Benvenuti in Giappone 04 – Italia & Giappone
Il padiglione del Giappone all’Expo 2015 era sempre pieno: segno che agli italiani il Sol Levante interessa molto, e la bella notizia è che vale anche il viceversa, dato che dall’altra parte del mondo l’immagine dell’Italia si diffonde sempre più.
Il 2016 è un grande anno per gli italiani interessati al Giappone e per i giapponesi interessati all’Italia. Quest’anno cade infatti il 150esimo anniversario dei rapporti diplomatici fra i due stati, siglati dal Trattato di Amicizia e Commercio firmato il 25 agosto 1866 nella città di Edo (oggi incorporata in Tokyo, che non è una città bensì una regione). Non che prima non ci fossero già stati rapporti fra l’Italia e il Giappone: lo stesso nome del paese estremo-orientale fu coniato dall’italiano Marco Polo, il primo occidentale ad aver scoperto che c’è altra terraferma oltre la Cina, che nel suo Il Milione parla dell’elusiva isola di Cipango, nome da cui provengono i toponimi Zipang, Japan, Japon, Japão e tutti gli altri fra cui, ovviamente, Giappone. La primissima spedizione diplomatica ufficiale giapponese aveva come meta proprio Roma, dove gli ambasciatori autoctoni furono mandati da Alessandro Valignano (gesuita italiano di stanza a Nagasaki) per incontrare il Papa: arrivarono nel 1585, ricevettero in dono una chiesa, e tornarono a casa nel 1590 per morire da martiri. Più recentemente, dopo la Seconda Guerra Mondiale i due stati riconfermarono i trattati diplomatici e per l’occasione si scambiarono dei regali: l’Italia ricostruì l’ambasciata a Tokyo (riempiendola di opere d’arte) proprio sul giardino del XVII secolo dove si suicidarono i famosi 47 ronin, mentre il Giappone donò all’Italia 2’500 alberi di sakura, di cui alcuni furono messi a dimora nel parco intorno al laghetto dell’EUR, e tutti gli anni i nippofili locali vanno ad ammirare la fioritura nel periodo dell’hanami.
Per celebrare questo secolo e mezzo di collaborazione nel bene e nel male, sono state avviate sia in Italia sia in Giappone una gran quantità di eventi artistici, musicali, cinematografici, teatrali, culinari e altro ancora. Se nel Bel Paese le attività sono veramente moltissime e distribuite un po’ dappertutto, nel Paese del Sol Levante invece si sono preferiti meno eventi meno diffusi, ma molto più grandiosi. Nella fattispecie, nel solo mese di marzo e nella sola parte centrale della regione di Tokyo, si intersecano i periodi di esposizione di tre mostre clamorose con alcuni fra i nomi più clamorosi della storia dell’arte italiana. Al Museo d’arte della Metropoli di Tokyo c’è Botticelli e il suo tempo (proprio così in italiano) in cui si racconta il prima, durante e dopo della vita di Sandro Botticelli con moltissimi lavori del suo maestro Filippo Lippi, suoi e del suo allievo Filippino Lippi. Poi, al Museo di Edo-Tokyo è allestita Leonardo da Vinci – La sfida del genio, sottotitolata in inglese Beyond the Visible poiché fra le varie opere vi è esposta anche la Madonna dei fusi, un soggetto che Leonardo realizzò in molte versioni tutte iniziate da lui e finite da altri, e quella esposta a Tokyo (proveniente da Bowhill House, una magione sperduta nella brughiera scozzese) pare sia la più autentica perché dalle radiografie sono emerse rivelatrici immagini fantasmatiche nascoste sotto lo strato di pittura. Infine, al Museo Nazionale di Arte Occidentale si può visitare Caravaggio e il suo tempo: amici, rivali e nemici che racconta l’esperienza artistica del genio lombardo con molti suoi dipinti appesi al muro fianco a fianco con quelli ispirati, copiati o plagiati dai suoi contemporanei. In pratica sono stati svuotati i musei di mezza Italia, e non solo, per allestire mostre enormi e senza precedenti per ricchezza sia di opere sia di qualità, e siamo solo a marzo.
