Fumetti dalla Dimensione X: Albi dei Super Eroi Corno N. 4
Non tutti i lettori di fumetti sono maniaci dell’ordine che imbustano ogni albo e lo ripongono in ordine cronologico. No, tra di loro si celano coloro che, letto un fumetto, lo buttano nel mucchio, a casaccio.
E quando questi mucchi crescono, e inglobano armadi, stanze, librerie… quando la massa critica di fumetti sparpagliati viene superata, allora si apre una porta….
La porta verso la Dimensione X.
A volte dalla Dimensione X saltano fuori albi che pregano di essere riletti. In questa rubrica, noi ridaremo vita a quegli albi, gli daremo pace, così da rimandarli di nuovo nella…..
Dimensione X!
Nel 1973 mancavano quattro anni al giorno della mia nascita, e la Corno dava via gli albi a 200 lire. 200 lire!
Io con 200 lire al massimo facevo una partita al coin-op di Wonder Boy nel bar sotto casa, mentre quelli ci si compravano un albo intero, a colori, di 64 pagine. L’unica consolazione è che 200 lire equivalgono a 10 centesimi e oggi i miei figli non ci si comprano nemmeno una Goleador, tiè. Di questo passo i miei nipoti per comprarsi un albo di supereroi dovranno fare un mutuo!
La gloriosa serie degli Albi dei Super Eroi pubblicava un pout-pourri di serie che la Corno non riusciva a ficcare da nessun’altra parte: Warlock, Red Wolf, Tomb of Dracula, Luke Cage, Licantropus. In questo numero fa il suo esordio Ka-Zar, alias lord Kevin Plunder, alias il Tarzan della Marvel. C’era bisogno di un Tarzan della Marvel? A quanto pare sì.
Noi saltiamo la prima storia dell’albo semplicemente perché disegnata da George Tuska tenendo il pennello nella narice sinistra.

Prima di arrivare al succo dell’albo, però, dobbiamo soffermarci su due storie realizzate dal dinamico duo, Stan Lee e -squillo di trombe- Jack Kirby!
La storia si apre con il faccione di Kraven il Cacciatore prima di DeMatteis, quando era ancora un fesso qualunque. Il bruttone, tra una caccia e l’altra, compra le riviste di gossip per cercare le sue prossime prede. Belen Rodriguez? Scarlett Johansson? Macchè, a lui piacciono quelli pelosi.

Ma non è il biondone nudista l’oggetto dei suoi desideri, bensì Zabu il suo cucciolo dai denti a sciabola.

Passato l’attacco d’asma, è venuto il momento di iniziare la caccia. Ka-Zar è lì che si fa i fatti suoi quando…
Notare la didascalia, opera di certo degli abilissimi traduttori della Corno. «In una vasta giungla inesplorata (tranne dalla rivista Live) circondata dai ghiacciai alla deriva dell’Antartico». Il numero di telefono del megadirettore Gagliardi a chi trova il non-sense.
Sia quel che sia, Ka-zar se la vede con i mammuth, quando qualcuno lo attacca alle spalle!

La battaglia è aspra e Kraven usa tutto il suo repertorio.

Grazie allo spruzzo tranquillante (non chiedete) Kraven ha ragione della tigre. E il povero Ka-zar? Curnuto e mazziato, non può far altro che inseguire la nave del suo avversario per liberare Zabu. Ma mentre ci prova Kraven dimostra la sua contrarietà a forza di mazzate.

Ma Ka-Zar non è certo l’ultimo degli sprovveduti!

Ma Kraven è un grande infame e utilizza di nuovo lo spruzzo stordente, poi butta Ka-Zar nelle gelide acque dell’Oceano e se ne va tutto contento. Ka-Zar, in una botta di culo allucinante, viene trovato da aerei della Nato (sull’Antartico…) che gli buttano una zattera.
Ormai in salvo, Ka-Zar è così cazzuto da PERCORRERE MIGLIAIA DI CHILOMETRI SULLA ZATTERA FINO AD ARRIVARE A NEW YORK. Chissà quanto aveva Stan Lee in geografia.
Baldanzoso come non mai, Ka-Zar trova l’albergo dove alloggia Kraven e chiede alla reception come ogni selvaggio cresciuto nella giungla è stato educato a fare.
Il receptionist gli fa lezioni di dress code. Il petto nudo è troppo per un albergo di classe.
Invece l’idiota vestito col panciotto di leone va bene, eh? Pecunia non olet!
Lo spruzzo tranquillante è l’arma definitiva, altro che la bomba H pezzotta della Corea del Nord. Ma Ka-Zar ha trattenuto il respiro e lancia il suo urlo di richiamo, così scopriamo che non solo hanno fatto entrare Kraven nell’albergo col suo vestito da idiota…

