’68: “Corri nella Giungla” & “Cicatrici” – Bravissimi porco diavolo!
68: SaldaPress e Image Comics presentano: Vol. 1, “Corri nella Giungla” – Vol. 2, “Cicatrici”
Scritto da: Mark Kidwell, che è bravissimo, porco diavolo! – Disegnato da: Nat Jones (idem) – Colori di: Jay Fotos, che poi ha anche portato avanti il progetto nei momenti difficili.
Per un totale di oltre 300 pagine, i due volumi di “68” raccolgono la serie splatter a tema zombie e guerra del Vietnam, in breve divenuta di culto.
Il 1968 è un anno cruciale specie per la storia americana. Lo è ancora di più nella parodica serie che vi aggiunge gli zombie e la corsa verso un’apocalisse, iniziata, chissà come.
E per fortuna non si sa bene come, perché gli zombie sono un’idea banale, che urla a paure e desideri umani ancestrali, irrazionali, più cerchi di spiegarla, più annaspi nelle spesse sabbie mobili dell’idiozia.
All’inizio il soggetto del testo può sembrare dubbioso (zombie e Vietnam?) ma discende da una domanda semplice e sensata: cosa sarà successo nel resto del mondo mentre in Pennsylvania accadevano i fatti di “La notte dei Morti Viventi” di Romero, proprio del 1968? –“Primo” e -secondo molti- imbattuto film del genere.
Se non sono un appassionato di fumetti posso però definirmi un appassionato di zombie, “risorsa di intrattenimento” che da quanto è stata concepita ha avuto costante successo e attenzioni, ma che da qualche anno a questa parte ne ha ricevute anche troppe, fino a diventare stucchevole e noiosa. Fioccano maledette soap opera di “ritardati viventi”!
Al contempo sono abbastanza appassionato di intrattenimento e cultura americana, discontinuamente attratto dal fumetto yankee, mi sono veramente goduto tutta l’opera!
Per una volta funzionano un po’ tutti gli aspetti sia della serie originale che dell’edizione specifica italiana. Ottimi voti a: disegno, colori, idea, storia, redazione, ma anche traduzione, cura dei dettagli e persino approfondimenti! Questi ultimi hanno un ruolo affatto marginale.
I tomi sono infatti curatissimi, l’italiano del traduttore è eccellente e riproduce assai bene il gergo americano, con note azzeccate e dirimenti -e addirittura, per esempio, in nota traduzioni di cartelli lasciati in inglese nel disegno-.
L’opera è inoltre arricchita da belle gallerie di tavole a fine albo. Che valgono la pena perché i disegni sono un gran lavoro!
Il disegno è curato, con carattere, e una personalità “spigolosa” al contempo dettagliata, e piena di riferimenti. Inoltre è truce e splatter come deve essere: all’estremo. Si indulge molto su sangue, anatomie, viscere, primi piani, dettagli truculenti e crudeli, nei limiti del possibile (è il 2015 abbiamo visto tutto!) c’è anche una certa originalità nella proposta.
Struttura e il ritmo delle storie funzionano benissimo. Esse si svolgono su più piani (Vietnam-California-New York) dando un’ottima dinamicità e intrappolando l’attenzione; nonostante il soggetto sia quello che è (zombie) e per forza di cose tenda ad essere ripetitivo, il rischio è scongiurato, c’è tensione quasi continua, una narrazione asciutta, essenziale che non si perde in fronzoli e tanto meno in saccenteria!
Anche le storie brevi sono eccellenti: “la voce dell’innocenza” e “Sissy” sono disegnate da Tim Vigil, “avversità” è disegnata da Jeff Zornow, magnificamente in entrambi i casi, seguono e mantengono qualità e standard del resto dell’albo, conferendo varietà. Sono piccoli gioielli: difficile essere così lineari, efficaci, estremamente truculenti, con tutto ciò che ne discende, ironia, raccapriccio.
Le brevi digressioni storiche spezzano dove serve, senza interrompere il flusso, ma anzi conferendo pause necessarie, con contenuti appropriati e interessanti. Accrescono enormemente la portata dell’albo rendendo la lettura qualcosa di più che intrattenimento privo di scopo. Il padre di uno dei realizzatori ha fatto il Vietnam, le situazioni sono spesso sfigurate a partire da una realtà di cui in genere gli italiani sanno poco: una guerra malvista dai connazionali stessi e dai media.
Tra tanto, mi limiterò ad elogiare la proposizione interessantissima di pagine estratte dal “Manuale del Vietnam” (Handbook, for U.S. Forces in Vietnam) che avverte il soldato dei pericoli delle trappole.
Per evitare di essere preso dal troppo entusiasmo, ho aspettato un paio di giorni prima di scrivere; a freddo la considerazione dell’albo non è cambiata! Assegnerei un dieci su dieci.
Voglio concludere, però, sconsigliando di imitarlo, forse si tratta di un tipo di fumetto e soggetto che solo un americano può mettere in scena senza risultare ridicolo, c’è bisogno davvero di essere nati là per poter girare con autorità e competenza su questioni di guerra, sociali, razziali, evitando di irritare o sembrare arroganti o fuori luogo.
Un esempio? Il quarto di sangue Cherokee di uno dei personaggi, secondo la regolamentazione americana, conferisce titolo minimo per considerarsi nativi e chiedere di vivere nelle riserve.
Vi sarebbe tanto di cui parlare, lascio al lettore di togliersi curiosità e approfondire in modo facile e divertente.