Batman: Fantasmi di Sam Kieth
Raccolti in volume i numeri dal 40 al 43 di Batman Confidential. Una storia di Sam Kieth, che ci ha abituato anche in passato a un Batman «non convenzionale» e che lascia spazio al lettore…
RW Lion edita in volume Batman: Fantasmi, miniserie in quattro numeri tratta da Batman Confidential del 2010, già visti in Italia grazie alla Mondadori Comics nella serie Batman – Il cavaliere oscuro.
Per la prima volta però questa opera di Sam Kieth viene pubblicata separatamente in volume.
L’inventore grafico di Sandman si è confrontato altre volte con il Cavaliere Oscuro (Scratch, Secrets) e il suo mondo (Arkham Asylum: Madness).
Una storia strana, in cui l’unica cosa chiara sono i delitti. Ma gli indizi che guidano Batman e Gordon a catturare l’assassino sono vaghi, per cui il Detective non riesce a focalizzare, né a fare progressi rapidamente. Non per motivi pratici, però, ma perché sembra esserci quasi una nebbia che avvolge tutto…
E i Fantasmi citati nel titolo sono protagonisti nella storia. E sono anche, e soprattutto, nella psiche dei personaggi. In Batman, ma non solo…
Infatti i comprimari di questa storia sono particolari.
Da una parte una creatura: così la chiama Batman nei suoi pensieri, contribuendo all’idea che, per sua stessa ammissione, «non è neanche reale» eppure conosce Bruce Wayne e lo ferisce, anche fisicamente. Compare dopo gli omicidi e più di una volta parla con lui e, nel parlarci, tira fuori i suoi fantasmi più antichi, ancestrali, quelli che ne hanno fatto il Batman, e che lo guidano nella sua crociata.
Dall’altra una strana collaboratrice per Batman: una ragazza cieca, assistente sociale (e per questo legata alle vittime) che con lui instaura uno strano rapporto. Una apparente «cotta» reciproca. Una tragedia comune a quella di Bruce Wayne, con la perdita della madre. Una collaborazione nell’indagine spesso ambigua: per i modi; per quello che la creatura dice di ciascuno di loro, del loro coinvolgimento nella storia e del loro rapporto; per il passato tragico di entrambi che torna nel loro presente. Una giovane e strana assistente sociale cieca che paradossalmente salva Batman senza riuscire a esserne salvata.
Strana al punto che a un certo punto sembra che Callie, questo il nome della ragazza, sia coinvolta negli omicidi. Questo pensiero passa nella testa del lettore (almeno è passato nella mia), e, sembra, anche in quella di Batman.
Forse anche in quella di Gordon. E anche lui in questa storia è un po’ strano. Entra in discorsi (insolitamente?) confidenziali con Batman.
Anche il Pipistrello lascia più di un dubbio: quasi ucciso, salvato da Callie, in balia del sulfureo fantasma. Maltrattato, confuso, quasi stordito, colto da cecità temporanea. Mostra più spesso i suoi lati cedevoli rispetto alla solidità a cui ci ha abituati.
Fino alla fine, in cui le cose finalmente tornano. L’assassino (almeno di alcune delle vittime) viene fuori, ed è un poliziotto. Che effettivamente ritroviamo (tornando indietro con le pagine) sulla scena dei crimini precedenti.
Ma lui stesso dice non ho ucciso io le prime vittime. Così il dubbio rimane.
Come rimane il dubbio sulla profezia della morte di Callie, che «puntualmente» si avvera. E su quella della fine (?) di Batman, che invece viene «puntualmente» disattesa.
Come rimane il dubbio che il portafortuna di Callie sia davvero un quadrifoglio (quello che Batman dice a Gordon sembra non tornare con quanto si vede nei disegni).
Così, anche se il mistero non è del tutto risolto, la creatura, di cui non è chiara la natura, si affievolisce e sparisce.
Lasciando dietro di sé lo stesso odore di zolfo. E l’idea che forse tutto sia avvenuto solo nella mente di Batman. O che la creatura sia in qualche modo lo stesso pipistrello che è entrato dalla finestra dando a Bruce Wayne l’idea dell’animale totemico.
Rimane un Batman che stavolta non riesce a fare il suo lavoro fino in fondo, esce sconfitto nel suo lavoro di detective. Soprattutto per non essere riuscito a evitare la morte di Callie, che era stato il personaggio che più lo aveva messo in difficoltà, con i sentimenti, non con il crimine.
Kieth si conferma autore adulto, in questo caso poco lineare nella trama e poco incline all’azione diretta (Batman non picchia nessuno!). Capace però di mescolare magistralmente l’azione con l’aspetto psicologico. La storia non è quindi facile da leggere, perché non finisce bene ma anche perché, come detto, lascia tante domande in sospeso.
Il mix e la difficoltà si avvertono anche a livello grafico: nel tratto, a volte realistico, a volte molto deforme; nei colori; nelle stesse tecniche utilizzate. Nell’utilizzo liberissimo delle splash page e della divisione in vignette, che non ha nessuna regolarità. Va infatti dalle pagine doppie, alle gabbie con dieci vignette per pagina, all’utilizzo di tecniche pittoriche o grafiche nelle cornici. Tutto ciò contribuisce a dare un senso di disagio.
Mi è piaciuto trovare nelle figure di Callie e di sua madre una somiglianza notevolissima con le protagoniste di Strangers in Paradise. E in qualche modo nelle loro apparizioni grafiche anche una citazione dello stile di Terry Moore.
Il lavoro di Kieth, per quanto di lettura non immediata, mi ricorda, però, il perché amo il Cavaliere Oscuro.
Perché è un personaggio di azione, ma non solo. Perché deve confrontarsi continuamente coi fantasmi suoi, con quelli della sua città e delle persone con cui viene a contatto.
Al contrario di quanto sta succedendo nelle serie regolari (e già il fatto che questo termine sia plurale la dice lunga) che, probabilmente per recuperare dal punto di vista delle vendite, vedono continui rimescolamenti, colpi di scena e saghe che confondono le carte in tavola, senza trovare, secondo me, il bandolo della matassa; nelle storie proposte da Kieth, anche in poche pagine, c’è una grande profondità psicologica dei personaggi, senza per questo trascurare l’azione. Ed è in storie come questa che il Cavaliere Oscuro dà il meglio di sé.
Forse non è necessario moltiplicare le linee narrative, arricchire la Batman family all’inverosimile, e intersecare le storie su tante testate. Forse è sufficiente tornare alle origini di Batman.
E al continuo confrontarsi con i suoi Fantasmi…