Abbiamo sbagliato tutto
Ogni tanto anche le Associazioni Culturali che hanno più di vent’anni di vita devono corciarsi le maniche e ricominciare da capo.
Originariamente avevo pensato di dedicare l’Editoriale (sì lo so, è un atto di ingiustificata presunzione chiamarlo così ma che ci volete fare) al resoconto di Lucca Comics & Games 2015: il viaggio fatto con gli amici di Dimensione Fumetto, i nostri soci che hanno lavorato allo stand della Bandai, le novità che emergono dalla manifestazione ecc… Fortunatamente a seguito di una provocazione/riflessione di Francesco (leggete qui) è nata una discussione interessante che alla fine dice un po’ tutto e che renderebbe un mio ulteriore articolo un ridondante esercizio di vanità.
A darmi l’idea per un altro argomento è stata una foto pubblicata recentemente da una mia amica su Facebook: la foto di una siringa (no, non c’erano malati di diabete in zona). Lo so che vista dall’ottica dell’abitante di una grande città come Roma o Milano una roba del genere, purtroppo, non stupisce più, ma in una piccola città come Ascoli Piceno… beh…
Adesso non voglio addentrarmi in questioni più grandi di noi e di questo sito: Ascoli negli anni ’80 era il paradiso dell’eroina e si assisteva allo spaccio in pieno centro storico poi il “circolo della disperazione” si è spostato a colpi di coca nei salotti buoni e ora le siringhe tornano a fiorire tra i vicoli.
Ma cosa c’entra con noi? Poco e tanto.
Poco perché il contesto in cui prolifera questa disperazione va ben oltre la nostra portata, magari è vero che l’Italia è in ripresa ma di questo Ascoli non se ne è ancora accorta: le aziende chiudono, i soldi mancano e i giovani che hanno voglia di lavorare sono costretti a scappare (senza pensarci troppo riesco a contare già una decina di amici emigrati in altre città o all’estero). E qui noi possiamo fare ben poco.
Ma c’è un altro deserto che si allarga in città, grave quanto quello economico, ed è il deserto culturale. Viviamo in una città in cui il termine “passione” viene associato solo ed esclusivamente alla squadra di calcio locale, che non sarebbe poi un male se non fosse per quel “solo ed esclusivamente”. E qui entriamo in campo anche noi. Parliamoci chiaro, non sto dicendo che i fumetti salvino dalla droga. Non è così. Ci vuole una risposta più profonda e incisiva. Ma il deserto culturale in cui questa disperazione attecchisce tanto bene, quello almeno, lo possiamo combattere. Quando ventuno anni fa abbiamo fondato questo club-divenuto-associazione avevamo l’intenzione di condividere questa nostra passione per la Nona Arte, diffonderla e nobilitarla. Abbiamo organizzato incontri, manifestazioni e centinaia di altre attività e ci eravamo anche illusi di avercela fatta in qualche misura.
E invece le siringhe per terra. E invece chiedi gli spazi all’amministrazione pubblica e un solerte dipendente ti dice “Beh quel posto no. Si tratta di fumetti capisci… non è il caso…”
Sì capisco. Che abbiamo sbagliato tutto: non ci siamo sbattuti abbastanza, non abbiamo rotto le palle a sufficienza, non siamo stati convincenti. E dobbiamo ricominciare da capo.
Adesso piango.
“Ricominciare da capo”. Se lo leggi velocemente da la sensazione di arresa invece esprime la consapevolezza di avere a disposizione ancora tante frecce al proprio arco da passare insieme altri 20 anni.
Infatti il senso non è: ci dobbiamo fermare, ma è: dobbiamo andare ancora avanti per molto, che se molliamo noi qua non ci sarà più terra libera dalla merda…
Valutavo l’altro giorno con Mauro che vi conosco da 17 anni… So’ furia anni ciumbia!