Wednesday Warriors #41 – House and Power of X

Gufu’s Version

HOUSE OF X #1 di Jonathan Hickman e Pepe Larraz

C’è una curiosa coincidenza che accomuna il concetto di “mutazione” al destino editoriale degli X-Men: se l’evoluzione procede normalmente in maniera graduale e quasi impercettibile succede a volte di essere testimoni di balzi evolutivi improvvisi, delle mutazioni appunto [questa semplificazione produrrà suicidi di massa tra biologi , antropologi e simili. Perdonatemi se potete] che determinano un nuovo status quo. Alla stessa maniera sembra procedere il destino editoriale dei mutanti Marvel, per strappi e nel segno della discontinuità: tutti i momenti storici delle serie mutanti sono caratterizzati da cambiamenti tanto radicali quanto improvvisi.

Con Giant Size X-Men #1, Len Wein e Dave Cockrum stravolsero quanto fatto da Lee&Kirby cambiandone quasi totalmente il roster dei personaggi e permettendo l’inizio della cosiddetta “Era Claremont” alla quale ha fatto seguito la turbolenta era degli “autori Image” per poi perdere di incisività e smalto negli anni successivi. New X-Men di Morrison e Quitely segnò un’altra determinante svolta, capace di imporre una nuova direzione al parco personaggi, imponendosi come termine di paragone per il lavoro di chiunque si sia poi confrontato con Ciclope e soci.

Negli ultimi anni gli X-Men si erano persi in un susseguirsi di rilanci blandi stretti tra esigenze di marketing e oscure questioni di diritti cinematografici ma soprattutto privati di uno scopo editoriale, della propria ragion d’essere: se gli X-Men nascono come una metafora della diversità, senza limitarsi ad esserne la rappresentazione diretta, il crescente numero di personaggi appartenenti a minoranze ha prodotto un naturale svuotamento nel loro scopo principale.

Serviva quindi un altro balzo evolutivo, un altro strattone vigoroso allo status quo: ci ha pensato Jonathan Hickman con questo primo numero di House of X.

Hickman e Larraz ridefiniscono i mutanti Marvel con un’operazione di sofisticata e complessa rilettura dei topoi della serie a partire dal primissimo e iconico “a me, miei X-Men” pronunciato da Xavier a pagina 2: un momento tanto classico quanto innovativo nel suo essere declinato in un contesto di indefinibilità che rende il momento più inquietante che eroico, più misterioso che epico.

Questo primo capitolo di quello che si prospetta come un lungo percorso è un poderoso lavoro di world-building che mette in campo diversi fattori: dalla lettura politica a quella sociale, dall’impatto scientifico a quello culturale.

Si tratta di un lavoro impegnativo che gli autori decidono di non affrettare, non ci si preoccupa di dare il “contentino di intrattenimento” al lettore preferendo procedere con un ritmo più compassato creando più aspettative che risoluzioni: vengono aperti conflitti – come con i Fantastici 4 – senza chiuderli in maniera definitiva, rimandando tutto a un progetto più ampio.

Un lavoro imponente che viene integrato da inserti testuali, estratti da dossier segreti, schede tecniche, mappe, rapporti ufficiali e altri contenuti che contribuiscono alla realizzazione di una struttura sulla quale costruire il futuro delle testate X.

Hickman riprende da Morrison l’idea che i mutanti siano un popolo ancor prima che una razza: un popolo con una propria dimensione culturale, politica e sociale. In questo senso la nascita di una Nazione Mutante, pur non essendo un’idea che brilli per originalità, acquisisce una dimensione totalmente nuova: i mutanti si impongono al mondo come un soggetto unitario e fortemente identitario. Sanno di essere il futuro del mondo, la naturale evoluzione dell’Homo Sapiens ma (al momento?) accettano di coesistere con esso restandone però ben distinti; si tradisce così l’ideale di integrazione di Charles Xavier in favore di una pacifica (?) coesistenza.

