Fumetti dalla Dimensione X: Fantastici 4 Star Comics n. 4
C’è una sesta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce: è la regione intermedia tra la discarica e il mercatino delle pulci, tra la noncuranza e la scelleratezza; è la regione dei fumetti dimenticati, spasimanti di nuove riletture; è la DIMENSIONE X!
Non tutti i lettori di fumetti sono maniaci dell’ordine che imbustano ogni albo e lo ripongono in ordine cronologico. No, tra di loro si celano coloro che, letto un fumetto, lo buttano nel mucchio, a casaccio.
E quando questi mucchi crescono, e inglobano armadi, stanze, librerie… quando la massa critica di fumetti sparpagliati viene superata, allora si apre una porta….
La porta verso la Dimensione X.
A volte dalla Dimensione X saltano fuori albi che pregano di essere riletti. In questa rubrica, noi ridaremo vita a quegli albi, gli daremo pace, così da rimandarli di nuovo nella…..
Dimensione X!
Cominciamo analizzando la copertina. Dopo aver indossato un robusto paio di occhiali da sole colorati nel tentativo di rendere più gradevole la scelta della tavolozza cromatica, apprezziamo insieme l’effetto patchwork da collage di educazione artistica, classe II media A.S. 1986.
Allora ero un giovane alle prime armi, senza la minima idea di chi fossero questi Fantastici Quattro. La mia piccola mente pensò che ne facessero parte Hulk e altri tizi con problemi di deformità encefalica; il fatto che non fossero quattro turbò non poco le mie certezze, ma a quei tempi io e molti altri miei compagni di classe eravamo fermamente convinti che la matematica fosse, dopo tutto, un’opinione. Le quattro teste decapitate in alto a sinistra erano un macabro orpello: erano forse i nemici? A giudicare dalla loro bruttezza, era possibile. Quella fascetta recante il nome di Satana (Devil) mi consigliò di tenere ben lontano quell’albo dagli occhi indagatori di mia nonna. Probabilmente suggeriva cripticamente che tutti quei personaggi erano i cattivi e l’Uomo Ragno, in basso a sinistra, li avrebbe sconfitti.
Quando si dice una copertina azzeccata!
La prima storia si apre con Diablo che parla da solo giocando coi pupazzetti:
Byrne (che, se non si fosse capito, è l’autore della storia) ci fa dunque simpatizzare con questo personaggio ritardato, una sorta di Forrest Gump meno furbo e più cattivo.
I suoi giochi però vengono interrotti dalla malvagia padrona di casa!
Scopriamo quindi che Diablo, che faceva tanto il figo, vive in un tugurio pieno di gatti in calore e monnezza scoperchiata, ha paura della padrona di casa e soprattutto è in bolletta. I suoi scarni risparmi se ne vanno tutti nelle pozioni di trasformazione in un vecchio col riportino e nei filtri crea-action-figures dei Fantastici Quattro. Che dici, esce a cercare un lavoro? Ma no, gli ultimi soldi vengono usati in un piano malvagio per sconfiggere i suoi arcinemici.
A New York non puoi lavorare tranquillo che ti sbuca dalle fogne chi chiede indicazioni. Nemmeno se soffri di elefantiasi alle mani. La Ragazza Invisibile era dal parrucchiere, alla faccia dell’emancipazione, e il cattivone la statuizza con un getto di fango.
Pare insomma che per sconfiggere la Ragazza Invisibile bastassero i vecchi metodi mafiosi: una colata di cemento e via. Se Destino fosse nato a Corleone invece che a Latveria ci saremmo risparmiati questo:
Intanto la Cosa è andata a vedere (!!!) un musical con la sua fidanzata, la cieca Alicia Masters, quando il nemico gli piove addosso: e non è un modo di dire.
Il piano pezzente di Diablo si comincia a intravedere: utilizzare i quattro elementi contro i quattro fantastici (ricordiamo che Stan Lee stesso disse che i poteri del gruppo erano elementali: Cosa-pietra, Mr Fantastic-acqua, Susan-aria e Johnny-chissà), ma rimescolando le carte. La strizzatina d’occhio di Byrne è talmente clamorosa che gli si è spappolato il bulbo oculare.
