SHIN MAZINGER ZERO VS IL GENERALE OSCURO – Una recensione robotica!
Il mito del super robot d’acciaio rivive in una nuova forma. Sarà all’altezza della storia originale o si rivelerà come l’ennesima “operazione nostalgia”? Siete pronti a scoprirlo? ROOOCKET PUUUUNCH!
UN CORPO D’ACCIAIO CON UN CUORE UMANO
La fantascienza è senza ombra di dubbio uno dei cardini dell’immaginario mondiale che, attraverso le sue innumerevoli declinazioni, ha visto nascere altrettante opere. Per chi è dentro il mondo del fumetto e dell’animazione da un po’ di tempo, nomi come Daitarn 3, Daltanious e Jeeg sono sicuramente conosciuti e apprezzati. Spesso però si è talmente legati a questi personaggi che l’idea di un remake è da molti considerata un’eresia.
Non devono essere stati di questa opinione però gli autori Yoshiaki Tabata e Yuuki Yogo che hanno invece fatto di tutto per stravolgere, nel senso buono del termine, quello che è il simbolo dei manga robotici: Mazinga Z.
ORIGINALE VS REMAKE
Per quelle poche persone che non dovessero conoscere la storia originale di Mazinga Z, dico semplicemente che è il capostipite dei manga dove un robot è pilotato dall’interno da un essere umano, alla stregua di un qualsiasi mezzo militare. Nato da un’intuizione di Go Nagai, nei primi anni ’70 è stato il protagonista, oltre che dell’omonimo fumetto, anche di un anime e diverse rivisitazioni, alcune delle quali ad opera dello stesso Nagai, che però non sempre sono riuscite ad avvicinarsi e men che meno a eguagliare la forza dell’opera originale.
Questo manga nasce come il seguito naturale di quello Shin Mazinger Zero di cui avevamo dato un consiglio di lettura non troppo tempo fa, sfruttando in parte lo stesso intreccio della trama originale che vedeva il Great Mazinger soccorrere Mazinger Z in estrema difficoltà, sotto i colpi dell’esercito di Mikenes ed in parte quello del film d’animazione Mazinga Z contro il GeneraleNero che fungeva proprio da collegamento tra le due serie. I punti di contatto fra i due intrecci però finiscono qui infatti gli autori, già durante la stesura di Shin Mazinger Zero, avevano fatto capire molto bene al lettore di volerlo stupire, fino al punto da riscrivere il mito del robot nagaiano.
Koji Kabuto viaggia nello spazio tempo come una novella versione asiatica di Marty McFly ma, invece di salire su di una DeLorean a 88mph, sfrutta i raggi fotonici resettando l’universo innumerevoli volte nel tentativo di evitare la sua distruzione a opera del Dottor Hell. Nei suoi viaggi, altrettante versioni del mondo da lui conosciuto si cancellano a causa degli scontri. Grazie alla conoscenza degli errori commessi dai suoi alter ego nelle dimensioni parallele, l’estremo tentativo di Koji sarà quello di impedire a Hell di impadronirsi della tecnologia necessaria alla creazione delle Bestie Meccaniche…
L’INNOVAZIONE
L’aspetto più apprezzabile di questo lavoro è senza ombra di dubbio quello grafico. Yuuki Yogo ha saputo rendere appieno la caratterizzazione originale dei
personaggi aggiornandola a uno stile moderno ma senza stravolgerne le linee fondamentali, mentre Yoshiaki Tabata li ha saputi descrivere al meglio anche dal punto di vista del loro background: il mecha-design è particolarmente riuscito, enfatizzato soprattutto durante le numerose e spettacolari scene di combattimento. Molto spesso l’occhio del lettore si perde nella maestosità delle tavole e nel dettaglio grafico con cui sono state curate. Gli autori sono stati davvero capaci di rinnovare il mito della saga dei Mazinger senza sentire il bisogno di scimmiottare lo stile narrativo di Nagai: l’opera infatti può essere letta anche da chi non conosce quella originale ma in quel caso buona parte del divertimento verrà meno…
Infatti Shin Mazinger è un manga che gli stessi autori hanno definito come «un omaggio a tutte le opere robotiche». Senza spoilerare troppo, vi invito a leggere la storia fino all’ultimo capitolo e riconoscere tutte le citazioni delle robot opera riportate in esso.
THE END
Da grande fan di Nagai e di tutta la sua produzione artistica, sono rimasto totalmente soddisfatto e affascinato da questo fumetto che riesce in tutto quello dove altri mangaka hanno arrancato.
Forse il finale poteva essere scritto un po’ meno frettolosamente e dall’intreccio narrativo sviluppato durante gli otto volumi che compongono la serie e che JPOP ci ha proposto in un’ottima edizione come ormai loro tradizione, ci si poteva aspettare qualcosa in più; ma una cosa è certa, le aspettative dei fan di vecchia data come quelle dei più giovani non rimarranno deluse!