Wednesday Warriors #46 – Something is Killing The Children e The Mask
In questo numero di Wednesday Warriors: SOMETHING IS KILLING THE CHILDREN #1 e #2 e THE MASK: I PLEDGE ALLEGIANCE TO THE MASK #1
In questo numero di Wednesday Warriors mettiamo in pausa Marvel e DC Comics per dare uno sguardo fuori ad altre proposte del panorama fumettistico statunitense.
Gufu’s Version
SOMETHING IS KILLING THE CHILDREN #1 e #2 di James Tynion IV e Werther Dell’Edera
La Boom!Studios, una delle etichette indipendenti di maggior rilievo negli USA, ospita l’ultima fatica di James Tynion IV, scrittore in forza alla DC Comics, allievo di Scott Snyder e che si appresta a sostituire Tom King su Batman.
Tynion allestisce un horror dai toni soprannaturali ambientato nella provincia statunitense il cui titolo (“Qualcosa sta uccidendo i bambini”) è un riassunto efficace del soggetto. Sebbene sia uno sceneggiatore notoriamente prolisso – che pur non cadendo nella trappola dello spiegone talvolta si autocompiace un po’ troppo della sua prosa – e i primi due albi di questa serie contengano parti consistenti di dialogo, il ritmo di SIKTC è sostenuto da una sceneggiatura convincente e ben scandita.
L’impressione è che buona parte di questo merito vada a determinate scelte di composizione e messa in scena del “nostro” Werther Dell’Edera ai disegni. È per questo motivo che [con un inedito slancio autoriale che combina sapientemente genio e pigrizia] abbiamo deciso di affrontare questa parte direttamente con l’autore dei disegni:
Gufu: Come nasce il progetto di SIKTC? Come vi siete incontrati tu e James Tynion IV?
Dell’Edera: Non ci siamo mai incontrati. Come succede spesso, è stata la casa editrice a metterci in contatto. Nello specifico Eric Harburn, l’editor della Boom!Studios che si occupa del progetto.
G: Hai contribuito esclusivamente alla visualizzazione dei personaggi e degli ambienti oppure c’è una partecipazione più attiva (per qualche motivo ho l’impressione che “il famiglio” di Erica sia farina del tuo sacco)? Più in generale, quanto margine ti viene lasciato dallo script?
D: Mi viene lasciato parecchio spazio nella visualizzazione dei personaggi. Ovviamente si parte sempre da un input di James. A quel punto io inizio il lavoro di visualizzazione e una volta approntato il primo step ci lavoriamo su per finalizzarlo.
G: Si nota una forte influenza del fumetto giapponese e degli shonen manga. Ci sono autori od opere a cui hai maggiormente guardato durante la realizzazione di SIKTC?
D: Sì, è un percorso che sto facendo nel disegno. È tutto un mischione però. Abbiamo i classici Masamune Shirow e Katsuhiro Otomo, ma c’è anche tantissimo Sergio Toppi e Dino Battaglia. Potrebbe suonare strano, ma Toppi e Battaglia hanno tantissime affinità con il manga.
G: Un altro aspetto del tuo stile è quello della sua “complessità non descrittiva” (è l’unica descrizione che mi viene in mente): un segno fatto di parecchi tratti più al servizio dell’espressività che non della rappresentazione fotorealistica. Ci puoi dire cosa c’è dietro questa tua sintesi?
D: Esattamente quello che hai detto. 🙂 Sì, c’è un’esigenza espressiva alla base. Ma è sempre stato così, la mia attenzione è sempre stata rivolta ad una descrittività emotiva piuttosto che realistica. Cosa ci sia dietro non so dirlo. È una mia esigenza. Si vede che sono troppo emotivo.
G: Subito prima dell’uscita del primo albo SIKTC è stato promosso da miniserie a serie regolare. Questo ha cambiato in qualche maniera i vostri piani? Puoi darci qualche anticipazione?
