenibile del senso di vuoto prodotto dalla tristezza. Tutto intorno a questo scambio «filosofico» di pensieri qualche stella, il buio della notte, momento topico della riflessione, il bianco della terra illuminata dalla luna e magicamente resa tangibile al di fuori del contorno ipotetico delle vignette grazie all’ombra proiettata dalla figura umana come una lama.
Lentezza
Viviamo ogni giorno all’insegna della frenesia e della velocità, e la celerità sembra essere l’imperativo categorico delle esperienze virtuali: scorriamo rapidamente sullo schermo pagine, finestre, storie, foto, come se fossimo divorati dal tempo, senza soffermarci davvero a guardare o pensare. I fumetti di Coma empirico invece sono contrassegnati da una sensazione non asfissiante, bensì appagante di lentezza, addirittura di stasi, grazie al procedimento della «saturazione», definito da Daniele Barbieri una «ripetizione dell’uguale là dove ci si aspetta una normale evoluzione narrativa [2]» e al passaggio «da momento a momento», secondo la classificazione di Scott McCLoud [3], segnato da impercettibili ma significativi cambiamenti come il chinarsi o il sollevarsi della testa del protagonista nei momenti in cui si rassegna alla realtà delle cose finora negata, oppure ne prende improvvisamente coscienza. Scorrono lente anche le poche parole, penetrando così goccia a goccia nell’animo di chi legge con il loro carico di significato. Si riempiono lentamente di “sangue”, cioè di senso, sempre per citare McCLoud, pure i margini delle vignette e gli spazi bianchi ospitando le esperienze, le memorie, le palpitazioni uniche e segrete dei lettori. Ancor di più le immagini che si accampano su una pagina intera fissano in una dimensione eterna e surreale i concetti espressi, facendoli navigare tra onde, stelle e grovigli di fili, in una sospensione estatica nella quale si può sfiorare una verità.
Immedesimazione
Può sembrare strano parlare di immedesimazione per fumetti chiaramente autobiografici, ma è proprio così: il disegnatore si identifica fisicamente e spiritualmente nel suo personaggio ma nel contempo il suo scopo è quello di favorire l’empatia del lettore. Non è come se volesse dirgli: «Ehi, guarda come mi sento io!», ma «Ehi, guarda come ci assomigliamo!». Nulla di più lontano dai muri di solitudine dietro i quali molti, soprattutto i giovani, si nascondono mentre si illudono di costruire reti di amicizie e occupazioni in chat, giochi di gruppo e tweet. Eppure i temi trattati da Coma empirico sono proprio quelli in cui molti, soprattutto i giovani, possono riconoscersi: il desiderio di sperimentare, la volontà di sentirsi all’altezza in ogni situazione, il contrasto tra speranza e rassegnazione, l’illusione dei sogni, il difficile rapporto con gli altri, la ricerca di un senso.
Possono apparire malinconiche le brevi storie di Gabriele Villani, il quale però chiarisce che «più che la malinconia è la sofferenza a costituire l’elemento attorno al quale l’umanità si ritrova: la sofferenza in realtà può unire, non perché la felicità non lo faccia, ma quando si soffre si cerca maggiormente la vicinanza dell’altro. Naturalmente non mi riferisco a patologie come la depressione, ma al sentirsi in difficoltà». [4]
Ironia
L’ironia è uno degli atteggiamenti più rari ed elitari che si possano riscontrare nell’infinita varietà umana, in genere troppo incline a dimostrarsi coerente con la propria monolitica immagine e a giudicare i fatti dietro i propri paraocchi per non mettersi in discussione, e quando la si incontra è un piacere sorridere con chi la porta inaspettatamente in superficie. Una vena ironica scorre discreta e sottile in alcune scene di Tutta la notte del mondo ed è affidata perlopiù alla voce sorniona del gatto, il quale ricorda all’amico umano che la sua vita è un gioco con un finale non sempre lieto [5], ma si avverte pure nelle sequenze eccezionalmente contrassegnate da tocchi di colori in cui compare un cavaliere, interprete antieroico del mondo moderno, che combatte come tutti gli uomini le sue battaglie giorno per giorno ma è colto dal dubbio, insinuatogli come sempre dalla Luna: «Avete alla fine scoperto chi è il nemico?» [6]
Gentilezza
Questa è la qualità che rende l’uomo nobile ed è di essa che sempre più si sente la mancanza in ogni dove, molto spesso nel mondo digitale, perché di fatto deriva dal rispettare l’altro, cioè mettersi nei suoi panni, accostandoglisi senza paure o pregiudizi ed evitando di farlo sentire inadeguato, mancante, timoroso. Incontrare una persona gentile è come trovare finalmente qualcuno capace di comprendere e condividere l’abisso delle nostre insicurezze e sofferenze; insomma è la fortuna di incontrarsi alle stesse profondità[7].
Quando si scopre nei fumetti, come in Tutta la notte del mondo, la gentilezza non può non suscitare stupore, tanto più se si avverte non in un contesto preciso ma in ogni piega della narrazione come cifra caratterizzante l’arte del fumettista, dalla raffigurazione delicata del sentimento d’amore alla visione bonaria e indulgente delle proprie fragilità, e in ogni aspetto dello stile, dal tratto incerto della matita al lettering realizzato a mano.
Questa cortesia è ancora più significativa se riscontrata anche realmente nella disponibilità dell’autore, al quale abbiamo chiesto di descrivere una tavola a sua scelta per permettere a tutti di comprenderne meglio il processo creativo. Ma quello che ci ha mandato ci ha stupefatti: non una ma due tavole e non una disamina tecnica della fonte ispiratrice o dei materiali usati ma una densa riflessione sull’idea racchiusa in quei disegni. In fondo c’era da aspettarselo.
Ed ecco, a conclusione di questo percorso nel meraviglioso mondo di Coma empirico, il suo prezioso dono per voi lettori.
Il vuoto ci appare vuoto ma non lo è affatto. È pieno di ciò che non conosciamo, ciò che non conosciamo ci spaventa ed esitiamo ad accettare l’ignoto. Ma quanto è importante per crescere sperimentare, entrare in contatto con le differenze. Ciò che già conosciamo e che c’è già intorno a noi ha perso il potere di stuzzicare la nostra curiosità, il fascino che solo una nuova scoperta può dare.
È solo buttandosi che si riconosce il mare di possibilità che la vita ci offre. Nulla ci vieta di confortarci in ciò che già abbiamo, ma dietro ogni nuova scoperta, dietro ogni differenza, forse si nasconde l’amore.
[1] Ruggiero Federica, Coma Empirico, empatia solitaria: Intervista, The Walkman.
[2] Barbieri Daniele, Semiotica del Fumetto, Roma, Carocci Editore, 2017.
[3] McCloud Scott, Capire, Fare e Reinventare il Fumetto, traduzione di Leonardo Favia, Milano, BAO Publishing, 2018.
[4] Di Giorgio Davide. La sofferenza che ci unisce: Intervista a Coma Empirico, Lo Spazio Bianco, 19/01/2018.
[5] Coma empirico, Tutta la notte del mondo, pag.79, Padova, BeccoGiallo, 2018.
[6] Coma empirico, op.cit., pag.124.
[7] Coma empirico, op.cit., pag.25.
Coma empirico (Gabriele Villani)
Tutta la notte del mondo
BeccoGiallo, 2018
128 pagg., colore, brossura
IBAN: 9788833140278