Un’operazione di questo tipo, la ridefinizione di un mondo e di un universo narrativo che rimetta al suo centro gli X-Men, non potrebbe mai funzionare in assenza di un’efficace opera di visualizzazione delle idee messe in campo da Hickman: Pepe Larraz si dimostra di essere più che all’altezza del compito dando forma alla complessa sceneggiatura (che può essere letta nella Director’s Cut dell’albo) e ai personaggi coinvolti: il disegnatore spagnolo si affranca dalla sua condizione di “clone di Stuart Immonen” per evolvere il proprio discorso artistico attingendo a piene mani dal  lavoro di alcuni maestri giapponesi come Ryoichi Ikegami, Yokinobu Hoshino e l’immancabile Katsuhiro Otomo affermandosi come un interprete di primo piano della Sci-Fi supereroistica. Nonostante il lavoro ai colori di Marte Gracia sia narrativamente notevole si prova un po’ di dispiacere osservando come le tavole in bianco e nero (presenti anche queste nella director’s cut) siano più ricche di tratteggi e retini che vengono parzialmente coperti dal colore facendo perdere profondità al disegno.

Questo House of X riesce nel compito di rimettere gli X-Men al centro dell’universo Marvel e genera un’aspettativa (giustificata e non figlia di abili operazioni di marketing) che da tanto mancava intorno a questi personaggi.

Bam’s Version

POWERS OF X #1 di Jonathan Hickman e R.B. Silva.

La storia dell’uomo è scandita dall’incessante scorrere del tempo e lo stesso vale per la storia dell’homo superior. Uomini e mutanti: sin dalla nascita degli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby questo conflitto ha saputo mettere in evidenza le storture della società, il disprezzo e la paura per il diverso, il coraggio di chi difende il mondo per salvare “chi odia e chi teme”. Il Professor Charles Xavier, seguendo le direttive dello scrittore Chris Claremont, cominciò a tramutarsi in una figura più vicina a quella di Martin Luther King Jr., sognando il giorno della piena integrazione tra l’umanità e la razza mutante. Un mondo unito, capace di accettare e di accettarsi – un’idea che tutt’oggi, guardandosi intorno, risulta davvero difficile realizzare.
Dalla creazione degli X-Men nel 1963 sono passati 56 anni. Il sogno di Charles Xavier è diventato un cliché, un mattoncino fondamentale nella costruzione di cinquantasei anni di storie, una frase che ha segnato intere operazioni editoriali, rilanci e retcon.

L’arrivo di Jonathan Hickman e della sua operazione di riassetto degli X-Men porta con sé la possibilità che il sogno smetta di esistere. Ma non per l’ennesimo atto terroristico di Magneto, tantomeno per l’abusato ritorno di Apocalisse. Se con House Of X i semi di Krakoa hanno permesso al sogno di germogliare, Jonathan Hickman e R.B. Silva in Powers Of X mostrano i frutti del sogno di Xavier – la realtà di una nuova Marvel mutante. In un gioco di specchi, similmente ad House Of X #1 anche Powers Of X #1 si apre con quattro semplici vignette. Quattro primi piani che separano in maniera netta le linee temporali della serie, finestre nella continuity Hickmaniana che osservano l’Anno Uno, l’Anno Dieci, l’Anno Cento e l’Anno Mille della razza mutante. Sotto le Potenze di X si nasconde un corposo intreccio di trama che cambia radicalmente la prospettiva e, come visto sulla gemella House Of X, capovolge lo scenario degli X-Men con un netto colpo di spugna.

Hickman e Silva partono dall’Anno Uno, o X⁰ – dove X sta per 10. Un circo ambulante accoglie Charles Xavier, sorridente in quello che sembra un contesto famigliare. Viene da chiedersi se Xavier sia lì dopo aver percepito l’avvento di un nuovo mutante. Il telepate viene raggiunto da una giovane Moira McTaggart. E’ il loro primo incontro e Moira rivela a Xavier di aver fatto visita ad un cartomante pochi attimi prima. Le carte hanno mostrato il futuro, rivelandole un Mago, in bilico tra due mondi; una Torre, simbolo di morte e rinascita, avvicinamento al cielo; e infine il Diavolo, dio di una religione perduta. Il lettore attento riconosce d’istinto alcuni volti nei tarocchi – sono quelli dei mutanti presenti nelle anteprime, la ragazza che sembra unire i poteri di Colosso e Magik, il giovane elfo rosso così simile a Nightcrawler. Xavier non si lascia turbare: rivela alla donna di aver appena sognato un mondo migliore ed il suo posto nel mondo. La risposta di Moira turba il telepate: “Non è un sogno se è reale”. A queste parole segue la pagina più importante della storia degli X-Men…e il primo salto nel tempo.

