Comics & Science: The AI Issue – L’intelligenza artificiale da Super Vicky a oggi
Nel primo numero del 2020 del magazine del CNR diretto da Andrea Plazzi e Roberto Natalini si parla di macchine dal pensiero umano… forse.
Forse è stata veramente la legge del contrappasso.
Nel periodo in cui tutti abbiamo usato di più la tecnologia per lavoro, per diletto, per incontrarci con amici e parenti, il numero cartaceo di Comics & Science che doveva parlare di uno degli aspetti più interessanti e attuali della tecnologia ha dovuto ritardare l’uscita. Ovviamente a causa del tuttochiuso pandemico.
Così abbiamo aspettato, e nell’attesa abbiamo potuto fruire dei download gratuiti della versione PDF dei numeri passati e di un piccolo assaggio di The AI Issue che finalmente possiamo tenere tra le mani,
Lavorano per la prima volta su queste pagine Diego Cajelli e Andrea Scoppetta.
Il primo è soggettista e sceneggiatore per fumetti e televisione, scrittore, estremamente eclettico (per una rassegna più completa delle sue professionalità c’è questa pagina del suo sito).
Il secondo, altrettanto eclettico, è animatore, regista, illustratore e disegnatore, e ha collaborato con Pixar e DreamWorks.
In effetti la storia è molto cinematografica, i personaggi stessi potrebbero stare benissimo in un corto, ben caratterizzati fisicamente ed emotivamente, con il minimo numero di tratti. Bastano pochissime vignette per darci anche l’ambientazione. Mi ha fatto pensare ad altri corti e lungometraggi in cui troviamo l’intelligenza artificiale. Il robot antropomorfo con la testa a video (di quelli a tubo catodico, a schermo piatto non farebbe lo stesso effetto) che ne “mostra” le emozioni è un must. E il dottor Anderson me lo sono immaginato con le movenze e il modo di parlare di Chester V di Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi.
Un umano fisicamente quasi più “sproporzionato” del robot.
In effetti analogie e differenze tra uomo e robot si confondono, a partire dalla copertina. Le connessioni, da geometricamente spigolose e parallele nella parte robotica, a curve e incidenti nella parte umana. Ma il viso dell’uomo non sembra meno apatico (nel senso letterale della parola greca) dello schermo del robot. Che anzi, è quasi più amichevole.
Entrambi intelligenti, ma in modo diverso, entrambi alla ricerca di una sensibilità che manca al robot (che però esprime le sue sensazioni in modo eclatante sullo schermo) e che l’uomo tratta per mestiere.
Nel leggere la storia ho pensato alle diverse Intelligenze Artificiali che ho incontrato nella mia vita di lettore e telespettatore. Al chip emozionale di Data di Star Trek TNG, al Vyger del primo film ispirato dalla serie. Alla SuperVicky della TV, ai cyborg dei fumetti di Shirow e Otomo. Fino a Nathan Never e ai tanti robot e androidi che compaiono negli albi Bonelli (su cui Cajelli ha lavorato per il numero 296). Ma anche un po’ all’intelligenza artificiale dell’uomo di metallo de Il mago di Oz. E di tutti troviamo alcuni tratti nel nostro N3well. Che non è affatto una fredda scatola, e quindi non è dotato solo di capacità di calcolo, ma anche di intelligenza emotiva, se si fa prendere da una crisi di panico.
In effetti se da quasi quaranta anni riconosciamo le intelligenze multiple e da trenta l’intelligenza emotiva, possiamo pensare tipi diversi di intelligenza artificiale, e in effetti lo stiamo facendo. Anche qui, da N3well vengono fuori livelli diversi di approccio.
Forse la chiave per parlare di intelligenza è, anche in ogni singolo aspetto, la consapevolezza di sé e del proprio pensiero, la scoperta e l’accettazione della propria storia (e un po’ Baum ce lo aveva detto…).
In una storia che ho letto, uno dei problemi dei robot era quello di nascere adulti, di non aver avuto tempo di fare esperienze. La consapevolezza di sé aveva un sussulto nella domanda: da dove vengo? La mancanza della risposta provoca proprio le crisi di panico, come quella che colpisce N3well alla sua presentazione.
Ecco perché anche N3well deve andare alla ricerca delle sue origini. E il suo percorso è scandito dalle emozioni degli umani che incontra: l’empatia del dottor Anderson, le aspettative della società, il cinismo della Ytera, l’ostilità neo-luddisti di Veritas. Fino all’accoglienza e l’affetto di colei che ha ideato l’algoritmo che è all’origine della vita del robot.
Nelle 24 pagine della storia Cajelli fa uno splendido lavoro (e viste le professionalità dei due autori, ne verrebbe un gran bel corto) nel costruire anche i personaggi minori, nel gestire i tempi della storia. E trova una bella chimica con i colori e i tratti di Scoppetta.
Come al solito le storie a fumetti hanno tantissime chiavi di lettura, negli spazi bianchi della gabbia della pagina ci sono le cose più importanti, le interpolazioni e i pensieri del lettore. Esattamente come nei bordi bianchi delle pagine dei libri o nei cambi di scena di un film.
Nel lavoro di Andrea Scoppetta questi spazi si mescolano con le vignette, che sono prive di bordo, e a volte si intersecano una dentro l’altra. Cambiano continuamente di forma, dimensione, guidando le inquadrature di una ipotetica telecamera. Ma anche con effetti non riproducibili su uno schermo, per la specificità nella nostra nona arte. Un esempio è nella tavola a destra (il numero 20 della storia) in cui la prospettiva cambia in quella che è apparentemente la stessa vignetta.
Lo schermo di N3well è ovviamente utilizzato per la manifestazione degli “stati d’animo”, in modo efficace. Quindi in realtà la nostra intelligenza artificiale è cosciente di sé? Forse deve solo capire le barzellette, i convenevoli e l’accondiscendenza, ma i suoi protocolli la porteranno presto anche lì…
Segue la storia la solita (ma mai scontata) ricca parte redazionale, a partire dal colloquio con i due autori.
Per farci rendere conto che le Intelligenze Artificiali sono già operative anche se in modi che sono apparentemente lontani dai sogni fantascientifici degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Ci aiutano a “semplificare esperimenti” e aiutano anche Google e Facebook a capire i nostri gusti. Utilizziamo (anche se non sono un tecnico) reti neurali, da alcuni decenni, allenandole a fare cose molto diverse, per ora limitate, ma sempre più avanzate ed efficaci.
Il numero è fatto in collaborazione con l’AIxIA, Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale con contributi di alto livello. Come d’altra parte ci hanno abituati i precedenti numeri del magazine.
Tra questi ci parla di Intelligenza, umana e artificiale anche una pioniera di questa materia, Luigia Carlucci Aiello, fondatrice e prima presidente dell’associazione. A testimoniare, come è scritto nell’introduzione, che è indispensabile la cooperazione di uomini e donne, per capire e far sviluppare le macchine per il bene di tutti.
Davide La Rosa e Walter Leoni completano con l’arguzia delle loro vignette, con le reinterpretazioni di Paco Lanciano che parla di come la narrativa abbia trattato il tema dell’intelligenza artificiale, da Terminator a Star Trek, da Pinocchio a Dante…