Ma come per tutti i fenomeni di costume non passeggeri, è necessario che la conferma della sua diffusione arrivi dal basso, dal popolare e dal commerciale, e questa cosa sta accadendo. A quanto pare il Giappone si sta innamorando dell’Italia, di nuovo: era già successo durante gli anni fine ’80 inizio ’90 del secolo scorso, il periodo della cosiddetta Bubble in cui i giapponesi hanno vissuto un effimero tenore di vita così clamorosamente alto da permettersi facilmente di comprare beni di lusso occidentali a prezzi folli, primi fra tutti italiani come Bulgari e Versace, quest’ultimo diventato così popolare da essere protagonista di una celebre gag di Kamikaze Girls. È in quel periodo che si è impresso a fuoco nella testa dei locali che Italia = lusso sfrenato, mentre le nuove generazioni sono più orientate verso Italia = cultura artistica e alimentare, il che è un enorme passo avanti rispetto ai francesi che sono ancora considerati “mangiatori di baguette sulla Tour Eiffel fischiettando Les Champs-Élysées” (in giapponese, ovviamente).
I Golden Bomber sono un gruppo musicale parodico che ironizza di volta in volta su vari aspetti della società giapponese con un umorismo degno di Mai dire banzai. Nel «trendy music video» della canzone del 2013 Dance My Generation, ispirata per testo, musica e immagine alla moda durante il periodo della Bubble, i membri della band sventagliano soldi come fossero del Monopoli e buttano via bracciali di Bulgari tempestati di brillocchi. Notare quanto i look siano simili a quelli dei personaggi del contemporaneo Yu degli spettri.
L’immagine dell’Italia ultimamente sta molto progredendo, dove con “progredendo” non s’intende “migliorando” (d’altronde era già buona, nonostante i continui tentativi degli italiani di distruggerla), bensì che si sta scendendo nei dettagli e comprendendo meglio un paese che prima era inteso dall’opinione pubblica come un’unica spianata di pizza. Per esempio, i giapponesi sono ormai entrati nell’ottica d’idee che mentre la Francia è composta da una sola grande città circondata dalla campagna, l’Italia invece presenta luoghi d’interesse distribuiti ovunque, e la cosa si vede bene dalle offerte delle agenzie di viaggi che propongono una settimana a Parigi o una settimana in tour per l’Italia.
Per chi non può permettersi un viaggio in Italia, può almeno viaggiare per due ore al cinema. Ultimamente i film italiani spuntano dalla neve come margherite: benché la distribuzione di pellicole nostrane nelle sale cinematografiche nipponiche sia decisamente poco diffusa e limitata al circuito d’essai (esattamente come per i film giapponesi in Italia), dal 2001 è attivo il Festival del cinema italiano, partito come un piccolo evento itinerante e diventato nel tempo una manifestazione culturale e mondana di richiamo nazionale, tant’è vero che è stata stabilizzata in due sedi prestigiose del quotidiano Asahi shinbun a Tokyo e Osaka, dove si svolge ogni anno fra la fine di aprile e l’inizio di maggio col supporto dell’Istituto Luce e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo italiano. Chi non ha modo di partecipare al Festival nelle grandi città, può comunque fruire la cinematografia nella lingua del sì in home video, dato che molti titoli vecchi e nuovi figurano nei videonoleggi, attività commerciale ancora diffusissima in Giappone, spesso nello scaffale dei consigliati.
Inoltre, benché non rientrino nei progetti per le celebrazioni per il 150enario, è curioso notare che in Italia verrà allestito uno spettacolo teatrale musicale “giapponese” e in Giappone uno “italiano”, ovvero rispettivamente Madama Butterfly e Vacanze romane. L’opera scritta da Illica & Giacosa e musicata da Puccini è ovviamente in cartellone tutti gli anni in svariate località d’Italia e del mondo, ma in questo caso la regia curata dallo spagnolo Àlex Ollé brilla per inventiva, proponendo una messinscena di fortissimo gusto pop, quasi j-pop considerando il tema, che ha avuto grande successo l’anno scorso alle Terme di Caracalla a Roma e quest’estate verrà riallestita sfruttando la scenografia esistente, ovvero i ruderi romani usati come fondo per proiezioni mapping. Nel frattempo, sempre d’estate, la celebre Compagnia teatrale Takarazuka, composta da sole attrici donne divise in sei troupe specializzate ognuna in ballo, canto, recitazione eccetera, metterà in scena la sua versione del classico hollywoodiano Vacanze romane, trasformando il capolavoro del cinema romantico, storicamente molto amato dal pubblico giapponese, in un musical con canzoni originali. Entrambe storie molto sentimentali e idealistiche, entrambe non a lieto fine, entrambe a teatro ed entrambe cantate: entrambe imperdibili.
