Wednesday Warriors #47 – dai Marauders a Spider-Man
Questa settimana su Wednesday Warriors:
Bam’s Version
AMAZING SPIDER-MAN: FULL CIRCLE #1 di Autori Vari
Nel 1983, dopo un’intensa giornata di San Diego Comic-Con, scrittori, artisti ed editor DC Comics diedero vita ad un progetto folle. Un’unica storia a fumetti con un team creativo a rotazione: ogni albo era volto alla costruzione di un cliffhanger da lasciare in eredità agli autori successivi, costruendo scenari assurdi, situazioni paradossali, pescando qualsiasi personaggio possibile dall’enorme e densa continuity dell’Universo DC. Nessuna possibilità di consultarsi, nessun “appoggio” – una volta finito il proprio numero, qualsiasi fosse il finale, non importa quanto folle, sarebbe stato compito del prossimo team creativo risolverlo e complicarlo ancora di più. Un gioco, una sfida dal titolo The DC Challenge, realizzata successivamente e pubblicata tra il 1985 e il 1986. Nacque così lo schema round robin, un modo di fare fumetti volutamente provocatorio e volto a sorprendere il lettore e mettere in difficoltà gli autori, costretti a soluzioni sempre più bislacche ed avvincenti. La Distinta Concorrenza riprese lo stile della Challenge nel 2017 per The Kamandi Challenge, un tributo al Re Jack Kirby in una serie da dodici numeri “a rotazione”.
Marvel aggiorna la formula, condensando tutto ad un singolo, gigantesco numero. Amazing Spider-Man: Full Circle riunisce sedici dei migliori autori della Casa delle Idee in un’unica storia. 90 pagine a disposizione: nessuno schema né mappe, né possibilità di interazione.
L’apertura dell’albo è semplice ma efficace, capace di impostare immediatamente il tono leggero e “privo di conseguenze”. I neri densi di Chris Bachalo e Tim Townsend si stagliano contro le pareti giallastre e l’aria satura di gas di una stazione spaziale che vaga in orbita intorno alla Terra. L’Uomo Ragno, in costume nero, sbuca fuori da una camera di stasi, confuso quanto il lettore: Jonathan Hickman, attraverso la voce di Nick Fury e i ricordi del Ragno, illustra la premessa dell’intera storia – che non potrebbe essere più vaga ed “aperta”. Fury, Dum Dum Dugan, un manipolo di agenti S.H.I.EL.D. e l’Uomo Ragno hanno assaltato una base spaziale A.I.M. contenente una potentissima arma segreta: nessuno sa di cosa si tratti, ma ora è sulla Terra e bisogna intervenire all’istante. I toni sci-fi sono esaltati dalla matita di Bachalo e Hickman si concede al gioco e preferisce concentrarsi sul suo “classico” Spidey, sfigato e oggetto di dissacrante, sagace critica di Fury. Abbandonate le profondità spaziali, la caduta verso la Terra è affidata a Gerry Duggan e Greg Smallwood. L’atterraggio di Parker non è dei migliori, ma è graficamente appagante e sempre piacevole – la griglia bianca Smallwood è riempita da vignette dinamiche e coloratissime, esprimendo al meglio la follia di Ferretland, parco divertimenti che nasconde depravazioni robotiche che Duggan prende in prestito da Grattachecca e Fichettolandia.
L’introduzione di lupi mannari (!) nella storia prende possesso della parte centrale dell’albo. Nick Spencer, Kelly Thompson e Al Ewing mordono, graffiano ed ululano alla luna, proponendo diverse variazioni sul tema. Spencer, da autore principale di Amazing Spider-Man, sembra decisamente più in sintonia col personaggio, battutaro ma capace di fermarsi a riflettere nel pieno del delirio disegnato dai coniugi Mike e Laura Allred. Valerio Schiti, sui testi della Thompson, affronta in maniera brillante l’ipertricotica riunione di famiglia mannara – un compleanno decisamente pericoloso per la fragile, ferale zia May. Una splash page sensazionale è solo la ciliegina su una deliziosa, frenetica torta action, colorata egregiamente da Mattia Iacono.
Al Ewing e Chris Sprouse rallentano il ritmo – pienamente mutato in lupo mannaro ed infastidito dalla visita di tre piccoli Spider-Ham, Spidey deve affrontare i propri animaleschi istinti. Amazing Spider-Man: Full Circle si concede un momento di riflessione sulla natura del proprio protagonista, quasi all’improvviso. Sprouse, abilissimo cartoonist, si presta all’esperimento senza sacrificare nulla della pulizia del suo tratto, dando umanità e gestendo gli attori di Ewing con una particolare sensibilità – nonostante la loro condizione bestiale. Chip Zdarsky e Rachel Stott colgono l’occasione per risolvere uno dei principali misteri dell’albo, l’identità dell’Uomo nella Scatola. Introdotto da Hickman nel primo capitolo e successivamente abbandonato in favore di altre sottotrame, l’Uomo nella Scatola diventa una figura importantissima nell’intera risoluzione di Amazing Spider-Man: Full Circle. Man-In-The-Box è il miglior esempio di quanto possa offrire la formula round robin, ove una semplice idea, uno spunto di trama perso in una sequenza di eventi caotici, viene “recuperata” da chi riesce a trovare la miglior soluzione possibile. Jason Aaron e Cameron Stewart, successivamente, sviluppano il cliff-hanger lasciato da Zdarsky fino alla sua più estrema conclusione illogica. Al gran finale ci pensa Mark Bagley ed è interessante vedere come gli elementi migliori di ogni singolo capitolo siano ripresi in quest’ultimo capitolo, che riesce nell’arduo compito di chiudere definitivamente le trame di novanta, scatenate pagine.
