Blood Lad, Kuragehime & the Nerding stuff

Ponderando ponderosamente su cosa mi piace leggere in questo periodo, mi sono repentinamente resa conto che, in due tra i manga che seguo e che mi sembravano degni di esser recensiti per voi, nonostante siano piuttosto avanti nella serializzazione, e per nulla delle novità, c’è un elemento in comune, al si sopra della profonda diversità della loro impostazione, ed è qualcosa che li accomuna anche a me.

L’elemento Nerd.

Non starò qui ad affrontare l’annoso concetto di nerd, se ne parla pure troppo ed anche male. Qualche anno fa eravamo tra i primi a difendere l’espressione “nerd” dalla sua accezione negativa, poi è arrivato The Big Bang Theory e ha sdoganato tutto. Pure troppo. Ora si sta discretamente abusando del termine e storpiando il suo significato… ma non starò qui ad affrontare l’annoso concetto di nerd e bla bla…

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In Giappone, patria del manga, non dicono nerd, ma dicono otaku, e per loro questo termine è ancora più dispregiativo di quanto fosse “nerd” per noi: l’otaku è un fissato di quelli malati, che non sanno nulla oltre le loro passioni, passano la notte a cesellare modellini di personaggi femminili mooolto formosi e cose così. Ma mica è sempre vero eh, ci sono anche gli appassionati sani, quelli che sanno molto dell’argomento che li trasporta, e vorrebbero condividerlo. Sono persone strane? Sì, ma intendiamoci, voi vi definite normali?

Per quanto mi riguarda io posso definirmi nerd perché: mi piacciono delle cose niente affatto mainstream, come disegnare, leggere romanzi, leggere fumetti, collezionare oggetti bellissimi che rappresentano un legame con queste sopraddette passioni (questo about me, ma è lo stesso per tecnologia, il cinema, il crochet…); di conseguenza mi piacciono le persone che come me hanno delle spiccate preferenze per argomenti simili, mi piace parlare con loro, confrontarmi e scoprire nuove cose; ma anche mi piace curare le mie tendresses nella solitudine del mio ego fantasioso, divertirmici su con poco, curiosare in ambiti correlati, scivolando sempre più addentro la mia specializzazione. E tutto ciò mi rende felice. La maggioranza della popolazione terrestre pensa che sono strana, che perdo tempo, che le cose che mi piacciono sono sciocche, infantili, inutili. Queste sono le persone che io chiamo merd, che hanno passatempi meh e sono generalmente esseri umani gnihe. Se mi capite potete continuare a leggere. Se non mi capite non capirete nemmeno perché ritengo i due titoli di cui vi sto per parlare delle opere meritevoli di essere lette e sicuramente molto divertenti: Kuragehime di Akiko Higashimura, edito da Star Comics, e Blood Lad, di Yuuki Kodama ed edito da Planet Manga.

blood-lad-2121717 Quest’ultimo è uscito in Italia per la prima volta esattamente tre anni fa, ottobre 2012, il primo volume, ricordo, mi fece ridere e tanto: Staz è un vampiro, è il bossetto territoriale di una fetta di Mondo delle Tenebre, ma soprattutto è un otaku del mondo terrestre. In particolare di prodotti giapponesi quali manga, videogames, modellini… ed esseri umani. E, sorpresa, nel mondo delle tenebre, chissà perché o per come, arriva una formosissima ragazza umana vestita alla marinaretta! Riuscite ad immaginare il batticuore e l’emozione del vampiro?  I suoi sottoposti gliela consegnano come dono sacrificale e da qui inizia l’avventura, perché poi la dolce Fuyumi muore (c’è brutta gente nell’aldilà), diventa un fantasma e Staz, nonostante abbia perso qualsiasi interesse per lei visto che non è più “umana”, decide di aiutarla. Le situazioni ridicole e paradossali non mancano, e risultano ancora più divertenti se un minimo condividete le passioni dei personaggi: nel primissimo capitolo Staz è alle prese con la sua collezione di manga, action figures, videogiochi, oggetti terrestri, in una stanza che è la copia esatta di quella di un nerd da antologia. Quando si trova di fronte a un dubbio o a una difficoltà pensa a come la risolverebbe il personaggio dei fumetti o addirittura prende a rileggere la serie in cui si propone un ostacolo simile per capire come affrontarlo…

