Cosa ha lasciato il 2016: Serie tv
Gli anni continuano a scivolarci e in questa discesa ci sono anche le nostre amate serie tv.
In questa raccolta del 2016 vediamo cosa ci ha lasciato questo anno bisestile, sperando di trovare altrettanto materiale nel 2017.
Abbiamo abbandonato il 2016 con i suoi momenti positivi e negativi e in questa altalena troviamo, ovviamente, anche le serie tv. In questa pseudo classifica saranno inserite le migliori, le peggiori, le conferme del 2016 e qualche novità 2017.
Una premessa: mancheranno molti titoli come Stranger Things o Outcast. Quello che andrete a leggere sono personali opinioni su serie che ho visto e mi hanno incuriosito di più. Per cui cominciamo.
Rocco Schiavone
Di tutte le classifiche che ho letto in giro, fino ad ora, nessuno ha menzionato questa serie targata Rai 2 che reputo la migliore da dieci anni a questa parte. Ispirata dai romanzi Antonio Manzini, con la regia di Michele Soavi, ha come attore protagonista Marco Giallini, narra le vicende del vicequestore Schiavone che, per cause disciplinari, viene spostato nel valdostano.
Sei episodi, sei piccole perle. Contestata dai politici, con addirittura una interrogazione parlamentare [firmata da due cime alle quali va ricordato il concetto di trasposizione] che ne voleva la sospensione, perché viene mostrato un poliziotto che si fa le canne.
Un Soavi magistrale dà al pubblico una visione più vicina alla realtà dell’arma. Distruggendo, in pochi episodi, sceneggiati simili. Lo consiglio vivamente.
I Medici
Dispiace proprio inserirla nei passi falsi ma il tentativo dell’ammiraglia della tv italiana ottiene un risultato rivedibile.
I lati positivi ci sono e si possono descrivere con poche parole sarebbero coraggio, orgoglio e rischio.
Un rischio perché fare una trasposizione sulla famiglia Medici è sempre un azzardo.
Orgoglio, perché si è provato a esportarle all’estero, e gli americani sono entrati in crisi per trovare i sottotitoli.
Coraggio, perché hanno investito tutto su questa serie pensando a una svolta.
Tutto ciò però va a collidere con una sceneggiatura che sa di già visto, scene che ricordano le puntate di Un posto al sole, alcune inesattezze storiche e un doppiaggio (sì proprio lui, il nostro cavallo di battaglia) zoppicante.
Capiamoci, ha sì dei difetti ma non così gravi da reputarla una brutta serie. Anzi sono curioso di vedere la storia di Lorenzo. Applausi.
Westworld
Non mi dilungherò tanto su Westworld, visti i fiumi di parole spesi ogni dove e in tutte le salse, ovunque. Dico solo: una grandissima serie che non mi aspettavo di vedere nel 2016, ovazione per JJ Abrams e per Nolan fratello, quello bravo.
Preacher
L’ho atteso ma ahimè, è la mezza delusione del 2016.
Non mi lamento della non perfetta linearità della storia, ispirata dal capolavoro di Garth Ennis, ma più che altro dei troppi alti e bassi che ha mostrato, altalenante e in alcuni episodi proprio piatta.
Nonostante la sceneggiatura abbia delle pecche, le interpretazioni sono ottime. Si contendono lo scettro Tulip (Ruth Negga) e il Santo degli assassini (Graham Mc Tavish). Cassidy (Joe Gilgun), però, è il personaggio migliore e molte volte è riuscito a prendere la scena al protagonista Jesse (Dominic Cooper).
Riassumendo, ha il potenziale ma non convince.
Billions
Una novità della Showtime.
Abbiamo già visto tante volte serie incentrate su procuratori distrettuali o avvocati, stile Suits. Qui il punto di forza è quello di non obbligare lo spettatore a una presa di posizione
La storia verte su Chuck Rhoades (Paul Giamatti), un eccellente procuratore distrettuale che nella sua brillante carriera non ha mai perso una causa.
Bobby “Axe” Axelrod (Damian Lewis) è a capo di una società speculativa. Le sue abilità lavorative sono impressionanti. Sceglie personalmente i suoi dipendenti e grazie a questi riesce a guadagnare centinaia di milioni l’anno.
Due figure così opposte sono destinate a scontrarsi e, sebbene uno spunto del genere potrebbe dare il via a una storia banale, non c’è un episodio dove non si rimane a bocca chiusa: ogni personaggio viene portato al limite, la tensione è al punto giusto, alcuni colpi bassi sono spiazzanti e fastidiosi e il finale di stagione è elettrizzante.
La rete ha confermato una nuova stagione e ha la buona possibilità di diventare una delle migliori conferme del 2017.
The walking dead
Una delle ragioni per cui continuo a non accettare la serie è il cambiamento di molti personaggi.