Il ritmo è il peggior nemico di Full Circle, che solo in un’occasione sembra concedersi un attimo di respiro. Il lettore è travolto dagli eventi e viene spesso costretto a rileggere parti di trama nascoste dietro un lupo mannaro o una mascotte furetto omicida, uno scienziato dell’A.I.M. o un tenero Peter Porker da un mondo alternativo. E’ complicato recensire Amazing Spider-Man: Full Circle e la natura dell’opera rende davvero dura trovare temi e messaggi in grado di arricchire l’albo. L’esperimento è, in sé, davvero divertente: l’Uomo Ragno e il lettore non sono mai in completo controllo e l’imprevedibilità delle trame spicca sulla “coerenza”.
L’assortimento di autori garantisce voci ed interpretazioni diverse della storia: più riflessivo e oscuro Al Ewing, più ironico e graffiante lo stile di Spencer e Zdarsky. Aaron gioca con diversi elementi della continuity Ragnesca, sfociando nella esilarante parodia, mentre Jonathan Hickman riesce a fornire uno spunto di trama sufficientemente forte da poter essere sviluppato dagli altri team creativi. Bachalo, Smallwood, Allred, Schiti e Stewart hanno stili radicalmente diversi, ma in grado di completarsi a vicenda, sezionando la storia in capitoli distinguibili e, per motivi diversi, memorabili. Amazing Spider-Man: Full Circle è un albo che va letto senza estreme pretese, capace di divertire ed affascinare soprattutto per chi vorrebbe cominciare a scrivere fumetti.
Gufu’s Version
MARAUDERS #1 di Gerry Duggan e Matteo Lolli
Dopo House of X e Powers of X, in cui Jonathan Hickman ha gettato le fondamenta del nuovo universo mutante della Marvel Comics, e dopo il primo numero di X-Men, sempre ad opera di Hickman, arriva la prima serie mutante in cui altri autori provano ad aggiungere la propria voce a questo rilancio degli X-Men.
Gerry Duggan e Matteo Lolli sono chiamati ad approfondire e ampliare il progetto di Hickman centrando il proprio focus su un gruppo di personaggi ristretto: Kitty (Kate) Pryde, Tempesta, Alfiere, Iceman, Pyro ed emma Frost.
Lo scopo di Marauders è molteplice: il gruppo si presenta sostanzialmente come una forza di polizia/guardia costiera della neonata nazione mutante di Krakoa, per cui darà modo agli autori di concentrarsi, oltre che sui personaggi succitati, su singoli aspetti dello scenario politico introdotto da Xavier, Magneto e Moira nel mondo Marvel.
È interessante vedere come il nome Marauders passi dall’essere associato agli eventi tragici di Massacro Mutante – era il gruppo che Mr. Sinister aveva assemblato per sterminare mutanti durante il celebre crossover di fine anni ‘80 – a rappresentare un team preposto alla sicurezza di tutti gli Homo Superior: da carnefici a protettori. Insistendo su questa mutazione (haha!) del significato dei Marauders, Duggan e Lolli danno alla serie un tono leggero e avventuroso che funge da contrappeso al taglio drammatico impostato da Hickman sulla serie principale: una sorta di comic relief che si inserisce nella tradizione di serie come Excalibur, creata da Claremont e Davis negli anni ‘80 allo stesso scopo.
In questo compito Duggan si dimostra particolarmente capace: si concentra sui personaggi, cominciando ad approfondire i loro ruoli e le loro relazioni in questo nuovo contesto, che prendono lentamente spessore e profondità. Katherine “Kitty” Pryde prende il centro della scena e viene messa sin da subito sotto il microscopio degli autori che lasciano trasparire tutta la storia, e l’evoluzione, del personaggio in poche ed efficaci scene financo a mostrarci il suo esclusivo stile di combattimento.
Il duo composto da Matteo Lolli e Federico Blee, rispettivamente ai disegni e ai colori, riesce a convogliare nella testata questa necessità di avventura: i campi lunghi, ricchi di colori saturi e brillanti, rimandano a un immaginario cinematografico fatto di navi di pirati, isole tropicali e intrepidi marinai; al netto di una certa rigidità del linguaggio del corpo, il disegnatore gestisce la mimica facciale e l’espressività generale dei volti con un registro efficacemente sopra le righe e perfettamente a tono con l’obiettivo della serie.
Anche le schede – le cosiddette data pages – vengono interpretate in maniera molto personale da Duggan: se per Hickman queste hanno una funzione prevalentemente enciclopedica, mirata alla costruzione di un mondo, qui vengono utilizzate per approfondire l’analisi psicologica dei protagonisti e per gestire il ritmo della storia. Passando dalla lettura di tavole a fumetti al testo letterario il lettore cambia il suo approccio, rallentando la lettura per decifrare il nuovo tipo di testo, alzando così la soglia dell’attenzione che resta alta quando torna alla lettura delle vignette; il risultato è quello di una maggiore densità della storia che però non ne risulta appesantita.
Marauders riesce così a ritagliarsi uno scopo e un’identità importante all’interno della struttura architettata da Hickman, presentandosi come un buon prodotto di intrattenimento caratterizzato da un parco personaggi ben gestito.