Erased – Una recensione col cuore
Il manga di Kei Sanbe è uno dei più attesi di questo autunno. Abbiamo tra le mani il titolo da cui è stato tratto l’omonimo anime; sebbene conosciamo la storia possiamo tranquillamente affermare che il manga offre molti altri spunti e approfondisce molti aspetti. Consigliato.
Ho seguito in modo davvero appassionato l’anime di Kei Sanbe ERASED – La città in cui io non esisto, ho una grande passione per i libri gialli, per il mistero ed Erased coniuga all’indagine poliziesca una componente di paranormale e viaggio nel tempo che rende tutta la storia terribilmente affascinante.
Quando mi affeziono a un anime, ho sempre paura di leggere il manga. Il primo motivo è che la trasposizione è sempre diversa dall’originale, spesso nell’anime ci sono dei filler che rendono più godibile l’opera; il secondo motivo è che so già “come va a finire” quindi perché leggere un giallo se so già chi è l’assassino?
Mi sono ritrovata con il manga di Kei Sanbe tra le mani edito da Star Comics, piena di dubbi e paure. “E se non dovesse piacermi? Se rovinasse il mio ricordo dell’anime?”. Questi dubbi sono spariti subito. Già dalle prime pagine sono stata avvolta dall’atmosfera malinconica che circonda il protagonista Satoru Fujinuma, un aspirante mangaka che nonostante i molteplici tentativi viene sempre scartato dalle case editrici a cui presenta i suoi lavori. Non è un ragazzo felice, a 29 anni si sente già troppo vecchio per cominciare una carriera da fumettista, si sente come se avesse già giocato le sue cartucce e la parte migliore della vita sia finita.
Fujinuma però non è un ventinovenne normale, ha dei poteri che gli permettono di viaggiare nel tempo e di tornare indietro di cinque minuti, giusto in tempo per evitare incidenti che coinvolgono altre persone. Il fenomeno viene chiamato revival e durante uno di questi Satoru viene ferito gravemente. Sua madre torna per assisterlo, e ricorda al figlio di quando molti anni prima si consumarono una serie di efferati delitti ai danni di bambini delle elementari.
Il nostro “eroe” in seguto ha un altro revival e questa volta torna indietro nel tempo, non di cinque minuti ma di anni, precisamente nel 1988 prima che la serie di delitti abbia inizio.
La trama è quindi identica a quella dell’anime, ma una cosa cambia: l’approfondimento psicologico dei protagonisti, che nell’anime è sfiorato, nel manga è uno dei punti cardine, genera empatia e vicinanza ai protagonisti. La loro normalità è disarmante, le loro paure e insicurezze sono quelle che proviamo noi. In genere nei fumetti chi ha poteri paranormali è descritto come un supereroe, Fujinuma invece non dà peso al suo potere non lo vive né come una condanna né come qualcosa di miracoloso, quando vive il revival compie semplicemente il suo dovere.
In poche pagine Kei Sanbe riesce a dare un grandissimo rilievo e profondità al passato della mamma di Satoru, Sachiko che acquista uno spessore maggiore in due pagine di manga che in tutta la serie animata.
Anche Airi Katagiri è ben caratterizzata e con il suo ruolo da comprimaria aggiunge ulteriore pathos alla storia.
Per quanto riguarda il tratto è asciutto e essenziale, funzionale alla storia e a svelare l’universo emotivo dei personaggi principali. Kei Sanbe non spreca inchiostro per disegnare ambienti ma si focalizza sulle espressioni per dare maggiore risalto ai sentimenti, preferisce i primi piani e dona un taglio cinematografico all’intera storia.
Un manga fresco e altamente consigliato a chi cerca qualcosa di nuovo nel panorama del fumetto.