Dimensione Arcobaleno, mese del Pride 2021: Scirocco + intervista a Giulio Macaione
Scirocco è una storia di realizzazione personale fra la Sicilia e Venezia bicromatica e un po’ almodóvariana, scompigliata dal vento da sud-est. L’autore Giulio Macaione ce ne parla in una intervista.
Benvenuto giugno e benvenuto mese del Pride! Per tutto questo mese Dimensione Fumetto si tingerà dei colori dell’arcobaleno… come? Nell’unico modo in cui sappiamo farlo, leggendo e proponendovi fumetti e fumettisti che affrontano tematiche LGBTQ+, inclusione, rispetto, identità e amore. Buona lettura!
Scirocco è il nuovo libro scritto e disegnato da Giulio Macaione ed edito da BAO Publishing.
Mia cerca un futuro nel mondo della danza classica, ma ha paura di abbandonare un padre solitario e una nonna artista che sta vivendo un momento difficile. Scirocco è il nome del bacaro (bar) del padre di Mia e del vento caldo che proviene da sud-est, lo stesso che causa l’acqua alta a Venezia e caratterizza in special modo il clima del sud Italia. Un vento capace di portare scompiglio anche nell’animo delle persone. Scirocco è una storia corale, la storia di una famiglia (qualcuno direbbe “atipica”) che vive il presente e le sue complessità con coraggio. Un racconto profondo, a tratti doloroso, che conduce il lettore attraverso le ferite di tre generazioni.
Il libro, ambientato fra Venezia e la Sicilia, dipinge il momento esatto in cui si alza il vento e la vita subisce una sferzata, portandoti a fare delle scelte, a cui corrisponderanno altrettante rinunce. Che cosa sei disposto a perdere? recitava una famosa canzone, domanda che i protagonisti, ciascuno a modo suo, hanno bene in testa in questa vicenda.
Macaione delinea personaggi complessi e non stereotipati, capaci di amare e sognare nonostante tutto e li inserisce in un affresco poetico e fortemente nostalgico. Atmosfere sospese nel tempo, silenzi, sguardi e dialoghi incisivi. Un fumetto che profuma di cinema, a partire dalle belle inquadrature che alternano gli azzurri canali di Venezia, alle gialle asprezze dell’entroterra siciliano, ai primi piani empatici dei protagonisti. Lo stile del disegno è come sempre curato, elegante, morbido, in grado di sostanziare l’aria sospesa e dolce della storia.
Abbiamo fatto a Giulio qualche domanda sul suo ultimo lavoro.
Scirocco è una storia profonda e molto umana in cui personaggi di diverse età si trovano ad affrontare nuove sfide e a fare scelte che cambieranno il corso della propria vita. Quale è stata la storia più difficile da scrivere?
Sicuramente, dei percorsi raccontati nel libro, quello più difficile da portare sulla carta è stato quello di Mia – la ballerina che compare in copertina, che nel libro è la figlia adolescente di Gianni – soprattutto nella fase finale della storia. Forse perché mi sono identificato molto in questo personaggio e i sentimenti che esprime nell’ultima parte della storia sono quelli che mi sono rimasti in gola per anni dopo la perdita di una persona cara.
Sappiamo che sei siciliano e che vivi a Bologna. Come mai hai deciso di ambientare Scirocco a Venezia?
Venezia per me è la città più bella del mondo, visivamente parlando, disegnarla è super divertente. Sarà che sono fissato con l’acqua. L’ho scelta per diversi motivi. Innanzitutto, parte di Scirocco è ambientata in Sicilia, in un paesino di montagna sulle Madonie, San Mauro Castelverde (il paese dei miei nonni e dove sono nati i miei genitori), dal quale il mare si vede ma è distante: e anche a Venezia, per quanto sia una città sul mare, in un certo senso il mare non lo si può toccare. Inoltre, ho scoperto che l’acqua alta e in laguna è causata anche dallo scirocco, un vento che caratterizza fortemente il sud Italia e la Sicilia raccontata nella mia storia.
I personaggi del tuo libro lasciano la loro terra per cercare di realizzarsi altrove o per amore, ma rimangono fortemente legati al luogo natale. Pensi che oggi sia ancora necessario partire? Nel 2021 le vere opportunità per un giovane che vuole affermarsi sono solo al nord e nelle grandi città?
