La linea d’ombra – Joseph Conrad secondo Kleiner Flug

Un romanzo breve di formazione: l’evoluzione di un uomo verso il suo limite, la linea d’ombra, appunto. Laprovitera e Raddi portano in fumetto La linea d’ombra di Joseph Conrad.

Non è facile rendere nel linguaggio dei fumetti un romanzo in prosa che unisce alla storia che scorre nella trama un percorso interiore dei personaggi, una vera e propria formazione alla vita.

Forse perché per parlare dell’interiorità dei personaggi non possono bastare le didascalie, e coglierle attraverso i disegni può non essere sempre facile.

Joseph Conrad ha questa caratteristica, quella di narrare il dramma interiore dei suoi personaggi all’interno di romanzi di avventura, spesso legati al mare e alla navigazione. Attingendo sovente alle sue esperienze di vita: si è infatti più volte imbarcato, anche con gradi di capitano, ed è ragionevole supporre che abbia messo sulla carta la storia e l’introspezione a cui queste esperienze, soprattutto sul mare, lo hanno portato.

Non fa eccezione La linea d’ombra, testo fra il racconto e il romanzo breve che fa il paio con altre opere forse più celebri, quali Il negro del “Narciso”Nostromo:

The whole thing strengthened in me that obscure feeling of life being but a waste of days, which, half-unconsciously, had driven me out of a comfortable berth, away from men I liked, to flee from the menace of emptiness… and to find inanity at the first turn.

Nel 2017 l’editore Kleiner Flug ha pubblicato una riduzione a fumetti de La linea d’ombra: ne abbiamo già parlato quando uscì, ma crediamo valga la pena spenderci ancora qualche parola perché si tratta di un volume ottimo, e perché l’editore l’ha recentemente ripubblicato in cofanetto con le altre due riduzioni L’ultimo viaggio dell’Endurance e La preda più pericolosa.

Lo sceneggiatore Andrea Laprovitera coglie con maestria i sentimenti espressi da Conrad, spesso nascosti dentro le storie quotidiane di marinai e avventurieri, concrete e crude ma ricche di pathos e di profondità psicologiche, e ci riesce mantenendo sulle sue pagine le stesse atmosfere che emergono dalle pagine del testo d’origine: lo sfondo costante di una tensione per fare della  propria vita un percorso per fuggire dalla minaccia della vacuità. Anche affrontando improvvisi cambiamenti e cogliendo occasioni, che inizialmente sembrano cambiamenti positivi, ma poi ci portano in situazioni di bonaccia, che in mare corrisponde alla stasi dell’acqua e dunque, nel peggiore dei casi, alla morte.

In questo percorso di vita, la linea del titolo è infatti quella che divide la gioventù dall’età adulta, in questo caso rappresentata dall’occasione di diventare capitano di una nave e dal percorso compiuto nel prendere coscienza e consapevolezza delle illusioni che vengono oscurate proprio dalla linea d’ombra.

La storia riflette in modo fedele l’opera di Conrad,  trasformando le descrizioni e gli eventi in passaggi della sceneggiatura.

Dovendo tradurre in immagini anche l’interiorità dei personaggi, Laprovitera utilizza le didascalie e i dialoghi, sposandoli però con la struttura grafica.

I personaggi vengono caratterizzati con profondità, in particolare il protagonista, che, pur essendo sempre visto dall’esterno, è un io narrante da cui mai ci si discosta, neppure graficamente.

Valentina Raddi porta sulla carta tutto questo con uno stile apparentemente poco realistico, ma estremamente fisico ed efficace.

Intanto scegliendo dei viraggi basati su colori sempre poco definiti, che danno un carattere onirico a tutto quello che viene raccontato sulle pagine. I colori vanno infatti da sfumature ocra ai grigi che tendono al verde o all’azzurro, fino a terre tendenti al rosso, ma sempre molto “pacati”. A volte i viraggi si incrociano in una singola vignetta, anche se molto raramente, e nelle diverse vignette di una stessa pagina. Non è una cosa così frequente, ma questi passaggi vengono utilizzati nei cambi di punto di vista e di inquadrature e per sottolineare anche qualche passaggio emotivo.

Le atmosfere sono sempre un po’ cupe (più nella stampa che nella versione elettronica): anche quando c’è il sole, sembra esserci una patina di foschia, mentre gli interni sono sempre abbastanza oscuri.

La gabbia delle vignette, come accade ormai sempre più spesso, è abbastanza irregolare, utilizzata in modo molto libero, anche con trovate peculiari come vignette continue che vengono spezzate da lunghi dialoghi. Le singole vignette sono tutte senza bordo, con lo spazio bianco che viene usato come elemento nella pagina, a volte sbordando come sfondo di qualche vignetta, sottolineando la solitudine dei personaggi, che rimangono come sospesi nel vuoto.

Ciascun personaggio viene graficamente definito in modo non realistico, con tratti accentuati e da cartoon. Vengono utilizzate linee dallo spessore variabile, ma che contribuiscono a rendere fisico il tratto. I volumi dei personaggi vengono definiti proprio in questo modo, stagliando linee nere molto nette su un colore che sembra steso quasi all’acquerello dando tanto spessore alle ombre. A volte vengono sovrapposti dei tratteggi che, oltre a definire l’ombra e gli spazi, danno anche l’impressione di essere solo parzialmente definiti, quasi come in uno schizzo.

I disegni così sintetici alleggeriscono  il racconto, senza metterne in discussione la profondità e gli aspetti introspettivi, ma aiutano la narrazione: sottolineano infatti il punto di vista individuale del protagonista che immagina e rivive quello che gli è successo, accentuando alcuni caratteri fisici dei suoi compagni di avventura.

Raddi usa il gioco dei cartoon e dei tratti schizzati in alcuni passaggi con dei testi che sembrano “scritti male”, quasi fossero dettagli non fondamentali nel ricordo del protagonista.

C’è tanta poesia, anche in queste scelte. Paesaggi, navi, dettagli sono realistici, i personaggi invece esprimono la loro personalità anche con i caratteri grafici evidenziati dal disegno, ma senza perdere di espressività o di dettagli, e anzi la grafica mista diventa un valore aggiunto rispetto a un approccio più realistico. Basta una smorfia sullo sfondo per stemperare un momento complicato.

Il tratto deciso si collega in qualche modo anche al titolo e alla visione che c’è dietro l’intera opera: la linea d’ombra sembra essere anche graficamente una macchia d’inchiostro, già in copertina nel titolo e poi anche di tanto in tanto nell’opera e nella quarta di copertina, ed è richiamata continuamente dalle spesse linee che delimitano i personaggi.

Siamo arrivati a quest’opera con ritardo, perché è uscita nel 2017, ma l’abbiamo scoperta in occasione della sua uscita in cofanetto con altre due opere della collana Narrativa fra le nuvole. Meglio tardi che mai: questo La linea d’ombra è un lavoro efficace, che rende bene l’opera di Conrad su diversi livelli di lettura.

Già si va avanti. E anche il tempo va avanti, finché si scorge innanzi a noi una linea d’ombra, che ci avverte che la regione della prima giovinezza, anch’essa, la dobbiamo lasciare addietro.


Andrea Laprovitera, Valentina Raddi
La linea d’ombra
Kleiner Flug, Narrativa tra le nuvole, 2017
70 pagg., colore, cartonato, 21×28,5 cm, € 16.00
ISBN: 978-88-9843972-0

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