Silas Finn: uno Sclavi-Cavazzano “quasi inedito”

Un volume che raccoglie le quattro storie scritte dall’autore di Dylan Dog e illustrate da Cavazzano tra il 1979 e il 1980. Storie uscite in Italia solo nei primi anni 90.

Tiziano Sclavi è uno scrittore eclettico. Non ha scritto solo fumetti, e, anche se è diventato famoso per Dylan Dog, anche nel campo dei fumetti ha toccato, esplorato, inventato.

Oltre quaranta anni fa, ha scritto anche delle storie western per «Zack!», rivista tedesca con aspirazioni paneuropee, che doveva pubblicare le stesse storie un po’ in tutta Europa, come ci racconta il curatore Alberto Paolo Brambilla nella prefazione.

Il progetto è naufragato, così le storie sono rimaste quasi confinate negli albi tedeschi. In particolare sono quasi inedite in Italia. Alberto Brambilla, editor e ufficio stampa di ReNoir Comics, ha pensato di lavorare sotto l’egida di Nona Arte per recuperare queste opere, che peraltro testimoniano come gli autori italiani di quell’epoca erano perfettamente allineati ai grandi autori europei, da Morris a Uderzo. A cui, certamente, si ispiravano, ma con i quali si confrontavano da pari a pari.

Sclavi scrive così una storia western con un protagonista un po’ particolare, uno scribacchino, grande e grosso. Ma i giornalisti, specie quelli d’assalto, sono per forza di cose collegati alla verità e alla lotta contro i soprusi.

Silas Finn, inviato nel west dal Boston Tribune per rilanciare le vendite, in realtà viene coinvolto in avventure piuttosto serie e alla fine ottiene quasi come effetto secondario delle sue avventure di rigenerare il pubblico del giornale.

Ne esce una storia con un eroe ben definito, anche se ha un ruolo non propriamente eroico, ma che ha un carattere serio, e la storia racconta le sue serie avventure di giornalista. Ci sono dei fatti da vivere e da raccontare. L’ironia non manca ma la narrazione mantiene un registro che non diventa mai ridanciano o troppo umoristico. Al punto che c’è un antieroe, misterioso ma non troppo nascosto, nemesi del nostro eroe, i cui attentati spesso finiscono per rendere più umoristiche le scene, nonostante la loro tragicità. C’è un “assistente” indispensabile a completare il quadro degli archetipi dei personaggi, e anche un servizio giornalistico completo, essendo il fotografo, che risulta un po’ macchiettistico, ma che alla fine è un testimone della realtà.

Infatti pur mantenendo un registro abbastanza fantasioso, rimane su percorsi narrativi realistici e concreti, anzi a volte anche socialmente avanzati, ad esempio nel caso del capo afroamericano della tribù indiana.

Silas attraversa tanta parte del west, incontrandone tutti gli archetipi e affrontandoli con fiero cipiglio, con il giusto timore e senza arroganza. I personaggi mescolano una parte seria e una più macchiettistica, come Sclavi ci ha abituato nelle sue produzioni successive, in modo da mantenere più modalità di contatto con il lettore, a differenza in questo caso dei grandi umoristi europei dell’epoca, che spesso non si preoccupavano della parte più realistica.

La prima storia in particolare ci mostra tutti gli standard del western: assalto al treno, cowboy e mandrie, sceriffi e pistoleri. Gli indiani, i pistoleri mitologici, Buffalo Bill, il gioco d’azzardo, la ferrovia, i battelli sul fiume, i bari e le città abbandonate arrivano nelle successive.

Cavazzano ha già uno stile riconoscibilissimo ed efficace: qui applica la sua modalità Disney a un contesto diverso, che poi ritroveremo nel Capitan Rogers su cui lavorerà negli anni immediatamente successivi. Troviamo tutte le trovate grafiche, la dinamicità del disegno e dei movimenti, la caratterizzazione dei personaggi.