Infine, oltre alle manifestazioni artistiche dell’Italia, sono molto diffuse anche e soprattutto quelle culinarie, sia con veri ristoranti e vere pizzerie italiane, sia con becere imitazioni tipo Saizeriya, catena di family restaurant (ristoranti semplici ed economici in cui si ordinano solo set completi e non singoli piatti) con al muro foto di Piazza San Pietro e gigantografie degli angeli di Rosso Fiorentino. Nei menù di questi posti opinabili figurano rivisitazioni della gastronomia italiana che farebbero venire un colpo alle nostre nonne, nonché complete invenzioni tipo il “doria“, una sorta di risotto al gratin inventato a Yokohama nel 1927 da uno chef svizzero che per un misterioso scherzo del destino è ormai diventato per tutti gli autoctoni un piatto tipico italiano. Ma è a un livello ancor più popolare, ancor più accessibile anche da chi non mangia fuori e non spende nemmeno 100 yen per noleggiare un film, che si vede il vero recente successo dell’Italia in Giappone: gli spot televisivi, che sono l’autentica conferma della fama di qualcuno o qualcosa. Per esempio, Haruka Ayase è al momento l’attrice giapponese più celebre e richiesta in patria, letteralmente ubiqua e presente in mille film al cinema, programmi tv, spot pubblicitari e anche copertine di riviste di fumetti. Il grande successo è arrivato quando ha recitato la parte della protagonista Stilly nel film Lo specchio magico tratto dall’omonimo cartone animato, quello la cui sigla è il liscio dei Cavalieri del Re, e da allora è ovunque… anche in Italia.
Nella nuova campagna pubblicitaria dei cosmetici SK-II, Haruka Ayase è andata a Taormina, in Sicilia, a prendere la tintarella al teatro greco e con l’occasione si è anche fatta un bel giro in bici, e pedala pedala, dallo scorso primo gennaio la Ayase è arrivata nei cinema italiani col film Little Sister (nel trailer del film è la prima che appare, quella che dice «Vieni a stare da noi!»), ovvero quell’Umimachi diary che ha vinto il premio come Miglior Film agli scorsi Oscar giapponesi.
La Ayase non è l’unica giapponese a girare in bici le città storiche italiane: l’anno scorso il gruppo di idol giapponesi Denpagumi.inc ha tenuto un concerto all’Expo di Milano e, visto che c’era, ha fatto tappa a Lodi per girare fra le stradine del capoluogo lombardo il videoclip del nuovo singolo Ashita Chikyuu wa konagona ni nattemo (“Se anche la Terra andasse in frantumi domani”). Non è uno spot tv, ma comunque un prodotto esplicitamente promozionale che come tale vuole dare una bella immagine di sé, e anche qui è stata scelta l’immagine dell’Italia e delle sue viuzze medievali.
E quanto a stradine italiane, ecco Ken’ichi Matsuyama, celebre per Nana, Death Note e Detroit Metal City, in un angolino di Roma (riconoscibile dai sanpietrini e dallo stemma dei Chigi nella chiave di volta di un portale) alle prese con due gemelli che pronunciano male in giapponese la frase «Futte maru de iretate», cioè “Se lo agiti sembra appena preparato” perché fa la schiumetta come la macchina al bar.
Insomma, è già da un po’ che in Giappone l’Italia è negli occhi e nella bocca di tutti, basti pensare a un altro patrimonio nazionale come i motori, offesi coloritamente sia nel segmento giapponese di Kill Bill («Le Ferrari sono spazzatura italiana») sia in Tokyo kazoku («La Fiat 500 è un catorcio italiano»): che se ne parli bene o male, purché se ne parli. Un risveglio d’interesse che parrebbe quasi un piccolo Rinascimento: speriamo solo che duri.
Lo stesso testo è pubblicato anche qui.
Oso una supposizione: dato che la canzone delle Denpagumi.inc è un omaggio all’Italia, è possibile che il video sia ispirato a “Buon viaggio (share the love)” di Cesare Cremonini. Sarebbe meraviglioso(però la canzone è più bella quella di Cremonini eh).
Non so se le Denpagumi.inc o chi per loro conoscevano il video di Cremonini, uscito quattro mesi prima; sicuramente quest’ultimo sfrutta in maniera decisamente più creativa la telecamera a occhio di pesce, oltre al fatto di essere realizzato tecnicamente molto meglio (guarda solo come nel video delle Denpagumi.inc quando vanno in bici spesso i segmenti fotografici non combaciano bene).