La guerra di Charley: “il più grande fumetto britannico”

L’affermazione di Andrew Harrison su Word Magazine, riportata in quarta di copertina, fa il paio con quella che mi ha incuriosito e spinto a leggerlo: il più bel fumetto sulla prima guerra mondiale…

guerracharley0Se sia vero non lo so, ma di sicuro è un fumetto che vale la pena leggere.

Nona Arte ha iniziato a ripubblicare l’intera raccolta di questa serie serializzata per circa sei anni su Battle, rivista nata per opera di Pat Mills. La raccolta delle storie è stata fatta dalla Egmont nel 2004, e tradotta in italiano per la prima volta quest’anno.

Mills, vero e proprio deus ex machina dei comics d’oltremanica, ha scritto anche i testi della storia di Charley Bourne, affidandone la parte grafica a Joe Colquhoun.

Il mondo dei fumetti è vastissimo, e devo ammettere la mia completa ignoranza sui fumetti britannici, nonostante una sviscerata passione per Alan Moore.

In particolare i fumetti di guerra tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso che hanno dato origine a due antologie concorrenti. Battle nacque in risposta e sull’onda del successo di Warlord.

Charley’s War ha una scansione temporale precisa, senza salti. Segue la storia di Charley in modo pressoché quotidiano, utilizzando da una parte le continue comunicazioni per lettera tra il soldato e la famiglia, dall’altra gli eventi storicamente dimostrati e datati.

guerracharley1In questo primo volume si parte con l’arruolamento che avviene nel 1916, con la falsificazione della data di nascita, sulla spinta di un patriottismo ai limiti dell’ottusità.

Come racconta dal punto di vista tedesco il famoso libro di Erich Maria Remarque Niente di nuovo sul fronte occidentale, anche qui si narra inizialmente di sogni di gloria, di un amor patrio quasi cieco.

La maggior parte del volume si occupa poi della terribile battaglia della Somme. Infatti Charley arriva in Francia, falsificando la propria età (16 anni, quando per arruolarsi ce ne volevano 18), poche settimane prima di una delle più terribili battaglie di ogni guerra.

La Storia ancora una volta è fatta di grandi numeri (e in questo caso si parla di centinaia di migliaia di vittime) ma soprattutto delle storie delle singole persone che si trovano a imbattersi con eventi che sembrano più grandi di loro.

Un effetto collaterale ma non troppo della storia è quello di mostrare al lettore aspetti meno conosciuti della Prima guerra mondiale, da noi italiani spesso vista con gli occhi dei soldati delle trincee sulle Alpi. Anche qui, infatti, la retorica della quarta guerra di indipendenza ha messo sullo sfondo che in realtà la Grande Guerra è stata tale in tutta Europa, e ovunque ha portato morte e distruzione.

Le circa centomila salme raccolte nel Santuario di Redipuglia  testimoniano la durezza della guerra sul fronte italo-austriaco, ma la guerra non fu meno dura nel resto dell’Europa.

E Charley, dal suo punto di vista, ce lo mostra in modo inequivocabile.guerracharley9

I testi di Pat Mills mostrano tutti gli aspetti più degeneri e raccapriccianti di un militarismo cieco, interessato, portato avanti da chi ha le spalle coperte ed è ben lontano dalla linea del fronte; affiancandoli alla vita di trincea, al racconto delle piccole storie dei singoli uomini che lì vivono e muoiono.

Anche tra gli uomini del fronte, Mills individua tutti gli archetipi necessari a portare avanti la storia: dall’ufficiale che poco si cura degli uomini che comanda e della vita delle persone in generale, incarnato dal Tenente Snell, al traditore che cerca di espiare il suo passato, al padre di famiglia che si trova lì quasi per caso.

guerracharley4Forse eccede anche lui nel patriottismo nel mostrare i tedeschi come guerrafondai assetati di sangue, violenti e senza pietà, con il cliché del crucco grosso, cattivo e gelidamente testardo nel perseguire la vittoria. Privandoli per la maggior parte del tempo di quella umanità che sicuramente nelle trincee avranno vissuto anche tra le linee tedesche.