…MA GLI HANNO FATTO ANCHE PORTARE UNA TIGRE DAI DENTI A SCIABOLA IN STANZA. Con le pantofole.
È New York, bellezza. Arrivi e in men che non si dica ti risvegli drogato in una stanza d’albergo e la scritta sullo specchio “Benvenuto nell’AIDS”. E un rene in meno.
Comunque, sia quel che sia, i due si menano alla grande finché Kraven scappa. Dopo tavole su tavole d’azione Kirbyana, noi non possiamo che tacere. Guardate qua.
Lasciando a malincuore Kirby e Ka-Zar, approdiamo all’ultima storia, davvero il clou dell’era Marvel, scritta da Lee e disegnata da Steve Ditko, e tratta nientepopodimenochè dal numero 83 di Journey into Mistery, che ospitava la prima storia di Thor (contro gli uomini di pietra di Saturno). Una storia a metà tra il ridicolo e il magnifico, in un modo che solo loro sapevano fare.Stan Lee, oltre ad andare male in geografia, doveva avere anche grossi problemi con la storia e la fisica. Dove infatti è risaputo che gli effetti di una bomba atomica sono più o meno questi:
Per Stan Lee erano invece un gran vantaggio. Se non ti davano superpoteri o, al limite, ti trasformavano in un bruto irascibile, poteva anche capitare che ti donassero un’intelligenza superiore alla norma.
Invece di ringraziare gli uomini e andare a prendersi una laurea triennale in Scienze della Comunicazione, il Leone nel suo piccolo s’incazza e giura vendetta.
Con la sola forza dell’imposizione del pensiero raduna gli animali di cui è Re e li aizza contro i malvagi umani. Alla Zebra, che gli fa notare come il potere delle strisce bianconere può servire a poco contro un kalashnikov (a meno che il tuo ds non si chiami Moggi, s’intende), il Leone risponde così:
Zoccolate! Mozzichi di topi! Graffi di unghie! Scimmie incendiarie! Proboscidate in testa! Le bombe atomiche, a loro, gli spicciano casa.
Per fortuna degli animali, però, la demenza atomica del Leone finisce proprio sul più bello.
Oggi come oggi una storia come questa sarebbe esposta al pubblico ludibrio, epperò… c’è qualcosa, forse nei freddi disegni di Ditko, forse nei testi didascalici di Lee, che lascia una certa inquietudine. Questa natura arrabbiata, decisa a sterminarci per autodifesa, colpisce nel segno. Ancora oggi non mi spiego come, ma solo Lee riusciva a cogliere nel segno così pur utilizzando stilemi, soluzioni e trovate al limite del ridicolo.
Cosa ci resta di questo albo? La sensazione che quelli fossero grandi tempi, in cui in edicola si poteva trovare un albo disegnato da Kirby e Ditko senza che nessuno ti rompesse su tutti i social network con il teaser, il teaser del trailer, il trailer del trailer e il trailer del teaser. Dove anche una storia piena di ingenuità poteva catturarti grazie ad un sense of wonder ancora intatto, a dei disegni stratosferici e umili insieme. Fumetti che oggi possiamo anche prendere un po’ in giro, ma che rileggeremo sempre con lo stesso animo allegro.
Nella scorsa puntata scrivevo che non riesco più ad essere indulgente con i fumetti della mia infanza. Beh, mi sbagliavo. Con gli Albi di supereroi n. 4, ci riesco ben volentieri, e lo guardo tornare nella Dimensione X con un certo dispiacere.
Ma il passaggio verso la Dimensione X è sempre aperto… e, prima o poi, quando ormai ci sentiremo al sicuro, un nuovo albo ne uscirà fuori, anelante…
…e solo dopo che lo avremo riletto, egli potrà tornare in pace nella…
DIMENSIONE X!