La povera Cosa viene affogata da Mr. Rocchetta, così che possiamo passare al buon Johnny Storm, impegnato con quella psicopatica della sua fidanzata dell’epoca, Frankie Raye, che nasconde un terribile segreto.
No, non è una skrull, tranquilli. L’uomo asciugacapelli la interrompe appena in tempo, ed infoiato le solleva la gonna. Cosa potrà mai fare Johnny Storm? Appena si accende, quello soffia la candelina e lo spegne.
Non ci resta che sperare nel buon Mr. Fantastic, che nel frattempo sta cercando di ricordarsi dove ha messo il mouse, se sotto il reattore nucleare o dentro la scatola di Schrodinger.
La sua ricerca è interrotta dall’uomo di fuoco
ma nulla può contro la capacità di trasformarsi in una pallina rimbalzina! Richards se la batte alla ricerca dei “compagni attaccati dai compagni” (all’epoca la Star Comics era così povera da non potersi permettere nemmeno un vocabolario di Sinonimi e Contrari). Inseguito, cerca un posto dove far sfogare la creatura di fuoco senza fargli creare danni. Dove mai il suo genio mondiale lo porterà? Sul fiume? In mezzo all’Oceano Atlantico? Ma no, sciocchi. Si vede che la vostra mente non è abbastanza geniale. Dove altro portare una creatura di fuoco se non…
MA CERTO! IN MEZZO AD UN BOSCO!
Infatti “le foglie appena nate sono troppo umide per prendere fuoco”.
Osserviamo un minuto di silenzio, prima di riprendere la nostra disanima.
Ora che ci siamo ripresi, tiriamo un sospiro di sollievo quando Reed incontra la Torcia la quale, finalmente, può occuparsi del suo analogo. Nel frattempo anche la Ragazza Invisibile riesce a liberarsi e a darsi alla fuga usando i suoi campi di forza.
Senza accorgersi del poliziotto intento a manganellare un bambino, e dell’autista di autobus che sta falciando pedoni, Susan va a cercare Ben, salvandogli la pellaccia.
Reed, intanto, escogita un altro piano geniale per eliminare il pezzente d’acqua.
Infatti, Byrne si premura di dirci che “la scarica elettrica separa l’acqua nei gas che la compongono”. Insomma con un generatore è possibile separare i legami atomici fra idrogeno e ossigeno di una massa d’acqua grande come una persona in circa un secondo di tempo.
Osserviamo un altro minuto di silenzio per la triste dipartita della fisica.
Ma non facciamo in tempo a riprenderci che Byrne decide di darci un’altra lezione.
Ora abbiamo più chiaro come si svolgessero le lezioni di fisica di Richards.
Eliminati i nemici, Richards risale all’origine del male, il povero Diablo che tenta di scappare con il malloppo.
…cioè quattro statuine rubate nei” vari musei del mondo”, ovvero il museo di arte pezzente di Abbiate Grasso (MI).
E con Diablo se ne va il nostro albo, tornando nella Dimensione X.
Guardandolo allontanarsi, non possiamo che provare per lui una certa tenerezza. Prima di Byrne la serie stava toccando il fondo, lontana anni luce dai fasti dei tempi che furono. L’autore canadese, oggi osannato per quella run, in realtà in questo primo albo riesce a dimostrare soltanto di essere capace di disegnare belle gnocche. Come un Pegasus qualunque, non ha ancora sviluppato il Senso del Ridicolo, il più alto e sommo di tutti: è convinto che l’intelligenza dei suoi lettori sia stata mangiata dal cane, come i compiti a casa, e che non si accorgerà mai degli sfondi
Non so voi, ma io non riesco più ad essere indulgente con le ingenuità delle storie della mia infanzia: è vero che allora mi piacquero, ma è vero anche che a quel tempo preferivo giocare con gli Exogini piuttosto che con le femmine. Lasciamo dunque che quest’albo se ne torni dritto dritto alla Dimensione X, senza rimpiangerlo troppo.
Ma il passaggio verso la Dimensione X è sempre aperto… e, prima o poi, quando ormai ci sentiremo al sicuro, un nuovo albo ne uscirà fuori, anelante…
…e solo dopo che lo avremo riletto, egli potrà tornare in pace nella…
DIMENSIONE X!