Wednesday Warriors #39 – da Batman a Vampirella
In questo numero di Wednesday Warriors:
Gufu’s Version
Batman #75 di Tom King, Tony Daniel e Mitch Gerads
La figura retorica dell’ellissi prevede l’omissione, all’interno di una frase, di uno o più termini lasciandoli così all’interpretazione del lettore.
In narrativa l’ellissi può consistere, ad esempio, in un balzo temporale che nasconde al lettore una parte del racconto per presentarlo di fronte a degli eventi compiuti senza che questi ne sia stato testimone diretto: questo espediente, laddove non colmato immediatamente da un qualche tipo di spiegazione, lascia al lettore il compito di ricostruire le parti mancanti della storia, di colmare il vuoto creato dallo scrittore.
Visto in un’altra prospettiva quello dell’ellissi è il meccanismo che regge tutto il linguaggio del fumetto, la Closure: riempire lo spazio bianco che intercorre tra due vignette.
Questo settantacinquesimo numero di Batman si presenta come un esempio estremo di ellissi – quasi un non sequitur – catapultando i lettori in un non meglio definito “più tardi” rispetto agli eventi narrati in Batman #74: assistiamo alle conseguenze delle azioni di Bane senza averle viste, senza sapere come abbia raggiunto il suo risultato e, disorientati come siamo, andiamo a caccia di indizi tra le vignette della storia.
Tom King e Tony Daniel costruiscono di fronte a noi questa nuova Gotham City, la città di Bane, utilizzando un meccanismo interessante: si ricalcano le più canoniche strutture delle storie di Batman – c’è un delitto, i poliziotti avvisano il Commissario che accende il Bat-Segnale ecc… – ma se ne sovvertono dinamiche e interpreti, introducendo così i lettori in questa distopia chiamata “City of Bane”. King cuce la sceneggiatura intorno alle caratteristiche e alle necessità di Tony Daniel, il disegnatore si trova particolarmente a suo agio su tavole di forte impatto, con poche vignette e molto spazio a disposizione per ognuna di queste (non secondario il fatto che Daniel lavori in analogico e King tenga in considerazione la sua necessità di vendere gli originali ai collezionisti) e riesce anche ad essere particolarmente convincente nella resa di alcuni volti, quello del Joker su tutti.
A questo tour di Gotham City si alternano le tavole dell’ennesimo tentativo di Bruce Wayne di riguadagnare se stesso, una ricerca di riscatto dopo dozzine di sconfitte subite negli ultimi mesi, a caccia di non si sa bene cosa in mezzo a delle non meglio specificate montagne innevate (Nanda Parbat?). Il tutto commentato dal racconto tradizionale cinese del “contadino saggio”, una parabola zen sul bene e sul male e sulla capacità di giudicare e valutare gli accadimenti della vita di tutti i giorni.
Concludono la storia una manciata di pagine disegnate da Mitch Gerads che si ricollegano all’evento Year of the Villain: sebbene il Batman di King sia sempre abbastanza slegato dagli eventi della continuity stretta del DC Universe, stavolta a King&Co tocca far buon viso a cattivo gioco facendo fruttare questa “necessità imposta”: i due autori utilizzano l’offerta di Luthor sia per approfondire la personalità e le motivazioni di Bane che per illustrare ancor più dettagliatamente la nuova Gotham City e i suoi protagonisti.
Bam’s Version
VAMPIRELLA #1 di Christopher Priest e Ergün Gündüz.
Si dice che uno scrittore tenda a parlare di ciò che conosce. Molto spesso, è un modo per analizzare ed esplorare ciò che risulta alieno ed estraneo, per conoscere meglio se stessi ed il proprio rapporto col mondo. Dal 1983, Jim Owsley, meglio noto come Christopher Priest scrive di supereroi attraverso gli occhi di un uomo cinico e religioso, socialmente attivo, politicamente scorretto e narrativamente audace. Un uomo che, da sempre, ha combattuto con la piaga del typecasting, un termine cinematografico prestato qui al fumetto: per un lungo periodo della sua carriera, Christopher Priest è stato l’autore “nero” per personaggi “neri”. Fortunatamente, gli ultimi anni di carriera hanno portato lo scrittore del Queens ad uscire fuori dal tracciato, scrivendo una delle migliori run di Deathstroke nella storia del personaggio. Misurandosi con un nuovo personaggio, con tutte le sue meccaniche e dinamiche narrative lontane dalla cultura afroamericana, Priest ha trovato nuovo vigore – un vigore notato dal presidente di Dynamite Nick Barrucci, che gli ha concesso la possibilità di scrivere la nuova serie dedicata alla figlia rinnegata del pianeta Drakulon, Vampirella.
Un nuovo #1 di Vampirella non dovrebbe suscitare particolare scalpore: personaggio pop riconosciuto ma riservato ad una nicchia del fumetto, la procace vampira extraterrestre è stata protagonista di una dozzina e mezzo di varie interpretazioni nel corso degli anni. Proprio per questo motivo, la sequenza iniziale di questo albo d’esordio permette a Priest e all’artista turco Ergün Gündüz di fare completa tabula rasa, permettendo ai nuovi lettori un entry point più tranquillamente digeribile, nonostante la scena presentata sia altamente disturbante.
