La Dc e i suoi “Young Animals”- Doom Patrol

Questa volta ho deciso di cominciare a parlare della nuova etichetta della DC, che sta proponendo titoli molto interessanti a mio parere. Magari fra qualche tempo scriverò anche delle altre serie. intanto sono partito con la Doom Patrol.

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Compertina di “The Umbrella Academy”

Quando qualche tempo fa fu annunciato il Rebirth: in pochi si sarebbero aspettati che sarebbe successo anche molto altro, oltre al mero rilancio degli eroi classici. Il nuovo universo DC di cui (poco per volta), vi sto parlando nei miei articoli, ha fatto infatti spazio anche a un cantante.
Gerard Way è il primo dei Giovani Animali e si è fatto conoscere (oltre che come frontman dei My Chemical Romance) come sceneggiatore di quel gioiellino che è The Umbrella Academy, in coppia con Gabriel Bá.

A lui è stato affidato quello che potremmo definire una “Vertigo 2.0”. Temi più adulti ma comunque legati all’ambito supereroistico (la Vertigo, infatti, è ancora attiva nonostante abbia perso negli ultimi anni un po’ di smalto).
Questa nuova etichetta dunque si occuperà di eroi che sono ai margini della continuity e che si trovano ad affrontare situazioni lontane anni luce dal classico villain che vuole conquistare il mondo.
Altro aspetto importante della nuova etichetta è la presenza appunto di promesse del comicdom e non autori affermati, per portare nuova linfa vitale a questi personaggi del DCU.
Oggi ho deciso di parlare un poco della serie di punta di Young Animal e cioè Doom Patrol.
Prima di partire occorre fare una premessa: Gerard Way è morrisoniano. Nel senso che oltre ad essere un grande amico del suo collega Grant Morrison, sul fumetto ha idee molto simili.
Nei primi due numeri della sua Doom Patrol si riprendono infatti atmosfere care a chi ha letto la meravigliosa run a cavallo tra gli ’80 e i ’90, ma che siano passati quasi trent’anni si nota fin da subito.
A partire dai disegni dell’ottimo Nick Derington, dal tratto delicato e preciso, passando per i colori di Tamra Bonvillain, accesi e frizzanti.

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La copertina del primo numero della serie.

Way ci mette del suo, ovviamente. Buttandoci letteralmente in un mondo folle, in cui tutto potrebbe accadere (il finale del #1 ne è la prova lampante). In questi primi due capitoli viene infatti introdotta parte dei protagonisti della nostra storia e vengono poste molte, moltissime domande.
E questo è forse l’unico limite di questa serie. Il voler eccedere, se mi passate il gioco di parole, “eccessivamente”.
Non ho dubbi comunque che Way abbia in mente la sua storia e sono altrettanto sicuro che riuscirà a raccontare tutto ciò che ritiene necessario. La DC ha investito tanto su questo progetto e si ha come l’impressione che sia stato lanciato per farlo durare. Quasi sicuramente col passare del tempo ci saranno delle modifiche nel parco testate, però. Difficilmente infatti fumetti come Cave Carson Has a Cybernetic Eye e Mother Panic resisteranno nel mercato attuale, a meno di inaspettati picchi di vendite, ovviamente.
Tornando a Doom Patrol, sulla trama in realtà c’è poco da dire. Come detto poco sopra, in questi due numeri si sono viste molte cose, troppe per far capire dove lo scrittore voglia andare a parare. Questo però non deve spaventare il lettore a digiuno del lato “weird” del DC Universe, perché il buon Way si sta premurando di presentarci i protagonisti di questa nuova testata come se non li avessimo mai visti e tra questi c’è almeno una vecchia conoscenza, che rimanda anch’essa al periodo Morrison, che è impossibile non amare.
In definitiva, questa Doom Patrol è qualcosa da leggere. Sia per staccare dalle solite botte supereroistiche, sia per provare qualcosa di concettualmente diverso che non si pone frontiere.
Tutto è possibile per la Doom Patrol. Finire in un quadro, aiutare la Justice League, o semplicemente…esplorare Dannyland.

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Benvenuti a bordo…

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