X¹, Anno Dieci – questa volta, Hickman si riallaccia agli eventi appena letti in House Of X. Il lettore inizia ad avere una prova tangibile della timeline delle serie. Mystica ritorna a Krakoa: la refurtiva è al sicuro, Magneto la accoglie alla Casa di M. La natura egoista della mutaforma sembra emergere anche nell’utopia ma Xavier, insieme a Magneto, redarguisce Mystica dal ricadere nelle vecchie abitudini, invitandola a riflettere sui sacrifici necessari alla nascita di un “un nuovo e migliore mondo mutante”. La scrittura di Hickman riflette in Xavier il Creatore, l’Ultimate Reed Richards. Krakoa, così bella e maestosa, inizia a nascondere qualcosa.

“Avevamo un sogno. Un sogno comune a tutti noi. Mentre dormivate, il mondo è cambiato.”
Parole familiari accolgono il lettore nella terza linea temporale, X², l’Anno Cento. L’annuncio di Charles Xavier al mondo riecheggia nelle ultime parole di un giovane mutante, schiacciato dalle minacce di soldati e inquietanti Sentinelle dal futuro. Dialoghi cinici, violenza incontrollata e un’ambientazione post-apocalittica si impossessano di Powers Of X: questo futuro sembra aver voltato le spalle ai mutanti. Il mondo è caduto sotto la Supremazia Uomo-Macchina. Tre giovani mutanti, Rasputin, Cylobel e Cardinal cercano di respingere l’assalto di macchine di morte anti-mutanti utilizzando i loro poteri e i semi di Krakoa rimasti. R.B. Silva è coccolato dalle linee morbidissime di Adriano Di Benedetto, che ne esalta l’estrema dinamicità senza appesantire le chine, i colori di Marte Gracia ne esaltano l’esplosività del tratto: Powers Of X mostra i muscoli, accennando i primi momenti di pura azione dell’albo. I design sono accattivanti e i primi accenni di personalità permettono al lettore un primo, impattante imprinting con i nuovi personaggi – che saranno chiave nello sviluppo di questa linea temporale, fondamentale per l’intera serie.


Hickman ha concesso poco se non alcun contesto: la prima parte dell’albo è dedicata all’arricchimento dei concetti espressi in House Of X e gioca di rimandi e connessione di semplici azioni e reazioni. Con il debutto della linea temporale X² Powers Of X costruisce nuovi elementi, balza avanti nel futuro e mostra al mondo il futuro della razza mutante – un futuro costruito sullo scheletro degli eventi di House Of X. Hickman torna ad avvalersi di estratti scritti e file, documenti atti a riempire i buchi di trama e punti fumosi: queste piccole sacche di esposizione non rallentano la lettura. Risulta invece piuttosto utile avere un momento di respiro e cercare chiarezza dopo un inizio burrascoso e piuttosto disorientante. Il lettore ha la possibilità di prendere dimestichezza con la nuova concezione di Mutanti Omega, con le generazioni di Chimere e lo sviluppo del conflitto centrale tra Uomo, Macchina e Mutante. Hickman e Silva fanno dell’Anno Cento degli X-Men il loro momento più basso, ma narrativamente parlando ci troviamo di fronte alla linea temporale finora più densa e corposa.
L’ibridità culturale e ideologica diventa genetica e il conflitto che deriva da questa molteplicità diventa essenziale per la narrativa di Powers Of X. Come accennato in precedenza, Hickman imprime alla guerra tra uomini e macchine contro i mutanti una certa fluidità: lo scrittore tiene a sottolineare quanto le fazioni si siano contaminate nel corso degli anni, creando abominazioni e storture che superano il semplice concetto di “X-Men” e “Sentinelle”.
Silva, emulo di Immonen come Larraz, ne incarna lo spirito più giovane, caricaturale e movimentato, quello dei primi anni su Ultimate Spider-Man e Nextwave, meno rombante e solenne dell’Immonen di All-New X-Men e Star Wars. La leggerezza di Silva permette di trovare momenti di humor in Powers Of X che lasciano un sapore agrodolce e paradossale – tocca infatti a quello che appare come il villain principale della serie stemperare la tensione, mentre viene ultimato il piano definitivo atto ad eliminare una volta per tutte la razza mutante. Di Jonathan Hickman si sono sempre ammirate le doti di narratore a lungo termine, ma niente nella sua carriera è ambizioso come il progetto House Of X / Powers Of X. Superati i canoni del suo rinomato world-building, Hickman fonde la geo-politica di East Of West, il thriller arcano-finanziario Black Monday Murders così come gli exploit supereroistici, il viaggio ai confini del Multiverso in Avengers e New Avengers e la danza mortale tra Richards e Destino in Fantastic Four.

