L’ergastolo di Santo Stefano – La Storia, le storie e la memoria storica degli edifici

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Sull’isola di Santo Stefano, parte delle Isole Ponziane, poco lontana da Ventotene, c’è un antico carcere borbonico ormai in disuso: Stefano Tamiazzo prova a raccontarne la Storia e le storie a fumetti.

L’ergastolo di Santo Stefano è un fumetto che prende le mosse dall’omonimo capitolo del libro Ricordanze della mia vita, autobiografia del letterato e patriota napoletano Luigi Settembrini, che trascorse quasi otto anni, dal 1851 al 1858, nel carcere borbonico sull’isoletta di Santo Stefano.

Stefano Tamiazzo, attualmente docente di un corso sulle graphic novel presso l’università di Padova, parte dalla testimonianza di Settembrini per parlare dell’isola-carcere, utilizzata fin dal XIX secolo, caduta nel dimenticatoio per lungo tempo, da oltre sessanta anni, ma che ora sta tornando a nuova vita grazie all’interessamento delle istituzioni, al punto che è stato istituito un Commissario governativo che si occupa del suo recupero.

I quasi due secoli di storia del carcere sono raccontati in questo bel volume di oltre 250 pagine, con un sottotitolo esplicitante: Fine pena mai; anche questo un titolo preso in prestito da un’altra opera, ovvero il cortometraggio di Salvatore Braca del 2020 che racconta la storia di Eugenio Perucatti.

A Perucatti anche Tamiazzo dedica un importante passaggio della storia, e incrocia in questo libro le tante storie passate su questo scoglio, usando anche tante piccole citazioni. Una storia che parte dal concetto architettonico di panopticon di Jeremy Bentham, perché è stato su quello che i costruttori del carcere Francesco Carpi e Antonio Winspeare basarono il loro progetto.

Tamiazzo usa una timeline precisa per individuare i momenti salienti della storia del luogo – alcuni davvero storicamente importanti, altri anche solo umanamente significativi – e riprende questa linea, sotto forma di catena, in tutti i capitoli, aggiungendo di volta in volta un nuovo episodio, inserendo una targhetta che riporta l’anno dell’episodio. In questo modo divide le circa 190 pagine nette di fumetto in diciannove capitoli, tutti (tranne il primo) collegati a un momento preciso, e di lunghezza variabile da un minimo di una tavola (Una vita, capitolo 14, anno 1917) a un massimo di ventidue tavole, nel capitolo 8, che racconta proprio di Luigi Settembrini (Luigi Settembrini, anno 1851).

Le storie parlano al lettore attraverso la loro umanità. A volte lo fanno in prima persona, andando oltre la bidimensionalità della pagina: in alcuni casi i personaggi si rivolgono direttamente oltre lo spazio rappresentato, altre volte graficamente, con i disegni che sfondano i bordi delle vignette proprio in direzione del lettore, e sempre di sicuro emotivamente, e con qualche sguardo più o meno furtivo che ammicca direttamente in direzione uscente dal disegno.

I personaggi che compaiono sono talvolta noti, perché a Santo Stefano oltre ai già citati Settembrini e Perucatti sono passati anche Gaetano Bresci, Sandro Pertini e altri ancora, ma poi ci sono anche tante persone sconosciute che lì ci hanno lasciato un pezzo di vita avendoci trascorso lunghi anni di prigionia… o ce l’hanno lasciata tutta, morendoci.

E non importa che fossero criminali incalliti o prigionieri politici. Tutti hanno lasciato lì almeno una fetta della loro vita, ovvero del tempo loro concesso. Incluse le guardie, che spesso sono carcerati tanto quanto quelli che devono controllare, anche se sono al centro del panopticon, invece che nelle celle intorno.

Un carcere che esiste perché non se ne parli, su un’isola che non c’è.

Così lo descrive il suo progettista e direttore dei lavori, su un suo fantomatico diario, in occasione dell’inaugurazione.

Un carcere inespugnabile, se non per Fra’ Diavolo, che organizzò una spettacolare evasione, dopo la quale il carcere venne chiuso per undici anni. I momenti di storia (la Repubblica di Santo Stefano, gli attuali lavori di ammodernamento del carcere) si confondono con quella specie di mitologia che gli edifici antichi portano sempre con sé, a maggior ragione se oggi sono abbandonati. E certamente Tamiazzo fa un bellissimo lavoro nel mettere insieme verità, fantasia e verosimiglianza. Senza tralasciare anche una forte critica storica e il tentativo di ricostruzione di alcune storie non proprio chiarissime, come ad esempio nel caso eclatante della morte di Gaetano Bresci.

