20 cose (di cui forse non vi importava niente) su Spider Man! – Parte 3, (11-15)
C’è solo una cosa peggiore degli articoli troppo lunghi, e cioè gli articoli che durano troppo. Per fortuna questo non è il caso di “20 cose (di cui forse non vi importava nulla) su Spider Man!”, che giunge qui alla sua terza ma non ultima puntata.
Continua il nostro viaggio nei retroscena della storia editoriale dell’Uomo Ragno. Da come si mettono le cose potremmo superare il numero 20 nel qual caso… contate qualche numero in meno!
Si comincia!
11- Amazing 400 uscì nel pieno della seconda Saga del Clone, come si è già detto. La Seconda saga del Clone, ad oggi forse troppo infamata, fu una diretta conseguenza della Prima Saga del Clone, scritta da Gerry Conway e disegnata da Ross Andru.
E indovinate un po’ di chi è stata la colpa di questa sfortunata serie di eventi? E certo, sempre sua. Di Stan Lee.
Il fatto è che Stan non poteva praticamente più uscire di casa senza che qualcuno gli chiedesse conto di quella storia di Gwen. Il panettiere. Lo spazzino. Ormai usciva di casa e guardava a terra per non incrociare lo sguardo accusatorio di nessuno; ma nemmeno guardare il marciapiede funzionava.
Così, non potendone più e sfruttando i suoi superpoteri da Presidente-cui-non-fregava-in-realtà-più-nulla della Marvel, telefonò a Conway e gli disse due semplici parole:
«Riportala indietro.»
Conway allora provò a proporre diverse soluzioni:
“No” disse Stan.
“No” disse Stan.
“No” disse Stan.
“Nemmeno” disse Stan.
Insomma, Gwen era realmente morta, Gwen non risorgeva in nessun modo, ma doveva tornare indietro. Punto e basta.
Fu così che Conway se ne uscì con la storia del clone di Gwen e di Miles Warren.
Tutto sommato ne uscì una bella storia. Gonway inserì il clone di Peter giusto per renderla più dinamica, e mai avrebbe immaginato a cosa un giorno avrebbe portato.
Tra l’altro, Conway chiese a Lee cosa avrebbe dovuto infine farsene, di questo clone di Gwen, ma Lee, che secondo me a quel tempo era affetto da deficit dell’attenzione, aveva perso interesse nella cosa. Conway la eliminò dalla serie facendola partire per altri lidi. Contento Stan, contenti tutti!
12- Amazing era diventata la serie di punta, superando Fantastic Four, e quindi non poteva essere affidata al primo che capita. Laddove quindi autori molto più sperimentali come Starlin e Englehart facevano quel che volevano su altre serie, Amazing finiva in mano ai capoccia.
Il testimone di Editor in chief passò prima a Thomas, poi alla coppia Wein-Wolfman, poi al solo Wolfman. E indovinate chi scrisse la serie dopo Conway? Esatto, prima Wein e poi Wolfman.
Furono anni piatti, di gestione del personaggio, in omaggio all’ultimo desiderio di Lee prima di cambiare aria: non fare grossi cambiamenti alle serie, lasciarle sempre al punto in cui fossero riconoscibili per permettere un ricambio generazionale morbido. Così Spidey si trovava invischiato in inutili battaglie con personaggi vagamente ridicoli e inventati solo per cogliere qualche moda del momento.
Personaggi come Rocket Racer, col terribile potere dello skateboard. La cosa incredibile è che questa gente dava filo da torcere all’Uomo Ragno!
Gli albi celebrativi invece erano utilizzati per rinarrare le origini segrete, con vari espedienti. Molto importante, col senno di poi, fu Amazing 200. Nella storia il ladro che uccise zio Ben rapisce la vecchia!
La storia (tra l’altro disegnata da Keith Pollard, uno dei disegnatori più sottovalutati dell’universo) assume un’importanza fondamentale perché alla fine zia May supera la sua paura da babbiona isterica per Spider-Man ed impara a fidarsi di lui.
Quando, decenni dopo, si decise di rivelare che zia May sapeva dell’identità segreta di Peter, gli scrittori pensarono a questo come il momento in cui il sospetto si era insinuato nell’arteriosclerotica mente della vecchia. Alla buon’ora!
14- È pur vero che la questione dell’identità segreta di Peter Parker ha sfidato per anni ed anni la regola della sospensione dell’incredulità. Ok, Superman era peggio, con i suoi occhiali mimetici, ma davvero, si deve essere dei grandissimi imbecilli per non farsi sfiorare dal sospetto nemmeno una volta.
Iniziando dal fatto che sei l’unico sulla faccia della Terra che sia mai riuscito a fargli delle foto decenti. Uno potrebbe dire che questo non fa testo, perché allora dietro la maschera di Belen dovrebbe nascondersi Corona.
Ma vogliamo parlare di Amazing Spider Man 12?
