Kagami ga Kita- un divertissement per i nuovi lettori
Una raccolta di storie brevi a tema horror, trattate con l’ironia e il marchio di fabbrica evidente della maestra Rumiko Takahashi: un godibile divertissement non tanto per gli appassionati quanto per nuovi lettori.
Kagami ga Kita è una raccolta di storie brevi della mangaka Rumiko Takahashi. In questo volume ci vengono presentate cinque storie dal tema fantastico e sovrannaturale con sfumature gotiche. Non sono racconti con fate amorevoli, ma storie che degradano al nero e al grottesco.
I racconti parlano di persone comuni che a un tratto si trovano ad avere a che fare con qualcosa di macabro o innaturale che investe le loro vite.
Nella prima storia, che dà nome al volume, Lo Specchio, due ragazzini hanno la capacità di assorbire la cattiveria nelle persone mediante, appunto, uno specchio che hanno sul palmo della mano.
La seconda storia, Revenge Doll, vede un mangaka che, alle prese con i classici problemi di lavoro, si vede recapitare una bambola che può maledire le persone, cosa potrà farci? Funzionerà? E sarà in grado di risolvere i suoi guai?
Nella terza storia, Le mille facce di una stella, una giovane idol è coinvolta in un omicidio. Lei crede di aver assassinato un uomo e fugge braccata dalla polizia, mentre va in onda l’ultimo episodio del telefilm in cui è protagonista.
La quarta storia, Un fiore carino, vede come protagonista una casalinga disperata, vittima di uno stalker che le manda fiori…puzzolenti! Suo marito è lontano, questa giovane cadrà in tentazione oppure rimarrà fedele?
L’ultima storia, With Cat, vede come protagonisti due ragazzi adolescenti, ed è forse la più aderente allo stile di narrazione della Takahashi: i due giovani tontoloni sono alle prese con la maledizione di un gatto.
C’è poi un piccolo extra in cui la nostra amata Rumiko parla dei suoi esordi come fumettista. La storia è davvero godibile e divertente e svela molti retroscena.
Per quanto riguarda il giudizio complessivo sull’opera, ci sono due chiavi di interpretazione. La prima chiave è quella di chi ha già letto altre storie della Takahashi, ed è quindi abituato al suo estro e alla sua comicità: per questi lettori fedeli i racconti hanno poco mordente, non sono molto accurati e risultano poco incisivi. Pare che l’autrice non abbia voluto dare il massimo nelle storie brevi e il loro sviluppo lascia poco soddisfatti. Infatti i personaggi principali sembrano solo abbozzati e i secondari sfumati rispetto agli standard a cui siamo abituati.
Tuttavia chi invece è alle prese per la prima volta con la Maestra, troverà le storie horror al punto giusto e divertenti, le narrazioni brevi sono godibili e riescono a convincere il lettore meno smaliziato che riuscirà anche a farsi una risata in alcune scene. Non solo: gradirà moltissimo l’ultima storia sulla passione dell’autrice per i manga.
Il tratto della Maestra è sempre espressivo e peculiare, un suo perfetto marchio di fabbrica che la distingue dalle mangaka contemporanee. La cura della fisicità è buona anche se alcuni personaggi sembrano troppo simili tra di loro. La cura degli interni è evidente e rispecchia lo stile della classe media giapponese.
Insomma un volume che consiglio a chi viene dall’universo shoujo e vuole mettersi in gioco con un volume leggero di una grande maestra del manga giapponese.