Chanbara: la via del Samurai – Una lettura da Gentiluomini

Questa volta ai nostri bravi gentiluomini è stato assegnato un fumetto tutto italiano, ma di soggetto tipicamente giapponese; due storie di terribili ingiustizie feudali da risolvere nel più classico dei modi: con la katana! Disegni del prossimo ospite di Dimensione Fumetto!

Chanbara, la via del Samurai” (testi di Roberto Recchioni, disegni di Andrea Accardi, un albo della Bao Publishing, 2015) tratta di due vicende: nella prima un samurai si sacrifica pur di permettere al suo discepolo di smascherare una turpe trama di commercio di schiavi sessuali e violenta corruzione, ordita alle spalle del feudatario. Nella seconda una ragazza, rimasta orfana di entrambi i genitori, che hanno scelto di sacrificarsi con harakiri per protesta contro la dilagante corruzione del feudo e l’inumanità di come esso è amministrato, trova la sua vendetta verso la derisione con cui il sacrificio è stato accolto dagli empi dignitari. In entrambe le storie è un piccolo, e apparentemente innocuo, vecchietto cieco a indirizzare gli eventi, con una saggezza che ha del profetico.

Chanbara

–        V. Eheu fugaces, Postume, Postume, labuntur anni nec pietas moram…

–        R. Ma che fai mo? Ti dai a Orazio? E da quando? Mentre lanci dardi, poi! Horribile visu!Chanbara 1

–        V. Sono sempre stato interessato alla poesia…

–        R. Ah, ecco! Già che ci siamo ti sono piaciuti gli haiku dell’albo che ci hanno assegnato?

–        V. Partiamo da lì?

–        R. E perché no!?

–        V. E allora: sì! Come tutto il resto, mi ha pienamente convinto!

–        R. Bell’albo, eh! Una storia di samurai delle più canoniche, piuttosto complicata…

–        V. …Di samurai non ne so certo quanto te, ma a me è sembrata una trama semplice…

–        R. Volevo dire che c’è molta “carne al fuoco”, c’è molto da leggere, si toccano un po’ tutti i topici delle storie di genere, e in modo egregio sotto tanti punti di vista. La prima vicenda è la classica storia feudale di oppressione, mentre la seconda, pure classica, tratta di vendetta per un’ingiustizia palese, che come spesso accade è basata su una forte mancanza di rispetto per impegno e sofferenza umana, cioè sulla “pochezza d’animo”, ciò che il Samurai vero aborre. In definitiva, come dire… c’è stato un giro completo del genere!

–        V. E tutto sommato le storie avvincenti per il grande pubblico sono due, la cui differenziazione è anche impalpabile a volte, vendetta, o lotta per un bene altrui e superiore, che poi si configura a sua volta come “una vendetta”, ma non personale, realizzata da un “agente esterno o terzo” che esercita quindi la “giustizia”…

–        R. …Che alla fine nella sua prima formulazione cola del sangue della retribuzione pura. Sono proprio queste due storie!

–        V. Esatto! Ma allora andiamo con ordine! Partiamo dal genere, non essendo un esperto di Giappone, posso dirti quello che ho percepito subito, e in sintesi: che mi pare un ottimo prodotto italiano! Mi spiego! Secondo me si nota una bella padronanza della cultura giapponese, ma l’elaborazione mi ha suscitato l’idea di un “western alla Sergio Leone”, e da lì c’è un famoso filo rosso col Giappone…

–        R. Sulla padronanza della cultura giapponese ti do subito ragione, è tutto perfetto, dagli ambienti ai costumi, al modo di parlare, alla storia, d’altra parte un forte indizio di competenza si aveva in apertura con la dedica di Recchioni a Frank Miller, che ha una conoscenza profonda della cultura nipponica; e lo stesso valga per Accardi il quale, in fondo, ha disegnato un episodio di Lupin,collaborando con lo stesso autore originale Monkey Punch, in una stranissima commistione tra artisti di Italia e Giappone.

–        V. Accardi non è quello del concorso…?

