The Flintstones: Il fumetto che non ti aspetti
La nuova serie DC Comics / Hanna Barbera dedicata ai Flintstones, colpisce molto per i temi trattati, sicuramente estranei a un franchise come questo.
Qualche mese fa è stato annunciato un reboot in salsa “adulta” dell’universo Hanna-Barbera (per intenderci, quella che ci ha portato Orso Yoghi, Wacky Races, Scooby Doo, The Jetsons e The Flintstones, solo per citare i più famosi. Ma la lista è davvero sterminata).
Le perplessità erano tante, come sempre, quando si tratta di operazioni come queste. Poi i fumetti hanno iniziato ad uscire. Prima Future Quest (sorta di mashup alla Justice League/Avengers dei principali eroi dell’universo Hanna-Barbera), poi Wacky Raceland (le Corse Pazze in versione Mad Max) e Scooby Apocalypse (versione moderna delle avventure dei cinque della Mystery Machine), infine è giunto il turno degli Antenati.
Tra le operazioni di tale rilancio, questa era la più “misteriosa”. Se per le altre si sapevano infatti i temi che avrebbero affrontato, per questa testata ci era stato detto semplicemente che avremmo visto una nuova Bedrock, appunto, più adulta.
Ora, questo può significare tutto e niente. Infatti questi Flintsones sono scivolati in fondo alla mia lista delle cose da leggere. Caso ha voluto però che le letture settimanali finissero prima del previsto. Ed è toccato a loro. Per fortuna.
In una settimana in cui sono usciti diversi titoli interessanti, questo forse è quello che più mi ha stupito. È la stessa sensazione che si può provare quando si ritorna in un luogo amato e lo si ritrova cambiato. Non in peggio, ma in qualcosa di diverso e altrettanto piacevole.
Ai testi troviamo Mark Russel, (già visto sulla recente miniserie Prez) e ai disegni c’è uno Steve Pugh irriconoscibile, per chi lo aveva seguito in coppia con Lemire sullo spesso sottovalutato Animal Man.
Russel ci porta in una Bedrock, come detto, conosciuta ma diversa. Così come nel cartone animato, anche qui è presente la tecnologia dei nostri giorni (auto, telefoni, idromassaggio…) declinata in salsa paleolitica.
Quali sono però le differenze rispetto al cartone animato?
I personaggi sono cresciuti. Non solo emotivamente, ma anche dal punto di vista grafico. Sono diventati più spigolosi, più grossi, più umani.
Le pagine che formano questo primo numero infatti ci restituiscono un Fred Flintstone veterano di una guerra mostrata in una manciata di vignette in tutta la sua tragicità. Wilma è una sopravvissuta, che cerca di inserirsi nella cerchia degli artisti della (non così tanto) ridente città. Il Signor Slate (capo di Fred nella locale cava) è stato trasformato in uno spietato e amorale uomo d’affari, uno di quelli che si potrebbero vedere tranquillamente in un film di Scorsese.
Ci sono poi momenti in cui Russel strappa qualche risata. A volte giocando sulle evergreen gag con gli animali, delle vere e proprie macchine al servizio dell’uomo. Altre volte, invece, il sorriso è amaro, come sentire di un Fred sconfitto dalla vita, che non rinuncia per questo a fare ciò che fa, credendoci fermamente.
C’è della critica sociale in questo numero dei Flintstones, di quella che a rifletterci fa quasi male.
Dire che questo fumetto mi ha stupito è poco. Saranno state le aspettative basse, sarà stato il non sapere cosa aspettarmi. Non lo so. So solo che Mark Russel e Steve Pugh mi hanno catturato.
Non so se arriverà mai in Italia. Spero di sì. Nel frattempo, vi lascio il link a Comixology. Dategli uno sguardo, ne vale la pena.