Amami lo stesso, il nuovo josei di Aya Nakahara

Quand’è che una storia d’amore ci fa battere più forte il cuore? Quando riusciamo a immedesimarci nei protagonisti, o quando ci sembra che gli stessi meritino in modo particolare di raggiungere la felicità. O forse quando la storia stessa diventa appassionante, per le curve e gli ostacoli che incontra a supera durante il percorso. Sicuramente ci sono moltissime altre ottime risposte da dare a questa domanda, le mie riflessioni sono solo superficiali, ma spontaneamente scaturite dalla lettura del nuovo manga di Aya Nakahara edito da Planet Manga, dal titolo (che rimanda a diverse memorie) Amami lo stesso (titolo originale Dame na Watashi ni Koishite kudasai).
Abbandonati gli scenari scolastici e i personaggi adolescenti delle precedenti opere (recentemente ne abbiamo recensito una), l’autrice propone la vicenda, a tratti irritante eppure struggentemente realistica, di Michiko Shibata, ventinovenne senza apparenti qualità che ha appena perso il lavoro, non riesce a trovarne un altro e che spende tutti i suoi risparmi per “mantenere” un universitario dallo sguardo gentile. Pur sapendo di non essere particolarmente astuta a far quel che fa, la nostra si ritrova senza soldi a nutrirsi solo di cavolo quando incontra il suo ex superiore nell’azienda dove lavorava. Il signor Kurosawa è sempre stato esigente e sgradevole nel loro precedente impiego e Michiko non nasconde la sua antipatia, eppure l’uomo si dimostrerà stranamente gentile e saprà aiutarla quando, e già nel primo numero i casi si sommano, lei si comporterà da perfetta cretina.
Ebbene sì, questa protagonista si comporta nel modo più sciocco e sbagliato possibile: precipita sul lastrico solo per veder sorridere un ragazzo con cui non ha neanche un vero legame, e per cui si metterà seriamente nei guai. Per fortuna, e non è poco, è un personaggio nato dalla mente della Nakahara, quindi è anche irresistibilmente simpatica.
E umana.
Nonostante Kurosawa sia fin troppo disponibile con lei, Michiko non si fa scrupoli a dirgli che è insopportabile, si impegna a non dargli soddisfazione, e le sue reazioni a ciò che le capita (o dove si va a ficcare) sono sempre divertenti e spontanee, costruite con ironica maestria narrativa e descrittiva dall’autrice. Kurosawa stesso è un ottimo personaggio maschile: cool, bello, misterioso, sicuro di sé ma dall’evidente lato tenero che conquista… Insomma, nonostante l’incipit di questo capoverso, non temete, anche in questo caso siamo di fronte ad un altro fumetto di qualità che si legge con grande gusto e leggerezza.
La mia riflessione iniziale infatti, è nata spontanea chiudendolo all’ultima pagina: ho provato la voglia di continuare a conoscere la storia, già pregustando quello che vorrà venire. Ha tutta l’aria di diventare un’appassionante storia d’amore. Ma perché? In questo caso specifico la risposta è anche semplice, i due protagonisti, soprattutto Michiko, fanno quello che fanno per una sola, semplice ragione, stanno cercando di raggiungere la felicità, quella cosa che può guarire il loro cuore solitario, quella persona che finalmente può farli sentire amati e necessari, importanti. Ed è quello che vogliamo tutti, anche se possiamo fare i duri o gli originali e affermiamo che c’è ben altro che ci interessa.
Dunque è così semplice immedesimarsi in Michiko che non possiamo che fare il tifo per lei, anche se siamo convinti che non ci comporteremmo mai in modo così idiota, dimenticando quante persone intelligenti hanno fatto di peggio per lo stesso motivo: sentirsi felici. Aya Nakahara è bravissima a ricordarci che siamo tutti simili, bisognosi delle stesse semplici e complicate emozioni, e ce lo sa raccontare davvero bene.
In Giappone la serie, serializzata sulla rivista YOU, si è conclusa ad agosto in dieci volumi, più uno speciale sequel, e ha avuto un’impennata di successo dopo la produzione di un drama dal vivo di dieci episodi per la TBS (titolo inglese Please love me). Ma perché stupirsi, ve lo abbiamo appena detto che è un buon manga!