Pietrarsa: un museo per la storia e le storie delle ferrovie d’Italia

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Kleiner Flug rinnova la sua attenzione per le istituzioni culturali del nostro paese e, in collaborazione con la fondazione Ferrovie dello Stato, racconta la storia dei treni e del museo di Pietrarsa.

Pietrarsa è un nome che credo ai più dica poco, e devo ammettere anche a me fino a qualche mese fa. Poi, grazie a questo albo edito da Kleiner Flug in collaborazione con la Fondazione FS Italiane e presentato a Lucca Comics & Games 2022, ho scoperto un posto sconosciuto. Uno dei tanti in cui l’ingegno e l’intelligenza italiana si sono fatti materia.

In questo caso per lo più ferro.

Gli albi della casa editrice toscana sono frequentemente sulle pagine del nostro sito, perché il fumetto è per loro una operazione culturale. A volte in collaborazione con istituzioni o amministrazioni locali, fornendo la competenza fumettistica ed editoriale per trasformare in storie disegnate leggende locali o intere opere liriche. Stavolta l’idea è di raccontare la storia del trasporto ferroviario in Italia attraverso il posto che per oltre 130 anni ha costruito, riparato e revisionato carrozze e locomotori, prima sotto il Regno delle Due Sicilie, poi per lo Stato Italiano, dal 1843 al 1977.

E che, 160 anni dopo l’inaugurazione della prima ferrovia in Italia, è diventato il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.

Come spesso accade, e non solo nei fumetti, il racconto nella finzione è lasciato nelle mani di personaggi che hanno vissuto o vivono i luoghi e le storie, reali o immaginari. E un po’ come ne La fabbrica di cioccolato, in cui un vecchio impiegato porta il nipote a vedere il posto dove ha lavorato, che è diventato iconico. E dietro alla storia c’è qualcosa di personale: in questo caso l’ultima delle grandi riparazioni, ovvero le revisioni e riparazioni di grandi locomotive.

Elia Munaò, scrittore (ma non solo) con tanta esperienza nei lavori di Kleiner Flug, è ai testi, e il suo omonimo Elia Mazzantini cura la parte grafica.

Il fumetto è ovviamente ricco di riferimenti storici e usa la visita guidata dei protagonisti Antonino e Giuseppe per raccontare la storia. Non solo del museo, ma anche quella della politica del Regno delle Due Sicilie e della sua industrializzazione. Pietrarsa sarà un luogo di riparazione, ma anche di costruzione di locomotive, e ispirerà lo zar di tutte le Russie nella costruzione dell’infrastruttura ferroviaria in oriente. Giuseppe non riesce a sopportare che la guida che li accompagna sbagli le date e sia poco preciso nel dare informazioni, così lui, tra gli ultimi a vedere da dentro l’attività dello stabilimento, ne diventa il narratore. Anche se per mezzo delle parole di Elia Munaò.

Il Museo, pur facendo sparire la parte spiacevole del lavoro, sostituendo cioè le officine con ambienti puliti e tirati a lucido, permette di non dimenticare anche le tante storie personali che lo hanno attraversato. Ma anche la grande storia e i momenti topici del nostro paese. Facili e meno facili.

I legami dei Borboni con le dinastie di mezza Europa. Gli scioperi risolti violentemente dopo il passaggio della proprietà al Regno d’Italia. Il fascismo e l’identificazione del treno con la modernità. Fino al presente, in cui il treno sembra essere il passato (ma è davvero così?). E quindi la chiusura dell’ultima grande riparazione. La fine di un’epoca.

Il registro grafico cambia spesso nei colori, nel tratto, nei viraggi, ma non perde di omogeneità. Il racconto dell’inizio di Pietrarsa è virato seppia, come le vecchie foto; si passa poi al nero della tragedia dei primi morti per gli scioperi in Italia, nel 1863; al tratto liberty dell’arrivo di Maria José in Italia; a quello futurista e quasi violento del fascismo. Nonostante questi cambi, Mazzantini è efficace nel tradurre sulle tavole la storia in modo convincente e per niente spezzettato, con passaggi che mostrano tante contaminazioni ed evidenziano la sua capacità di interpretare il momento della sceneggiatura.

Il minimo comune denominatore sono gli uomini, accanto alle macchine a vapore. Operai o ingegneri, regnanti o poliziotti. La scrittura di Munaò e i disegni di Mazzantini mostrano come la storia delle ferrovie e dell’officina, sia una storia fatta soprattutto di persone. Con le gioie, ma più spesso con i dolori, come l’ingegner Duilio Ovazza, vittima delle leggi razziali, o lo stesso Giovanni, protagonista dell’ultima grande riparazione.

E tutti tornano. Nella pagina finale non ci sono vagoni o locomotive, ma uomini, donne e bambini che hanno popolato la storia. E c’è l’ombra di Giovanni, del Giovanni di quasi cinquanta anni fa, a fare da trait d’union tra il passato e il presente. E a restare con chi ha fatto la storia di Pietrarsa, insieme al bullone dell’ultima riparazione.

Mi è piaciuto molto il volo di gabbiani in copertina, poi ripresi anche all’interno più volte. Una citazione del “piccolo volo”, significato del nome in tedesco della casa editrice: un piccolo volo, come quello dei gabbiani sulla costa campana di fronte a San Giorgio a Cremano.

Un volo nel tempo, come quello di Pietrarsa.


Elia Munaò, Elia Mazzantini
Pietrarsa
Kleiner Flug, 2022
48 pagg., colore, 21×28 cm, €10.00
ISBN: 978-88-94950-06-9

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