Bleach – Goodbye halcyon days
Il 22 agosto 2016 si è conclusa un’era: è uscito l’ultimo capitolo di “Bleach”, uno dei Big 3 del magazine “Weekly Shonen Jump”.
Correva l’anno 1997, precisamente il 4 agosto quando usciva il primo capitolo di One Piece di Eiichiro Oda. Da quel giorno il titolo ha dominato le classifiche di vendite del magazine Weekly Shōnen Jump (e non solo), superando persino il suo modello d’ispirazione Dragonball.
Due anni dopo il 4 ottobre sulla stessa rivista usciva Naruto di Masashi Kishimoto, rivale del sopracitato One Piece; si è concluso fra le lacrime dei fan nel novembre 2014… o meglio, ha cambiato nome dato, che pochi giorni dopo la conclusione è cominciato il sequel Boruto.
Ancora due anni e il 7 agosto 2001 vede la luce Bleach di Tite Kubo che si affianca ai precedenti due formando la Top 3 dei fumetti più popolari della rivista per diversi anni.
Per amor di quelle persone che son capitate qui per caso urge un sunto della trama.
Ichigo Kurosaki è un adolescente orfano di madre con la capacità di vedere i fantasmi. Un bel giorno incontra una ragazza chiamata Rukia Kuchiki, una dea della morte (shinigami) che si trova nel mondo umano per eliminare gli hollow (grossi bestioni mascherati): durante uno dei combattimenti, però, rimane gravemente ferita e Ichigo decide di aiutarla prendendo parte dei suoi poteri e trasformandosi in un mezzo shinigami. Ovviamente risulta avere un talento spaventoso e da lì in poi comincia a eliminare hollow per hobby. Da qui si susseguono una serie di eventi che portano Ichigo a combattere e a diventare sempre più forte.
Infine, pochi giorni fa, il 22 agosto Bleach si è concluso, con la pubblicazione in Giappone dell’ultimo capitolo.
Nei suoi quindici anni di vita Bleach ha inseguito solo da lontano i suoi compagni di podio, infatti ha venduto “solo” 82 milioni di copie, contro le 220 milioni di Naruto e le inarrivabili 380 milioni di One Piece, classificandosi 6° fra i fumetti più venduti di Jump e 18° in tutto il Giappone.
Ma cosa ha causato questa sorta di “impopolarità” rispetto ai suoi compagni? Ci sono alcune caratteristiche che hanno fatto la differenza, prima fra tutti il protagonista: rispetto a Rufy, ma anche al più “vecchio” Goku, ma anche alla maggior parte dei protagonisti di shonen (fumetti per ragazzi) pubblicati da Jump, Ichigo si presenta più tetro, spesso arrabbiato e cinico; se Naruto risponde al classico carattere dal tragico passato, con un temperamento solare e pieno d’energia, Ichigo si mostra rude e con rari sorrisi. Col senno di poi il fascino del bel tenebroso ha perso contro l’ingenuità e l’allegria. Ciò vale per l’intera opera: Bleach si presenta molto cupo, anche da un punto di vista stilistico prediligendo grandi campiture completamente nere o bianche (ironicamente il primo artbook si chiama All colour but the black) e con una certa cura dei titoli e delle scritte in generale che spesso si mischiano con i disegni. Tutte queste caratteristiche lo hanno allontanato dallo standard classico dello shonen, lontano quindi dai gusti tradizionali.
In senso oggettivo invece, un fattore che ha di certo segnato il lento declino dell’opera è stata la sua monotonia. Bleach è formato da tre saghe principali e alcuni intermezzi, in tutti e tre i casi un membro del party principale si stacca dal gruppo (volente o nolente) e gli altri corrono a salvarlo sfidando i cattivoni. Fine.
Se la prima saga funziona per la novità e la seconda per il salto di qualità, la terza annoia.
Difatti ancora nel bel mezzo della battaglia finale, come un fulmine a ciel sereno, alla fine del capitolo 675 viene annunciato che il fumetto si concluderà in 10 capitoli.
– Spoiler Alert – Il finale, chiaramente anticipato, risulta frettoloso e lascia molte questioni irrisolte: perché Kira è vivo? Come ha fatto Kurotsuchi a sopravvivere? Che fine hanno fatto gli arrancar? Misteri che rimarranno irrisolti… FORSE. Già, perché una speranza c’è ancora: non solo il finale è aperto (perché Naruto insegna: non si sa mai), ma è anche in programma un film dal vivo.
Cosa ha invece segnato il successo di quest’opera (che ricordiamo ha avuto il podio per molti anni)? Paradossalmente, le stesse cose che hanno deciso l’insuccesso: la sua diversità, lo stile oscuro ma ricercato, i piccoli componimenti all’inizio di ogni volume, la coerenza delle copertine, un protagonista a cui non brillano gli occhi solo quando vede del cibo e quella dichiarazione di Orihime che a me ancora fa piangere.
Di certo però il colpo di genio sono stati gli shinigami e le loro spade: cavalcando l’onda di Yu degli spettri, Tite Kubo riprende il tema dell’aldilà e delle figure che combattono per mantenere l’equilibrio fra i mondi, scatenando così una vera e propria “febbre da shinigami” che in seguito ha invaso decine di opere nelle forme più diverse (esempi ne sono Death Note e Kuroshitsuji), mentre le armi sono praticamente i frutti del diavolo di One Piece ma in una forma più elegante, katane in grado di cambiare forma e avere diversi poteri in base a chi le utilizza. Ammetto di aver fantasticato anch’io su una spada tutta mia!
E così come tutte le cose belle, anche Bleach è finito. Un altro dei big three di Jump ci lascia e un’altra èra finisce.
Addio Ichigo, mi mancherai.
Cambiato nome ?