D: Beh, li ha cambiati nella misura in cui adesso abbiamo più spazio per raccontare cose. È stata una splendida sorpresa e del tutto inaspettata per me. Del primo numero siamo arrivati alla quinta ristampa e l’apprezzamento del pubblico e della critica è stato altissimo. Noi andiamo avanti, vediamo che succede, fatto sta che Erica è un gran bel personaggio e spero di disegnarlo per parecchio.
Ringraziamo Werther Dell’Edera per la sua disponibilità
Bam’s Version
THE MASK: I PLEDGE ALLEGIANCE TO THE MASK #1 di Christopher Cantwell e Patric Reynolds
Negli ultimi anni, la politica si è sempre più avvicinata agli schemi della fiction, ponendo più volte sullo stesso piano villain e supervillain dei fumetti con personaggi bizzarri, talvolta spregevoli e crudeli. L’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America cade senz’altro in questo gruppo di elementi larger than life, capaci di catturare le folle con discorsi esaltati e fuorvianti quanto accattivanti e provocatori – appellandosi ai valori tradizionali di una volta, suggerendo sempre di più la strada il conflitto interno tra culture, religioni ed etnie per il proprio tornaconto personale. Questo tipo di politica funziona perché, purtroppo, al mondo c’è molta gente arrabbiata, che non ha ben chiaro chi incolpare per le proprie sventure.
Pensieri sempre più intolleranti e malvagi si fanno strada e se nella vita vera tutto ciò si tramuta spesso in tragedia, nei fumetti c’è sempre capacità e possibilità di offrire qualcosa di diverso dalla triste realtà che vive il lettore, presentando un mondo, anzi una città condita del peggio del peggio, vista attraverso i fori di una Maschera.
The Mask, creato da Mike Richardson e Mike Badger nel 1987, balza nell’immaginario collettivo globale nel 1994 con l’incredibilmente popolare adattamento cinematografico omonimo, interpretato da Jim Carrey. Il film fa decollare la carriera del comico, ma al tempo stesso lascia un’immagine deviata del fumetto originale: cartoonesco e family friendly il primo, brutale, cruento e malignamente cinico il secondo grazie alla mente malvagia di due giovani autori affamati di riflettori, John Arcudi e Doug Mahnke. Il loro The Mask, seconda iterazione del personaggio originale Masque, creò un piccolo culto negli anni ‘90, sguazzando nell’ombra del film e creando una versione decisamente meno edulcorata, più violenta e meravigliosamente figlia della sua epoca. Dall’ultima storia di John Arcudi e Doug Mahnke di The Mask sono passati più di quindici anni – escludendo lo spin-off Walter: Campaign Of Terror. Di acqua, sotto i ponti di Edge City, ne è passata in abbondanza e l’ultimo quarto del 2019 segna il graditissimo ritorno della Maschera dopo anni di oblio.
The Mask: I Pledge Allegiance To The Mask di Christopher Cantwell, creatore e autore di Halt & Catch Fire, e Laurence Campbell sembrerebbe, all’apparenza, un’operazione separata dal blocco originale di Arcudi e Mahnke. Come nelle miniserie Hunt For Green October di Evan Dorkin o in World Tour di Robert Fleming, immaginare un Testone lontano dal “canone” non è complicato – anzi, è piuttosto semplice e privo di reali conseguenze. Tuttavia è proprio nel lerciume di Edge City e nell’esplorazione dei suoi deplorevoli cittadini che Cantwell riaffonda le mani, trascinando il lettore in una metropoli sudicia del 2019.
L’apertura dell’albo sta tutta nelle mani di Campbell e del colorista Loughridge che, insieme, aprono le porte di una casupola fatiscente in periferia: qui, una disgustosa signora è intenta ad urlare contro dei poveri ragazzini, probabilmente in affido. Una di loro è schiaffata in una gabbia per cani e successivamente invitata a trascorrere la notte nel letto dal marito della signora, mentre agli altri è consentito un cucchiaio di “sciroppo” prima di andare a letto, senza far volare una mosca – pena l’andare a dormire in giardino.