Ferraglia, macchie di sangue, piccoli rovi ardenti, fumo e resti umani affollano il centro abitato di una città Americana come tante. Sullo sfondo di un terribile disastro aereo, una voce fuori campo, quella della nostra protagonista, ci racconta il mito della “yellow brick road”, la strada dai mattoncini gialli che Dorothy ne Il Mago di Oz percorreva allegramente con i suoi amici, in cerca di un modo per tornare a casa. In un primo squarcio di realtà, Vampirella esplicita il messaggio dietro la metafora, il viaggio alla ricerca di sè e l’importanza di tale strumento narrativo nell’intero sistema della letteratura Statunitense. Un messaggio positivo, che sottolinea la natura catartica e rivelatoria del Viaggio come concetto letterario – che cozza però con la disgustosa scena posta agli occhi del lettore. Paradossalmente, una ragazzina gira in bicicletta mentre corpi arsi vivi sono carbonizzati sui sediolini scaraventati fuori dall’aereo e un corpo morto in abiti stracciati raccoglie la sua testa mozzata dal prato. Vampirella, sporca di sangue ma perfettamente truccata, immobile nella sua bellezza, si incammina lontano dal luogo del disastro, lanciandosi in un urlo disumano – proprio mentre l’albo salta sei settimane in avanti.
Sdraiata sul divanetto del dottor Chary, “Ella Normandy” ripercorre i drammatici eventi che hanno portato alla morte di 170 persone nello schianto aereo. A differenza di tutti i #1 precedenti, Vampirella #1 di Christopher Priest e Ergün Gündüz pone la fredda realtà del “nostro” mondo a stretto contatto con l’eccezionalità, la soprannaturalità di Vampirella. Non esistono vampiri, lupi mannari, nè tantomeno extraterrestri dal pianeta Drakulon venuti dal cielo per proteggere gli strani abitanti del pianeta Terra. “Ella” racconta allo psichiatra lo scontro aereo avvenuto con Von Kreist, nemesi storica del personaggio: un lich, un generale prussiano della Prima Guerra Mondiale che ha ottenuto l’immortalità dopo aver battuto il Diavolo a carte, costretto ad uno stato di perenne decomposizione. Una storia assurda, che Chary trova impossibile assecondare.
I flashback di Vampirella permettono ad Ergün Gündüz di mettersi in mostra in un albo che, fino ad ora, lo ha visto piuttosto sommesso. La splendida sequenza iniziale ha lasciato spazio a talking heads piuttosto statiche, che sottolineano i limiti dell’artista turco come colorista. Tonalità plastiche e poco esaltanti mettono in evidenza il tratto sottile di Gündüz, che però sa perfettamente come gestire i corpi in movimento, realizzando un’ottima sequenza action a bordo dell’aeroplano in caduta libera. L’assenza di gravità, il corpo marcescente di Von Kreist e l’eleganza di Vampirella si mescolano in momenti drammatici, coronati dall’apertura alare della giovane Drakuloniana, momento che occupa un’intera pagina – ultimo punto esclamativo all’introduzione di Vampirella ai nuovi lettori.
L’introduzione del Dottor Chary risulta particolarmente interessante e chiave nella lettura dell’albo. Chary, pronunciato come sorry in inglese, discute di teologia, etica, morale ponendo la razionalità al di sopra di tutto – ma lo fa sfruttando il vernacolare ebonic, il modo di parlare puramente afroamericano. Si sorprende delle assurdità raccontate da Ella Normandy, ne discute la veridicità, diagnosticando un disturbo dissociativo della personalità in seguito al trauma. Ma, cosa più importante, Chary somiglia tremendamente allo stesso Christopher Priest. Il gioco dello scrittore, dunque, consiste nel rappresentarsi nella storia in corso e psicanalizzare Vampirella. Priest rimuove la conoscenza del contesto soprannaturale per donare al personaggio una nuova dimensione. Staccando qualsiasi vestigie del passato da Vampirella, Priest osserva la sua protagonista da vicino, azzerando qualsiasi conoscenza pregressa e donando ai lettori una vampira praticamente vergine.
“Vampires are the new negroes”, frase che rimane impressa alla prima lettura, riassume perfettamente il punto di vista di Christopher Priest, da sempre autore di “diversità” con i piedi ben piantati a terra. Un solido #1 apre le porte all’ennesimo rilancio dell’esule di Drakulon che fa dell’interessante analisi metatestuale sul personaggio il suo punto di forza. Tuttavia, l’albo potrebbe risultare una lettura ostica per chi non avesse alcuna conoscenza del personaggio – nonostante l’autore faccia il possibile per porre tutti i lettori sullo stesso piano. Artisticamente, il lavoro altalenante di Gündüz risulta a tratti ostico e difficilmente inquadrabile, riuscendo solo in rare occasioni a lasciare una buona impressione. Le 34 pagine di debutto della serie si chiudono con un classico cliffhanger e buone idee seminate per futuri sviluppi. Al momento, il futuro di Vampirella di Priest e Gündüz appare intrigante, seducente ma maledettamente misterioso.
First Issue
BLACK HAMMER/JUSTICE LEAGUE #1 di Jeff Lemire e Michael Walsh
Black Hammer/Justice League non appare una lettura imprescindibile, quanto piuttosto un fresco divertissment estivo per gli appassionati del genere, al momento con pretese narrative abbastanza limitate e più basato sui classici meccanismi del crossover.
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