Wytches vol. I – una recensione americana
Un bell’horror americano, a tema streghe cannibali vs famigliola che vorrebbe essere felice, con storia, disegno e colori tutti di alto livello, osannato dalla critica statunitense e in attesa di vederlo pubblicato in Italia.
Wytches, scritto da Scott Snyder, illustrazioni di Jock, colori di Mat Hollingsworth, letterato da Clem Robins, editor David Brothers, per la Image Comics, prima edizione americana giugno 2015.
La sfortunata famiglia Rooks fugge da una traumatica vicenda per un “nuovo inizio” e sceglie l’apparentemente tranquilla cittadina di Litchfield, nel New Hampshire, dove però qualcosa di maligno si annida nei boschi appena fuori città, una presenza antica e affamata li sta aspettando.
Wytches, per ora “volume unico”, e che pare resterà tale nonostante le insistenze del pubblico, è un fumetto dell’orrore, che raccoglie sei capitoli.
In copertina si fregia di un bell’elogio di quella macchina da guerra della scrittura horror che è Stephen King: «È favoloso. Un trionfo», dice il savio.
Anche la quarta reitera il concetto con commenti assai lusinghieri da parte di autorevole critica.
L’albo è molto bello, sotto tutti i punti di vista, e si nota subito, curatissimo e con addendi interessanti, in calce.
La storia è narrata efficacemente, con ottimo uso dell’analessi, ha ritmo, il disegno è magnifico veloce e curato allo stesso tempo, con tratto spigoloso e dinamico, indulge anche in complessità e virtuosismo notevoli. Arte!
Le tavole in genere scorrono veloci e sono molto ben organizzate; a volte però si privilegia certa originalità, forse un po’ a scapito della leggibilità.
I volti hanno espressioni molto convincenti, ma è specie il colore a farsi notare, è molto tecnico, estremo, freddo o saturo, crea di solito effetti molto suggestivi; specie (ma solo per dirne una) nelle ambientazioni, nel riprodurre il sole nella foresta, o nel suggerire l’analogia tra scena boschiva e tuffo in acqua.
A prima vista ho avuto l’impressione che si puntasse molto –o addirittura, in modo eccessivo- sul tecnicismo, e sugli effetti, e la nota a fine albo sulla creazione e colorazione delle tavole dà qualche conferma.
Non sono il candidato migliore per parlare di “artificiosità” (specie se la contrapponiamo a “naturalezza”, espressione che detesto), ma alla lunga –nota personale- l’uso costante del filtro ad effetto acquarello mi è risultato un po’ stucchevole. Ma è davvero l’unico appunto da fare, e solo perché il livello è tale da richiedere certa attenzione speciale anche nelle note da proporre.
Alcune tavole son davvero magnifiche, le streghe coi loro crani deformi e quasi “fluidi”, o i tratti oscuri e indefiniti, le dentature, sono un incanto di terrore.
Non è una pecca dell’albo, ma scricchiola un po’ nei cliché narrativi e nei topos attuali, dove pare che tutti -dal cinema, alla musica di successo, sì, al fumetto-, seguano un manierismo ormai marcatissimo.
Mi si passi lo sfogo: ma oggi la storia va narrata “in un certo modo”, proposta “in un certo modo”, alcuni punti vanno toccati, e anche quelli “in un certo modo”; non si esce mai dal seminato e, se se ne esce, è per farlo pure “in un certo modo”.
L’accumulazione di pathos, per non essere del tutto vaghi, passa per i canonici “sensi di colpa” americani e specie “militarizzati” -non ero lì a difendere chi avrei dovuto difendere-; si giovano dell’empatia verso il patologico, abusano del nesso “virtù-felicità”.
Per esempio, desiderare il male, anche senza compierlo, ti rende non solo complice, ma in qualche modo addirittura causa efficiente della sua concretizzazione, qualora esso avvenga; un peccato da espiare e che attrae male a sua volta. Ciò è abbastanza ricorrente nell’immaginario e nella visione del mondo di uno statunitense.
Se vogliamo concludere affibbiando l’etichetta di “manierismo” all’albo facciamolo pure, ma specificando che si tratta comunque di bellissimo prodotto, e che la critica –ammesso sia tale- si rivolge a un intero momento artistico, che solo come tale diventa per definizione noioso, e finisce sempre in una “rivoluzione” che a questo punto si sta facendo attendere un po’ ovunque.
A ogni modo, e invece, non mi sono affatto annoiato, nemmeno nella stesura di queste righe, quindi l’esperienza è solo positiva. Dei migliori horror che abbia letto, francamente ho passato bei momenti.
Un acquisto consigliabile.