La loro morte per mano del nuovo killer Testone, il ritorno della Maschera, è gestito perfettamente dal team artistico, che detta i ritmi di Cantwell con la gestione dei toni caldi e freddi: non c’è traccia di verde e all’apatico blu elettrico dello schermo televisivo fa da contraltare il sangue rosso e nero che filtra dai corpi maciullati degli orribili aguzzini.
Dopo questo iniziale acuto, l’albo rallenta drasticamente, preferendo concentrarsi sul world-building: come già detto, Edge City torna ad essere protagonista assoluta e, nel turbinio della campagna elettorale in corso, anche uno sputo in un punto imprecisato d’America diventa interessante fonte di voti e sostegno nella corsa alla Casa Bianca.
Cantwell riprende alcuni personaggi chiave del mythos Mask-iano: il tenente in pensione Mitch Kallaway e Kathy Evans, attuale sindaco della città. Entrambi hanno avuto contatto diretto con l’artefatto maledetto ed entrambi hanno saputo andare avanti con le loro vite dopo aver indossato la Maschera. La riapparizione di Cabeza de Verde è gestita da Cantwell al contagocce e lo scrittore preferisce focalizzarsi sui due vecchi protagonisti.
Kathy, imbrigliata nel gioco di menzogne causato dagli equilibri politici, è costretta a scontrarsi con businessman di malaffare, mogul tecnologici in cerca di ogni possibilità per mettere le mani sui dati e le informazioni personali degli utenti – suona familiare? Kallaway, che non è mai stato un santo, con la pensione sembra aver inasprito ancora di più il suo carattere, sfoggiando qualche epiteto razzista in maniera completamente casuale. Campbell e Loughridge “soffrono” la luce del sole, ma non sfigurano e danno valore ad uno script decompresso e piuttosto espositivo. Il team creativo si concede qualche libertà e dimostra chiaramente l’intenzione di avvicinarsi il più possibile all’opera di Arcudi e Mahnke con l’introduzione del Canadese, un misterioso sicario dai capelli rossi e papillon che provocherebbe ribrezzo anche all’imperscrutabile Walter.
Al ritorno del Testone, centellinato in questo albo di debutto, vanno sovrapposti personaggi storici che ancorano la serie al suo passato glorioso, permettendo variazioni sul tema e l’innesto di nuove atmosfere e temi. La trama generale è ancora in fase embrionale e il “protagonista principale” Abner, politico fallito sull’orlo della disperazione, è introdotto soltanto in una delle ultime pagine. La gestione dei ritmi narrativi potrebbe essere migliore, ma la dichiarazione di intenti custodita nel cliffhanger dell’albo lascia l’acquolina in bocca: Testone, la Maschera, ha tutta l’intenzione di correre alla Presidenza degli Stati Uniti d’America.
In questo #1 di I Pledge Allegiance To The Mask, Cantwell & Campbell reintroducono il lettore ad un universo narrativo lasciato abbandonato a se stesso diciannove anni fa con The Mask Strikes Back; The Mask, aggiornato al 2019, conserva aspetti essenziali del The Mask di Arcudi e Mahnke: gore, trame grottesche, personaggi disdicevoli, mantenendo toni ironici e sferzanti. Il lavoro di Christopher Cantwell e Laurence Campbell non cerca l’emulazione, nè tantomeno vuole soddisfare ad ogni costo la brama di nostalgia del pubblico, orfano del personaggio per troppo tempo. I Pledge Allegiance To The Mask riporta la Maschera in gioco, calando il potentissimo artefatto nel clima politico teso, controverso e subdolo degli ultimi anni. Dark Horse ha tra le mani l’occasione giusta per rivitalizzare una delle sue proprietà intellettuali più riconoscibili e Cantwell ha tutta l’intenzione di sfruttarla, making America Green again.