Quella volta però Peter era malato e ci prese talmente tante botte che tutti credettero che stesse solo facendo finta di essere Spider-Man. Seee, come no.
Nel numero 25 succede anche di peggio. Jameson, nella sua furia anti-ragno, non si fa nessuno scrupolo manco fosse Lex Luthor. E così stacca copiosi assegni per avere la pelle di Spidey, ad esempio finanziando gli Ammazza-Ragno di Smythe. Quando quest’ultimo vuole dimostrare la capacità del robot di rintracciare l’Uomo Ragno, indovinate un po’ addosso a chi finisce?
Ovviamente, Smythe, da quel gran genio che è, attribuisce la cosa ad un bug. Perché la fuga di cervelli è un problema, ma mai quanto il restare degli idioti.
Eppure, ci sono personaggi insospettabili che conoscono l’identità di Peter. Cioè, gli amici intimi non ne hanno idea, ma il primo che passa sì. E Peter non se ne fa un problema.
Cioè, è possibile che Gwen non ne avesse idea, mentre Ka-Zar sì?!?
Per non parlare di personaggi sfigatissimi come Nate “X-Man” Grey…
E di gente che non ha mai avuto niente a che fare con Peter, come Thor:
il dottor Strange…
e l’Angelo!
Non ci sorprende che l’unico a soprendersi quando Peter fa coming out durante Civil War sia quel fesso di Jameson!
15- Amazing era la serie ammiraglia e non poteva che finire, come abbiamo già detto, nelle mani dei pezzi grossi. Nel 1976 fu inaugurata la seconda serie, intitolata Peter Parker, the Spectacular Spider-Man, che fu palleggiata tra diversi scrittori come Conway, Archie Goodwin (altro Editor in Chief), e Bill Mantlo.
Poi, nel 1978, un ragazzone di nome Jim Shooter riuscì ad avere il posto e decise che la Marvel doveva cambiare.
Quella di Shooter fu una gestione controversa, che da un lato permise agli autori di sperimentare il proprio stile in barba alla tradizione (e stiamo parlando di gente del calibro di Walter Simonson, Frank Miller, Chris Claremont, John Byrne); dall’altro lato però era convinto che nessuna serie potesse essere lasciata senza uno stretto controllo editoriale, e così assunse un esercito di supervisori che facevano da tramite tra lui e gli scrittori.
Fin qui, niente di male, ma Shooter aveva delle strane idee. Ad esempio per un periodo si fissò col fatto che nessuna storia doveva durare più di due numeri (vallo a dire a Claremont). Si impose così tanto che provocò la fuga di Byrne e Stern da Captain America, interrompendone una delle migliori run di sempre.
Shooter aveva un’idea molto precisa di come si dovesse disegnare una storia Marvel e, per mostrare a tutti la sua idea, decise di disegnare un albo così che fosse evidente. Indovinate quale serie fu prescelta per questa splendida dimostrazione? Ovviamente, Peter Parker, the Spectacular Spider Man n. 56
Se vi sembra di non aver mai sentito parlare di Shooter come un disegnatore, è perché, probabilmente, non ne avete davvero mai sentito parlare. Shooter disegnava poco, e quel poco che disegnava, lo disegnava male.
Ma a parte il tratto legnoso, che a quei tempi non mancava di certo né alla Marvel né alla DC, ciò che Shooter davvero voleva insegnare erano le inquadrature e la scansione delle vignette. Shooter aveva una vera fissa per le inquadrature.
Le regole erano poche e semplici, ma auree.
Prima regola: la tavola deve essere composta da un numero minimo di 5 a un massimo di 9 vignette, possibilmente di dimensioni uguali o al limite multiple di due o tre. Tutte le tavole. Unica deroga: splash page.
Ecco un’altra tavola di esempio.
Quanto alle inquadrature, ne sono permesse praticamente solo due. Quella principale è ad altezza occhi. Le uniche deroghe sono da un angolo in alto della stanza, se proprio abbiamo bisogno di fare panoramiche.
Questo era, per Shooter, il manuale del buon disegnatore. C’è da ringraziare che nessuno gli abbia dato il minimo ascolto!
(3- continua)
Nota: le fonti da cui sono tratte le notizie per questi articoli sono troppe per essere elencate minuziosamente. Principalmente ho utilizzato svariate interviste pubblicate su riviste come The Comics Journal, Comic Collector, Back Issue; su siti come Comic Book Resources, Newsarama, Bleedin’Cool; e svariati blog tra cui Dial B for Blog, The Ben Reilly Tribute, Spiderfan.org; e infine libri come Marvel, una storia di eroi e supereroi di Sean Howe e pubblicato in Italia da Panini.
Ci tengo inoltre a citare una fonte preziosissima per chiunque voglia scrivere articoli di approfondimento sui comics in Italia, ovvero l’archivio di ComicsBox.