Ma anche questo fa gioco al racconto, in realtà in una pagina natalizia gli uomini delle trincee fraternizzano con il nemico. Sarà proprio il Tenente Snell a rovinare tutto, ridicolizzando la voglia di normalità dei normali soldati e risvegliando la sete di vendetta dei nemici.

Anche l’andamento della battaglia della Somme aiuta in questo disegno. Gli ufficiali inglesi disattenti e superficiali, inconsapevoli o colpevolmente ignoranti della situazione reale delle trincee, finiscono col gettare i poveri soldati, che invece conosciamo uno ad uno, tra le grinfie dei tedeschi, addirittura aizzandoglieli contro.

Questi ultimi, salvatisi furbescamente dai tentativi di rendere l’attacco inglese più semplice, sottraendosi ai bombardamenti, non aspettano altro che vendicarsi, con crudeltà e pronti a fare la carneficina dalla quale sono stati risparmiati per la stoltezza dei loro nemici.

Questo, che può sembrare un utilizzo poco efficace degli stereotipi di tutte le storie all’ambito della Grande Guerra, però non fa scivolare mai la storia nel ridicolo o nell’atteso, né la priva di verosimiglianza. Anzi in questo modo la storia, già di per sé ricca di significato e di valori antimilitaristi e di fraternità, diventa una più generale critica sociale che mostra come gli uomini semplici siano spesso in balìa degli eventi e di chi furbescamente questi eventi cerca di far volgere a suo favore, per lo più per biechi interessi o per semplice crudeltà.

Charley vede cadere intorno a sé le persone, si salva per miracolo diverse volte, e vive situazioni a volte paradossali, come quando si ritrova con alcuni suoi commilitoni dentro le trincee nemiche, o quando si salva dai gas arrampicandosi sugli alberi. Situazioni che in realtà molti soldati hanno vissuto davvero, perché nella confusione dei combattimenti, tante e diverse sono le storie che hanno portato fortunosamente alcuni a salvarsi, a scapito di altri.

I disegni di Colquhoun esprimono con grande crudezza quanto accade sul fronte. I personaggi vengono caratterizzati graficamente tra il realistico e il parossistico, facendo il paio con la caratterizzazione data dalla scrittura di Mills. Vengono utilizzate di tanto in tanto vignette, cartoline e immagini originali dell’epoca che, insieme alla lettere di Charley, non consentono di dimenticare che quanto si racconta, magari con particolari diversi, personaggi simili ma non identici, è realmente accaduto.

E il bianco e nero non toglie nulla, anzi, evita ogni possibile distrazione visiva, consentendo di concentrarsi sulla storia, sui personaggi e sulle loro storie. In particolare su Charley, sulla sua evoluzione. Dall’illusione alla crudezza della tragedia, fino alla volontà di portare a casa la pelle e aggrapparsi alle persone che stanno intorno, che però vengono meno una dopo l’altra. Neppure le ombre servono, infatti tutto viene tratteggiato, non esiste grigio.

Il modo di raccontare è molto efficace anche nella composizione delle pagine, nei tagli delle vignette. La sensazione è quasi cinematografica. Il disegno ha continui cambi di prospettiva. Frequentemente ci sono vignette che contengono soltanto volti che raccontano parte della storia o caratterizzano i personaggi a cui appartengono, rallentando anche il ritmo della narrazione e focalizzando l’attenzione sulle persone.

In effetti è un fumetto di guerra, ma ancora di più è un fumetto che esamina l’animo dell’uomo. Ognuna delle figure che compaiono nella storia ne rappresenta infatti una caratteristica.

Non per niente è La guerra di Charley che in questo fumetto si evolve e in qualche modo assume su di sé tutto quello che accade intorno a lui.

 

La guerra di Charley – vol. 1
Pat Mills – Joe Colquhoun
112 pagine
b/n – 22×28 – cartonato
Nona Arte – Renoir
ISBN: 978-88-97062-77-6
Prezzo: 16,92 €

Per saperne di più in generale sul fumetto britannico, potete trovare informazioni su ComicsUK e su questo blog.

Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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