–        R. Sì, infatti è il motivo per cui l’abbiamo chiamato per il concorso di Dimensione Fumetto.

–        V. Capisco! Chanbara 3Riguardo ai Western! Pensa a “I Magnifici Sette”, adattamento americano di una storia giapponese, poi a Leone, adattamento italiano di una storia giapponese ambientata in America, la linea è chiara, no? Storia feudale giapponese, interpretazione americana, spaghetti western di Leone… E adesso finalmente degli italiani restituiscono la storia all’ambientazione originale, facendolo con competenza, ma conservando al contempo qualcosa del western italiano. Che poi è il meglio che sappiamo fare.

–        R. …E lo facciamo anche meglio degli americani in questi casi, distorcendo meno e capendo meglio la cultura giapponese! Sono comunque tre paesi che hanno lavorato tanto e bene insieme.

–        V. Concordo!

–        R. Riguardo a Leone, i primi piani sono citazioni chiare a mio avviso!

–        V. Bellissimi disegni tra l’altro!

–        R. Sì, ecco! Parlando del disegno, in primo luogo fa strano leggere una storia di samurai così accurata con la griglia tipica dei Bonelli…

–        V. Ah! Ecco perché mi scorreva tutto in modo così familiare, ho letto Tex per decenni!

–        R. E sì, dai! Griglia di Tex, IL western a fumetti su storia di samurai… con qualche libertà, ma siamo lì! Direi che è stata modificata ad arte per rendere meglio sui combattimenti di spada che hanno bisogno di un pochino più di spazio di quelli con la pistola.

–        V. Ottima osservazione! I disegni sono molto, molto belli! Ho particolarmente apprezzato il dinamismo…

–        R. E io un po’ tutto! I colori… Compreso che Ichi è Yoda! …Anche più che Kitano.

–        V. Senza dubbio! Viene in mente a tutti, credo, bel personaggio, ben formato, diremmo canonico… ma ce lo vuole, ha il suo fascino, è divertente. Dice frasi molto belle.

–        R. Sulla scrittura magari tu sei più meticoloso, a me è piaciuta molto, scivola via che è un piacere, non ha fronzoli, o parole di troppo, si segue bene, ma è profonda, ha frasi memorabili…

–        V. Concordo! E non aggiungerei altro se non che per una volta si ha un bel prodotto italiano che non si perde, non è una lagna! Ho molto gradito: «la morte si sarà stancata di aspettarmi», che è veramente clamoroso.

–        R. E «vivere non è mai facile, ma morire a volte lo è», una frase da Colonnello Douglas Mortimer, che nel film cita Wilde…

–        V. Eh sì! In questo casoChanbara 2 si sente una eco chiarissima dell’Esenin, recitato da Carmelo Bene… anzi, si rasenta la citazione: «in questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile». Frase spezzata, quindi più drammatica… Unica cosa…

–        R. …? Che c’è adesso!?

–        V. Unica cosa…  «Clamore di spade», la prima frase del testo… non si può leggere proprio!

–        R. E va be’!
Ma tu pure! Fai il sommelier! Hai una lista di espressioni che odi pubblicata pure sul Blog… sei un rompicoglioni, scusa!

–        V. Lo so!

–        R. Allora dai! Rubrica tavola preferita!

–        V. Il cafone sceglierebbe la tavola “shibari”…

–        R. Ma noi siamo gentiluomini, e io scelgo a pari merito pagina 90, Ichi che taglia cavallo e testa, e pagine 226-227 quando Jun esce fuori dal castello dopo il massacro e Ichi chiede indietro la spada.

–       V. Bellissimo momento tra l’altro! Per me invece il giardino giapponese e la mossa di judo su sfondo rosso di pagina 155.Chanbara judo

–        R. Dopo tutto questo discutere che ne diresti di un drink defaticante?

–        V. Conoscendoti non lo sarà per niente, che vuoi propormi questa volta?

–        R. Ti ricordi di quando ti parlai della Creme de Cassis e del Jolly Roger…

–        V. Uh, certo! Anzi, direi che è senz’altro arrivato il momento… il drink si sarà stancato di aspettarmi!

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