La struttura del fumetto ricorda un’altra opera che ho molto apprezzato, anche se di natura completamente diversa, quell’Ossario di Lorenzo Palloni già recensito su queste pagine: un collage di storie diverse, raccontate con toni diversi, con un minimo comune denominatore, che in questo caso non è solo il luogo, ma è anche la solitudine, il tempo, la prigionia.

Struttura e disegni ricordano un po’ quelli di Rick Geary, anche se con un tratto meno spesso, e con una fisiognomica più “spinta”. Al contrario del bianco e nero senza ombre del fumettista statunitense, però, qui abbiamo l’uso dei toni di grigio, che domina ovunque tranne per alcune limitatissime colorazioni: il mare (interessante come sia colorato solo quando non è nella stessa vignetta con il carcere) e il sangue (anche questo solo in certi casi). Per il resto domina il grigiore della prigionia, delle divise a strisce, della solitudine, anche quando le scene non si svolgono sull’isola.

I disegni sono realistici, talvolta brutali, tranne per alcuni aspetti un po’ parossistici: il pupazzo di Mussolini del prigioniero di fianco a Pertini, e l’aspetto di molti personaggi nella storia che parla di Eugenio Perucatti, forse a sottolineare il tentativo di riforma e cambiamento. Un’alterazione anche grafica in senso positivo di una realtà altrimenti triste: le linee dei visi sono meno rigide, i corpi meno scheletrici ed emaciati… ma è solo per poco.

La struttura della griglia delle pagine, come accade nella maggior parte dei volumi che non presentano una griglia standard, è al servizio della storia, e insieme al disegno contribuisce a dare una impostazione molto più dinamica, e ancora di più in una raccolta come questa in cui ogni storia ha una sua autonomia pur su uno sfondo comune.

Ad esempio, il capitolo 1, in cui si mette in evidenza la situazione di degrado del carcere e dell’isola, si conclude con una pagina divisa orizzontalmente in quattro vignette uguali, con uno zoom out dal carcere all’intera isola. Tamiazzo cambia quindi spesso la griglia, facendo un grande uso di vignette a larghezza pagina, ma cambiando a seconda delle necessità: così, spesso troviamo anche vignette che occupano per intero verticalmente la pagina, oppure sovrapposizioni di vignette piccole su altre che fanno da sfondo, o ancora pagine irregolari, senza bordi, o che somigliano a una scrivania, disordinata, con foto, ritagli di giornale, appunti presi a mano. Questo non crea disordine, ma rende la lettura interessante e simile a un’esperienza visuale dinamica, aiutando il lettore a riempire gli spazi bianchi tra i fotogrammi (ovvero le vignette).

È bello anche che il capitolo finale, dopo note e ringraziamenti, sia costituito da schizzi, intendendo non solo gli studi grafici per i personaggi e della copertina, o la testimonianza di diverse fasi di lavorazione dell’opera. Troviamo infatti anche dei divertissement, come quei disegni che si fanno quasi senza pensare a mo’ di schizzo sui fogli che ci sono davanti, solo che questi sono divertissement d’autore e alla fine formano davvero quasi un ultimo capitolo a sé.

Un lavoro davvero ben fatto, complesso, anche emotivamente molto coinvolgente. Tra le piccole storie tristi e crudeli degli ospiti dell’isola, e la grande Storia che gli passa accanto, attraverso gli eventi che hanno caratterizzato l’Italia dal 1800 fino al 1965. Che si tratti di criminali comuni, errori giudiziari o detenuti politici, il carcere o, per metonimia, l’ergastolo, rappresenta uno spaccato della società, e non necessariamente la parte peggiore.


Titolo: L’ergastolo di Santo Stefano. Fine pena mai
Autori: Stefano Tamiazzo
Editore: Ultima spiaggia
Colore o B/N: colore
Data di pubblicazione: maggio 2024
Formato e rilegatura: 17,6 × 24,2 cm, brossurato
Pagine: 256
Prezzo: 20,00 €
ISBN: 978-88-9860754-9

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