Fairy Tail – Il duro lavoro paga
Nel Regno di Fiore, precisamente nella città di Magnolia, c’è una gilda di maghi di nome Fairy Tail. Sono tipi scapestrati che combinano sempre guai, ma decisamente simpatici, e ottimi amici su cui contare.
Quando mi proposero di scrivere per la rubrica di Dimensione Fumetto mi chiesero un articolo su Fairy Tail. Ebbene eccolo, con qualcosa come sei mesi di ritardo.
Era il lontano 2010 quando frequentavo il 4° superiore e metà della mia classe (me compresa) seguiva One Piece e Bleach, si discuteva di scazzottate e poteri sovrannaturali quindi era proprio destino che prima o poi scoprissimo Fairy Tail. Il primo episodio rimase per giorni sul mio desktop prima che trovassi la voglia di guardarlo, da lì fu amore. Divorai la serie in una settimana (credo fosse già oltre i 100 episodi) e l’apprezzai al punto da costringere l’anno successivo i miei amici a farne un gruppo cosplay. Una totale ossessione.
Il manga!
In breve Fairy Tail si potrebbe definire uno shounen standard: protagonista maschio incontra una femmina e combattono insieme i cattivi, aggiungeteci la magia e otteniamo il prodotto finito. Ma forse è meglio aggiungere qualche dettaglio in più.

Natsu è un mago del fuoco alla ricerca del padre scomparso: UN DRAGO di nome Igneel. Durante uno dei suoi viaggi s’imbatte in Lucy, una maga degli spiriti stellari (ergo un’evocatrice) la cui ambizione è entrare nella gilda di Fairy Tail. Il caso vuole che Natsu appartenga alla suddetta ed in quattro e quattr’otto il sogno della maga si realizza, così i due cominciano a risolvere diverse missioni assieme. Col tempo alla coppia si uniscono Gray, mago del ghiaccio arcinemico di Natsu, ed Elsa, detta Titania in quanto “fata” più forte della gilda, il suo potere consiste nel potersi riaccessoriare con armi e armature. Cominciano così una serie di saghe, ognuna dedicata a un singolo personaggio con lo scopo di rivelarne la storia e i segreti, e anche se inizialmente possono sembrare separate fra loro sono tutte legate da un fil rouge che rimanda alla trama principale: Natsu e i draghi.

A dieci anni dal primo volume Fairy Tail continua a mantenere il successo tanto in patria quanto da noi, dove è pubblicato dal 2008 dalla Star Comics, e da gennaio è partita anche la ristampa, Fairy Tail New Edition. Col passare degli anni la mia passione ha avuto alti e bassi, ma non ho mai smesso di seguirlo proprio per la sua scorrevolezza, e posso dire di esserne felice. Al momento nel manga si sta svolgendo la (probabile) saga finale che con sorprendente maestria lega tutti i piccoli indizi seminati negli anni che parevano insignificanti: dal nome ricorrente di Zeref al mistero dell’età di Natsu.
La serie animata!
Nel 2009 al fumetto segue la trasposizione animata che conta ben 275 episodi (ancora in corso), 9 OAV, un film uscito nel 2012 ed un altro annunciato nel 2015. La serie, di ottima qualità firmata A-1 Pictures, aggiunge piccoli ma fondamentali dettagli che la rendono eccezionale: dai cerchi magici, passando per i doppiatori azzeccati fino alla colonna sonora che merita un plauso, bravo ma bravo Yasuharu Takanashi! Di recente anche Rai4 ha voluto accontentare le centinaia di richieste del pubblico, acquistandola e trasmettendola ben tre volte al giorno (della serie: se devono fare una cosa la fanno bene) con le prime sigle adattate dai sempiterni Raggi Fotonici.
Personalmente, ciò che apprezzai maggiormente a suo tempo di quest’opera fu il ritmo: molto incalzante, nell’anime (ad esempio) le prime saghe durano massimo quindici episodi (lo stesso tempo che ci mette il pianeta Namecc ad espoldere) e questa dinamicità si può ritrovare sia nell’anime che nel manga. Inoltre, nella storia, il lato comico e quello drammatico si fondono perfettamente dando vita a un’armonia molto piacevole, fattore ereditato dal maestro dell’autore: Eichiiro Oda, già perché Hiro Mashima prima di disegnare fate si dava ai pirati.
L’autore!
Come sempre però non mancano le critiche. Hiro Mashima è stato spesso giudicato per il suo stile molto simile a quello del maestro a cui fece da assistente, Oda. Particolarmente citato è Gildarts, potentissimo mago della gilda gemello separato alla nascita di Shanks il rosso. Qui però mi espongo in difesa di Mashima, che è un po’ il mio guru ispirante, sì perché un autore può piacere o meno, come anche i suoi disegni, ma la crescita di quest’uomo è oggettivamente spaventosa.
Quando presi in mano il primo volume di Rave stentavo a credere fosse la stessa persona che conoscevo, eppure Mashima è la prova vivente che con l’impegno chiunque può migliorare, e lui d’impegno ce ne mette! Durante la pubblicazione di Fairy Tail ha disegnato anche un’opera di quattro volumi, diversi one-shot ed uno spin-off chiamato Fairy Tail Ø, prequel della serie, il tutto senza mai andare in pausa, anzi raddoppiando più volte i capitoli o facendoli uscire in anticipo (l’ultimo caso il 19 marzo): un vero mostro! Ad oggi ha trovato un suo proprio stile, diverso da quello a cui si era ispirato, solo suo: insomma, un uomo da rispettare.
Il titolo!
Infine la domanda fatidica: perché Fairy Tail? Per caso si è sbagliato a scrivere la traduzione di “favola” e ha deciso di mantenere il nome com’era? Probabile, data la nota ignoranza totale dell’inglese da parte di Mashima, ma la spiegazione ufficiale è un’altra, presente anche nell’opera: le fate hanno una coda? Nessuno lo sa.
È un mistero, una ricerca continua, un viaggio infinito, e allora continuiamo a cercare!