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Uno shonen che inizia così, però, ha dura vita nella serializzazione, infatti con l’andare dei numeri si è trasformato da una quest in cerca di rimedi per aiutare Fuyumi in un “picchiaduro” alla Dragonball, con nemici sempre più temibili ed imbattibili, durissime sessioni di allenamento e così via, mantenendo sempre una sottotrama legata agli oscuri misteri che aleggiano sul Mondo delle Tenebre. Nonostante l’elemento buffo/nerdoso sia stato lasciato alle spalle, continuano ad esistere elementi comunque a favore dell’opera, come il disegno molto attraente, tondeggiante ma non femminile, e la caratterizzazione dei molteplici personaggi, ben delineati e con una loro originalità (la pericolosissima sorellina di Staz è deliziosa, ad esempio).

 

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Anche Kuragehime (la principessa delle meduse) ha spento le candeline dell’anniversario del primo numero ad ottobre, ma del 2010, e nonostante questi cinque anni di serializzazione ha mantenuto la sua verve originaria (che strane le prime edizioni ad ottobre, eh? Non ci entrerà mica qualcosa il Lucca Comics?). In questo caso la storia è più corale, incentrata su un gruppo di amiche molto particolari, che si fanno chiamare Amars  (letteralmente “monache”) che vivono a Tokyo nell’Amamizukan, una casa stile occidentale, ma non interagiscono con il mondo esterno perché ne sono terrorizzate: sono single, sono neet (non lavorano e non studiano), sono fujoshi (appassionate di genere yaoi, per estensione otaku). La protagonista, Tsukimi, vive in tuta, non ha mai parlato con un ragazzo (nella casa è vietato a loro l’ingresso, quali essere demoniaci) e si allontana dal suo quartiere solo se c’è una mostra di meduse: le conosce tutte, sa perfettamente come bisogna prendersene cura, ritiene che siano gli essere viventi più belli ed eleganti dell’universo. Ma tutte le coinquiline sono delle grandissime, ammirabilissime nerd di qualcosa: la sensei Mejiro non esce mai dalla sua stanza e disegna fumetti Boy’s Love; Jiji è un’appassionata di affascinanti uomini anziani; Mayaya adora l’epopea cinese dei Tre Regni e delle sue epiche battaglie; Chieko lo è dei kimono; Banba è una fanatica di treni: ne sanno tutto di tutto e sono gli unici stimoli che le farebbero uscire di case e interagire col prossimo. Un viaggio in metropolitana fino a Shibuya è considerato un atto eroico che porterà alla morte chi lo intraprende. Tutto ciò è delirante ed estremamente divertente, soprattutto quando per fatalità incappa in loro Kuranosuke, ricchissimo e bellissimo fashion boy della metropoli che ama vestirsi da donna. L’assoluta diversità tra stile di vita e semplice buonsenso crea momenti di comicità irresistibile, condita da giochi linguistici, fraintendimenti, situazioni surreali che rendono i characters indimenticabili e amabili.

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Inoltre, tutto lo svolgimento della storia è impostato come una fiaba, da Cenerentola a Il brutto anatroccolo, ma con gli elementi più impensabili a costruire la trama, ed è dunque capace di far sognare, oltre che ridere di gusto, le lettrici. A dimostrazione imperitura che il “nerding” può essere un elemento di intrattenimento e di approfondimento cognitivo se usato con intelligenza.

 

PS: entrambi i prodotti sono stati trasposti in anime: Blood Lad non ha avuto grande successo, ma Kuragehime invece sì ed è diventato anche un live-action dal titolo Princess Jellyfish.

Blood-Lad-anime-cast1-586x441  Kuragehime

 

Silvia Forcina

Non pratico il nerding estremo pur essendo nerd nell'animo, ma non ho niente da condividere con i Merd che popolano il mondo. So solo quello che non sono. Come Balto.

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