L’inserimento di Negan (Jeffrey Dean Morgan) doveva essere la svolta ma, sebbene sia basilare per gli sviluppi futuri, purtroppo non alza uno show che, a mio giudizio, è in declino.
Lucifer
Può una serie, che trae ispirazione dal lavoro di Neil Gaiman, non essere un successo?
Si tratta solo di una storia poliziesca dove l’aiutante della detective protagonista (Lauren German) è nientemeno che il Diavolo, interpretato da un ottimo Tom Ellis.
Nella prima stagione s’è vista la redenzione del “piccolo corno” che nell’aiutare le forze dell’ordine scopre il suo vero io. Ora, nella seconda, si trova ad affrontare un pericolo più significativo, la madre.
Ha ciò che manca a molte serie: intrattiene, diverte e la storyline, anche se semplice, non perde l’occasione di stupire. Per chi non ha visto la prima stagione la consiglio vivamente.
Game of Thrones
Anche quest’anno HBO ha fatto il suo solito lavoro.
Ma allora perché parlarne?
Dopo la quarta e quinta stagione, la serie aveva cominciato a scricchiolare se non fosse stato per quegli studiati colpi di scena che hanno mantenuta viva l’attenzione.
In quest’ultima stagione si va oltre i libri di Martin, secondo molte fonti le trame sono tratte dalle “note” dello scrittore, quindi ci troviamo con una serie po’ più “libera” rispetto alle precedenti.
Il risultato è ottimo sotto ogni punto di vista che vede la parte migliore nelle ultime due puntate: una regia ottima così come la fotografia.
Attendo con ansia la settima stagione e, se non ricordo male, non mi era mai capitato.
Immaginate una serie Marvel, recitata male e scritta mediocremente.
Bene dimenticatela: Agents of S.H.I.E.L.D., dopo un inizio zoppicante, è uno dei prodotti più sorprendenti, dal 2013 ad oggi.
Da vedere e recuperare assolutamente.
The Young Pope
Insieme a Rocco Schiavone, The Young Pope è una delle migliori serie italiane. Girata dal premio oscar Paolo Sorrentino ha spesso ricevuto critiche eccessive dovute alla sua lentezza.
Ma questo è lo stile del regista e soprattutto è un lento che non annoia, a differenza del famoso film.
Anche qui è stato scritto e detto di tutto, quello che posso dirvi è: finalmente.
Negli Stati Uniti andrà in onda dal 15 gennaio su HBO e sono già impazziti senza neanche averlo visto.
Questa è la prova che in Italia si possono realizzare prodotti di ottima fattura ed esportarli. Capolavoro.
The Shannara Chronicles
Tratta dai libri di Terry Brooks, (che non critico) è il tipico esempio di serie che non deve essere fatta.
Basta, davvero basta: l’emittente (MTV) l’ha lanciata in pompa magna come se non ci fosse un domani.
Se si guarda il primo episodio e l’ultimo la storia è raccontata, tutto quello che c’è nel mezzo è superfluo: è un già visto e, secondo me, meno interessante di una telenovela.
Black Sails
Alzi la mano chi non ha visto questa serie!
Normalmente, in queste produzioni la storie sono altalenanti e colpiscono solo nel finale.
Qui non è così: nei 28 episodi mandati in onda non c’è uno che vacilla, ognuno è importante e quel dettaglio che non si è visto è basilare per la comprensione. La terza stagione è la perfezione.
Dispiace un po’ sapere che la quarta stagione sarà l’ultima, ma alla fine va bene così, troppe avrebbero rovinato tutto. Opera Maxima.
The Get Down
Uno dei migliori prodotti Netflix del 2016.
Il regista e il produttore esecutivo è Baz Luhrmann con la collaborazione di Stephen Andly. Luhrmann è uno dei pochi, forse l’unico, a farmi apprezzare il genere musical.
La storia è incentrata sulle vicende Ezekiel e Mylene ed è ambientata nel Bronx negli anni ’70, con tutti i problemi che c’erano al tempo.
La scenografia è bellissima e ogni particolare è curato, l’hip pop esce dallo schermo e riesce trasportarti nelle piste da ballo del sabato sera. Questa serie non solo è un piacere per gli occhi ma anche per le orecchie, vedi “Can- Vitamin C” tra lui e Paul Thomas Anderson ormai la so a memoria.
Curiosità, la serie è divisa in due atti. Il primo è stato rilasciato l’agosto scorso e quest’anno verrà rilasciata la seconda parte. Un tocco teatrale nelle serie tv, geniale.
Taboo
Mentre sto scrivendo, il primo e il secondo episodio sono già andati in onda.
Ambientato nell’epoca pre-Vittoriana, dove vengono narrare le vicende di James Delaney (Tom Hardy) che, dato per morto in Africa, ritorna nella sua città natale.
Prodotto dallo stesso Hardy, suo fratello e Steven Knight (Peaky Blinders). Potevo non inserirlo nelle novità 2017?
Buona visione a tutti e che il 2017 ci offra qualità, alla prossima.