Qualche anno fa Palermo era la città europea con il maggior numero di emigrati sotto i 30 anni. Un dato sconcertante per una città meravigliosa dove si potrebbe vivere molto bene. Uno dei più grandi problemi del Meridione è la mancanza di lavoro, che tutt’oggi spinge molti giovani a cercare altrove, ma la Sicilia è ricca di opportunità e sarebbe terreno fertile per tante iniziative. Io auspico un cambio di tendenza e sono felice ogni volta che sento di persone che da altre parti del mondo sono andate a vivere nell’Isola, perché sono convinto che gli scambi culturali con altri luoghi siano esattamente la linfa che serve a città come Palermo o Catania per tornare a richiamare giovani e offrirgli delle opportunità. Allo stesso modo credo sia molto utile per chiunque viaggiare e conoscere il mondo, per poter conoscere altri modi di vivere e vedere più lucidamente i problemi della propria terra. Non condanno chi sceglie di andarsene. Per anni mi sono sentito in colpa per aver lasciato Palermo, ma oggi sento che, per quanto il mio cordone ombelicale con la Sicilia non si sia mai spezzato, Bologna forse è una città che mi somiglia di più. Il dramma è non sentire più di appartenere né a un luogo né all’altro.
Nelle tue storie ci tieni a inserire una colonna sonora attraverso citazioni di canzoni. Come scegli queste canzoni e quanto è importante per te che il lettore le abbia in testa mentre osserva le tavole?
Mentre disegno ascolto sempre musica, quindi per forza di cose le canzoni finiscono con l’influenzare le mie storie o diventarne colonna sonora. Non credo sia fondamentale per il lettore ascoltare la musica che cito, che però sicuramente può dare un’esperienza di lettura più completa.
La scelta delle inquadrature e l’andamento del racconto hanno un sapore cinematografico. Se dovessi scegliere un regista, chi ti piacerebbe che portasse sul grande schermo Scirocco?
Quando penso a una sequenza la immagino quasi sempre come se fosse un film. Il mio sogno sarebbe che un regista che amo come Pedro Almodóvar portasse sullo schermo Scirocco (mi piace puntare in alto). Ma anche Luca Guadagnino potrebbe farne un bellissimo film.
Uno dei tre personaggi è gay e padre, ma la questione non sembra turbare nessuno e non è protagonista di coming out dolorosi, prese di coscienza, dissidi interiori o atteggiamenti macchiettistici. Pensi sia giunto il momento per il fumetto, e più in generale per l’Italia, di parlare di temi LGBTQ+ sorpassando la fase del racconto del coming out?
Premetto che, secondo me, le battaglie per i diritti civili delle minoranze sono fondamentali e dovrebbero essere priorità di tutt*. Il coming out purtroppo è ancora una cosa necessaria. Dico purtroppo perché sarebbe bello dare per scontato che ognuno può amare chi vuole senza doverlo spiegare al mondo, ma visto come vanno le cose fare coming out è ancora una scelta sociale e politica indispensabile. Io non posso dirmi un attivista perché non ne ho le competenze, ma nel mio piccolo ho sempre cercato di presentare agli altri la mia sessualità come la cosa più scontata del mondo, non permettendo che mi definisse come persona. Mi piace inserire nelle mie storie personaggi diversi per orientamento sessuale o etnia senza “problematizzare” la loro presenza, ma inserendola come il fatto più assodato e spontaneo possibile. Credo sia più utile così.
A Dimensione Fumetto siamo fissati con le playlist: ci consigli cinque opere (un fumetto, un film, una serie, un disco, un libro) che ti sono particolarmente piaciute e che dovremmo assolutamente vedere/leggere/ascoltare?
Un fumetto: Saga. Un film: Tutto su mia madre di Almodóvar. Un disco: Version 2.0 dei Garbage. Una serie: Fleabag. Un libro: Febbre di Jonathan Bazzi.
Giulio Macaione
Scirocco
BAO Publishing, 27 maggio 2021
208 pagg., bicromia, cartonato, €20.00
ISBN: 9788832734867