Powers Of X trascende il talento di Hickman nel world-building, ampiamente confermato e glorificato dalle prime, incredibili cinquanta pagine di House Of X. Hickman si impadronisce di una nuova arte narrativa, il time-building, che supera il concetto spaziale per estendersi tra passato, presente e futuro. Hickman non ha alcuna voglia di correre, ma nemmeno di perdersi in chiacchiere. Supportato da artisti uniti da una visione unica, lo scrittore cura con dovizia radici cresciute nel sottosuolo mutante, con tronchi, rami, fiori e foglie che sbocciano a distanza di millenni, con ritmi perfettamente scanditi, misteri della natura da svelare e il sogno di un uomo, diventato realtà, che si espande nel corso degli anni. La costruzione di una linea temporale pretende chiarezza e, con altri dieci numeri ad attendere il lettore, il nuovo corso editoriale mutante si prepara a compiere il salto definitivo verso la nuova era-X.

Quello di Jonathan Hickman è un progetto a lunga gittata, impossibile da decifrare dopo solo un centinaio di pagine. Fuori dallo schema tradizionale, gli Uomini-X di Jonathan Hickman si sono elevati ad una nuova posizione di potere: il principio di autodeterminazione mutante, la creazione di un linguaggio e di una cultura mutante, così come l’ultimatum legato a Krakoa richiamano l’energia distruttiva dei mutanti Morrisoniani, l’audacia storica ed editoriale volta a riproporre gli X-Men al centro della scena Marvel. Presa coscienza dell’estinzione della razza umana e della definitiva ascesa dei mutanti, il lettore ha percepito perfettamente il netto cambiamento di direzione. Fuori dalle meccaniche di sopravvivenza e dentro la narrativa “dominante”, Magneto aveva chiuso House Of X in maniera blasfema, minacciando gli ambasciatori umani, mettendoli in guardia dai “nuovi dei” nati dal sogno di Xavier. Cento, mille anni nel futuro, gli dei mutanti sembrano essere caduti di fronte al binomio macchina / uomo.

Deus, homo, machina.
Superior, sapiens, technologicus.
Jonathan Hickman sta per raccontare la storia dell’umanità – tocca al lettore continuare ad ascoltare.

First Issue

HOUSE OF X #1
Con House of X non inizia una nuova serie degli X-Men, inizia una nuova era la cui gestione si preannuncia visionaria e temeraria, inserita nella mitologia di questi amatissimi personaggi – ormai pronti anche per un rilancio cinematografico dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney – che per decenni sono stati la punta di diamante della Casa delle Idee e troppi anni hanno vissuto in un purgatorio narrativo sconfortante.
Ma questo è anche un nuovo passo nella personale mitologia di un autore rigoroso, maniacale, che non accetta compromessi per le sue idee e che al contrario ha il carisma adatto per portare novità e nuova linfa nell’universo mutante, legandolo a doppio filo all’intero universo della Casa Idee.
Hickman è tornato, ma a giudicare da questo esordio, non se n’è mai andato: ha preso solo un po’ di fiato, per poi continuare a raccontare la propria personale storia degli eroi di casa Marvel.
C’è una nuova parola nel lessico umano: Krakoa.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI

POWER OF X #1
Anche questo secondo capitolo dell’epopea mutante di Jonathan Hickman conferma l’ambizione di questo rilancio degli X-Men, dopo tanto tempo. Allo stesso tempo, la lettura di Powers of X per certi aspetti ribalta e rimette in discussione alcune certezze che potevano derivare dalla lettura di House of X #1. Anche in ciò la Marvel e Hickman erano stati chiari fin dall’inizio, solleticando le aspettative degli appassionati.
Fortunato chi vive in tempi di fumetti mutanti interessanti.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI

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