Guerra agli ultimi – Perché la guerra è spesso dei vigliacchi
Conosciamo già il fumettista Pierpaolo Putignano per aver realizzato qualche anno fa per Kleiner Flug i volumi Pier Capponi e Pian d’Albero, che ricorda i partigiani caduti nell’omonima battaglia.
Insomma, un pugliese amante della Toscana, della sua natura resistente e mai doma.
Nel caso di Pian d’Albero la storia era quella di una guerra combattuta tra gruppi armati, per quanto diversi. Stavolta, nel suo nuovo volume Guerra agli ultimi la storia sembra essere diversa: la strage di Pratale, nome del casolare tra Fabbrica e Tavarnelle val d’Elsa dove è avvenuto l’eccidio, è ai danni di civili inermi, addirittura sfollati da località vicine. Una cosa in comune però i due eventi la hanno: i soldati tedeschi che perpetrano le uccisioni. Ovvero la famigerata Quarta Armata.
Putignano affianca alla sua arte di disegnatore una ricerca storica attenta. Lo aveva già fatto, ed è una caratteristica dei volumi dell’editore, ma non fa male ricordarlo.
Guerra agli ultimi è stato presentato all’ultima edizione di Lucca Comics & Games ed è pubblicato con il sostegno dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, e del Comune di Barberino Tavernelle, i cui rispettivi principali esponenti (il direttore nel primo caso, il sindaco nel secondo) sostengono il progetto e ne scrivono la prefazione, entrambi sottolineando la necessità di non dimenticare il dolore, ma di trovare la stessa forza di rialzarsi e di opporsi a ogni violenza e sopruso. E di cercare la verità, fino nei dettagli.
Come per Pian d’Albero, anche in questo nuovo volume siamo qualche chilometro a sud di Firenze, stavolta un po’ più a ovest, in Val di Pesa. I tedeschi in ritirata fanno terra bruciata, con la tattica della ritirata aggressiva messa in atto da Kesserling. E spesso va a finire in razzie, violenze e uccisioni, ma se talvolta queste possono essere giustificate sotto forma di rappresaglia, per Pratale i motivi sono sfumati.
La cronaca è scarna e rapida, anche nel libro. Il racconto degli eventi, una volta dato il quadro della situazione, sia in generale della ritirata tedesca sia delle persone presenti sul luogo, è rapido. Anzi, bastano una ventina di pagine per farne un racconto dettagliatissimo, e del tutto privo di fronzoli. Fino all’efferato epilogo.
L’attenzione storica viene sia prima che dopo il racconto, quando Putignano prova a riportare sulle tavole a fumetti alcune parti interessanti, rendendo il volume una vera inchiesta storica:
- la ricostruzione dei presenti, di come e perché si trovassero nel podere proprio in quella fine di luglio del 1944
- la caratterizzazione precisa dei posti, ovviamente, non solo con i nomi, ma con le descrizioni visive
- i motivi della strage, concludendo che l’ipotesi più plausibile sia quella della guerra ai civili da parte dell’esercito in fuga
- il seguito, dalla morte del povero Rino Raspollini, alle difficoltà burocratiche dei parenti delle vittime, alla perdita della memoria, recuperata solo in tempi recenti
- i protagonisti della strage, in particolare Bruno Wittenauer
- fino a riportare alla realtà di oggi quanto accaduto in quel 1944, all’attualità più viva e sanguinante della guerra in Ucraina o dei rifugiati tenuti al gelo da muri e recinzioni
Concludendo con un monito:
Perché quel luglio 1944 non è stato 78 anni fa, non è stato ieri, da qualche parte è ancora oggi.
Ed è lo stesso comportamento di chi imbraccia le armi contro gli inermi. In qualsiasi parte del mondo. Tanto è vero che l’autore li rappresenta come mostri nelle ultime pagine, dedicate all’attualità.
Lo stile grafico di Putignano è comunque omogeneo a quello del volume sulla strage di Pian d’Albero. Il tratto è quasi da cartoon e i personaggi hanno occhi piccoli, costituiti solo dalla pupilla, ma l’espressività non ne soffre, anzi. I volti e i corpi interi sono dotati di grande fisicità.
Le scene sono rappresentate con pochi tratti, ma ciò non vuol dire che siano povere di dettaglio. Anche qui Putignano mostra una grande attenzione e delicatezza nell’essere vicino alla realtà.
I paesaggi, gli animali, le case sono tanto “fumettistici” quanto reali. Le scene, i movimenti, le pose sono ricche. Se fossero descritte solo con le parole sarebbero minuziose, lunghissime, quasi senza tempo. Come per non arrivare mai al tristissimo epilogo.
Mi hanno colpito molto le onomatopee: vengono riportate in modo evidente, quasi violento, solo quelle belliche. I colpi dei mitra, le bombe che cadono e il ta-clack del colpo in canna.
I colori, come spesso accade, servono a dividere i “capitoli”, anche se ci sono i titoli. Sempre più vividi, mano a mano che ci si avvicina all’oggi, mentre invece la guerra è sempre virata in ocra di giorno, in grigio-azzurro di notte, più sul rosso nei momenti successivi alla strage.
Oltre ai colori, Putignano utilizza in modo molto dinamico le gabbie. Gli spazi tra le vignette sono bianchi, senza bordi, quasi a non voler chiudere la storia. A lasciarla aperta, da una parte, per arrivare finalmente alla verità completa, delle cause, dei colpevoli, delle conseguenze. Dall’altra perché è una storia che non si chiude, che si ripete, e che non va mai dimenticata.
Perché la guerra, soprattutto quella fatta di sopraffazione nei confronti degli inermi, non finisce mai. E resta solo da sperare che quel titolo Guerra agli ultimi si trasformi finalmente ne L’ultima delle guerre.

Per maggiori informazioni storiche si può consultare il sito Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia e l’opera di Massimo Salvianti.
Pierpaolo Putignano
Guerra agli ultimi
Kleiner Flug, 2022
48 pagg., colore, 21×28,5 cm,
ISBN: 978-88-94950-95-3