Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: intervista a Flavia Biondi
Una decina d’anni fa Flavia Biondi aveva scritto due storie che ora, ripubblicate nel volume Le maldicenze sembrano più attuali che mai alla luce della situazione della comunità LGBT+ italiana: ne parliamo direttamente con l’autrice.
Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
Flavia Biondi è certamente una delle autrici di fumetto più amate degli ultimi anni, professionalmente e umanamente. Non si riesce a trovare una sola recensione negativa su un qualunque suo lavoro, né un qualunque collega a cui non brillino gli occhi quando pronuncia il suo nome. Il livello di stima raccolto da Biondi nei suoi (relativamente) pochi anni di lavoro è veramente incredibile, viene da chiedersi dove sia la fregatura, ed ecco che la fregatura non c’è.
I suoi libri posseggono un calore umano raro, palpabile, e per di più così verosimile e relatable da far chiedere al lettore se quello che si sta leggendo non derivi da reali esperienze dell’autrice o di suoi conoscenti o comunque da rielaborazioni particolarmente ben riuscite di fatti realmente accaduti. Il fatto che le sue storie contengano o addirittura si basino su drammi umani a tematica queer, che solo recentemente ha ricevuto l’attenzione di pubblico e critica (e non senza polemiche), rende l’opera di Biondi doppiamente interessante.
Il successo editoriale ha portato Flavia Biondi a bruciare le tappe, dalla bolognese Manticora Autoproduzioni da lei co-fondata, passando per Renbooks e BAO Publishing, fino alla pubblicazione all’estero delle sue opere in varie lingue straniere e alla collaborazione con editori prestigiosi come Dark Horse Comics.
Proprio le prime due delle sue storie pubblicate per la purtroppo defunta Renbooks, che si fregiava del titolo di «primo editore italiano di soli fumetti LGBT», sono state ripubblicate in questo mese del pride da BAO Publishing nel volume antologico Le maldicenze. Dimensione Fumetto ha incontrato Flavia Biondi per una breve intervista sul senso e la necessità di rileggere queste importanti testimonianze del passato arrivate al lettore contemporaneo come messaggi nella bottiglia.
L’autore desidera ringraziare Flavia Biondi per la disponibilità.
Nel tuo nuovo volume Le maldicenze hai raccolto due tue storie risalenti a circa dieci anni fa e ormai fuori catalogo: oltre ai motivi editoriali, c’è anche una precisa volontà di riproporle proprio adesso che l’Italia sta attraversando un periodo cruciale per i diritti delle comunità LGBTQ+ o è una coincidenza?
Il desiderio di poter riproporre al pubblico queste due storie da parte mia c’è da molto tempo. Il fatto che abbia avuto l’opportunità di farlo in un momento di discussione aperta riguardo i diritti LGBTQ+ è in realtà una coincidenza. Ma una coincidenza fortunata direi. Sono felice di poter contribuire a rafforzare la voce di chi chiede maggiori tutele. Per quanto le due storie raccolte in questo volume in qualche modo siano “invecchiate”, è ancora fresco il problema di chi ancora fatica a sentirsi riconosciuto e tutelato nell’espressione della propria identità.
Come scrivi nell’introduzione al volume, forse queste due storie oggi non potresti più scriverle perché negli ultimi dieci anni la società è molto cambiata. Pensando a Barba di perle, ad esempio viene in mente il lavoro di artisti come Alessandro Michele che hanno lavorato con costanza per smantellare gli stereotipi di genere legati all’abbigliamento, e oggi un uomo con una collana può permettersi di girare per strada senza vergogna. Il lavoro è ancora lungo, dato che le aggressioni omofobe basate solo sull’aspetto fisico non sono certo finite, ma forse siamo sulla buona strada. Credi che l’arte possa riuscire da sola e coi suoi tempi a eliminare i pregiudizi di genere legati all’aspetto o c’è comunque bisogno del sostegno del mondo politico ed economico?
L’arte, come il cinema, i fumetti, le serie TV e i libri, o più in generale tutte le forme di espressione, hanno un grande potere. Quello di poter contribuire a integrare il quanto più possibile tutte le forme di rappresentazione e di sentire differenti. Durante la mia adolescenza, nel primo decennio del 2000, mi capitava davvero di rado di avere la possibilità di vedere, in TV ad esempio, rappresentazioni di identità diverse da quelle ritenute convenzionali. Avevo difficoltà a riconoscermi nei personaggi e nelle storie e non trovavo modelli che mi rassicurassero sul fatto che il mio sentirmi diversa fosse “normale”. Oggi, dieci o anche più anni dopo, è possibile trovare un maggiore pluralità di personaggi nelle storie. Differenti per genere, etnia, credo, orientamento sessuale e orientamento relazionale. E questa pluralità è una grande ricchezza per tutti.
Ma al di là di quello che l’arte può offrici, ovviamente è indispensabile un riconoscimento solido da parte del diritto civile.
Nella storia L’orgoglio di Leone fai dire al personaggio titolare che il co-protagonista Thomas, legato sentimentalmente a una donna ma dedito a incontri occasionali con uomini, è in fondo «un luogo comune». Al di là della questione morale dell’adulterio, pure affrontata nel tuo fumetto, è in effetti interessante constatare che, secondo le ricerche di Alfred Kinsey, la bisessualità nelle sue varie sfumature è una tendenza estremamente comune, forse la più comune, ma è difficilmente accettata o persino negata dalla società. Perché la non-eterosessualità fa così fatica a essere accettata dalla società contemporanea nonostante esista dall’alba dei tempi? Credi che dipenda fondamentalmente da stereotipi sociali, religiosi e culturali che prima o poi verranno comunque superati, o c’è qualcosa di più profondo?
La paura di chi è diverso da noi esiste fin dall’alba dei tempi. In tutti i luoghi e in tutte le epoche abbiamo avuto paura dello “straniero”. Che fosse estraneo da noi per il colore della pelle, per un credo diverso, o semplicemente originario di un paio di paesini più a sud o a nord del nostro. Le persone si sentono minacciate inconsciamente da tutto ciò che non conoscono e che mette in discussione il loro modello di normalità. Ma esistono migliaia di modelli di “normalità” differenti a seconda della cultura e del luogo e questo rende già di se per se la parola “normalità” insensata. La battaglia per l’integrazione di tutte le minoranze si combatte da secoli. Quello della sessualità e dell’identità di genere è campo di discussione più recente rispetto ad altri, ma fa comunque parte di un dibattito aperto da centinaia di anni. Ci vorrà del tempo ancora ma stiamo andando nella giusta direzione.
Infine, una domanda che probabilmente ti è già stata fatta mille volte, ma comunque: cosa sono quegli adorabili trattini che caratterizzano i volti dei tuoi personaggi? <3
Alcuni li definiscono “lentiggini”, ma sono semplicemente degli elementi grafici che avevo integrato al mio tratto quando ho iniziato a disegnare storie. Erano pensati per rendere riconoscibili i miei disegni, ma non hanno un significato particolare. Oggi alle volte mi dimentico perfino di disegnarli, ma mi piace pensare che chi mi legge da molto tempo riesca a immaginarli anche quando non ci sono!