Il tratto e il disegno mostrano una notevole modernità. Spesso piccoli dettagli o addirittura i balloon sbordano dalle vignette creando maggiore dinamicità. La gabbia, che a volte sembra strutturata per un formato orizzontale con due metà di pagina autonome, invece piccoli movimenti o vignette dalle dimensioni diverse interrompono questa routine.

Purtroppo l’opera non ha avuto il successo meritato in Italia ed è stata recuperata.

Una piccola considerazione: in un momento in cui di novità artistiche ne troviamo poche, in cui al cinema i revival e i remake fanno cassetta, mentre i titoli originali stentano, in cui la musica recupera gli 883 e i Ricchi e poveri, a volte anche i fumetti guardano un po’ indietro: se spesso si trova l’ennesima edizione deluxe con una nuova traduzione, il fatto che quest’opera in Italia avesse avuto originariamente delle edizioni parziali e il coinvolgimento diretto di Sclavi e Cavazzano nella revisione, direi che la riedizione le fornisce un peso diverso e più significativo.

Alberto Brambilla, la cui prefazione al volume è ricchissima di informazioni, alle quali abbiamo appena accennato, ha accettato di rispondere a qualche domanda, di seguito trovate la nostra intervista.


A.: Da dove viene l’idea di produrre questo volume?

Alberto Brambilla: Negli anni scorsi ho curato per Editoriale Cosmo la riedizione di altre due opere disegnate da Giorgio Cavazzano, Altai e Johnson con Tiziano Sclavi e Smalto & Johnny con Giorgio Pezzin. In appendice a quest’ultima ho inserito anche un paio di storie brevi rarissime, e per farlo ho fatto una ricognizione approfondita su tutta la produzione extra-disneyana di Cavazzano. In pratica, insieme ad Andrea Rivi, titolare dell’etichetta Nona Arte, ci siamo resi conto che un sacco di suoi fumetti non sono mai stati raccolti per intero o addirittura mai ristampati. Silas Finn, visti i nomi coinvolti, ci è sembrato l’inizio migliore.

A.: Quanto è stato difficile ottenere e sistemare tutto il materiale?

A. B.: In realtà non troppo. Per fortuna le opere di autori così grandi sono ben schedate su fanzine e siti. Abbiamo recuperato gli albi originali – francesi e tedeschi – verificato i dati e il gioco era fatto. L’unica pecca è che non abbiamo potuto utilizzare le tavole originali ma ci siamo dovuti accontentare delle scansioni delle riviste, restaurate al meglio.

A.: I due autori erano a conoscenza del progetto fin dall’inizio? sono stati disponibili?

A. B.: Certamente, Cavazzano e Sclavi sono stati coinvolti fin dall’inizio. Anzi, con entrambi, durante la lavorazione della riedizione di Altai & Johnson c’era stato uno scambio di messaggi del tipo “Ah, sarebbe bello ristampare Silas Finn”.

A.: Nella prefazione scrivi che Sclavi ha “ritoccato” la traduzione dal francese…

A. B.: Parte tutto dal fatto che le storie erano prodotte per la Germania e la Francia. Sclavi le scriveva in italiano e venivano tradotte in francese e tedesco, e letterate in redazione. Non esiste quindi un’edizione “originale” in italiano e Sclavi non trova più le sceneggiature, a mezzo secolo di distanza. Abbiamo quindi dovuto tradurre la prima storia, la più lunga, completamente inedita in Italia, mentre per le altre ci siamo basati sulla traduzione dell’edizione curata da Alfredo Castelli nel 1992 per Massimo Baldini Editore, l’unica precedente alla nostra. Né l’una né l’altra traduzione, però, erano “Sclavi al 100%”, quindi gli abbiamo sottoposto i fumetti letterati e lui ha ritoccato i dialoghi per sentirli più suoi. Un’operazione alla George Lucas, insomma.

A.: Sclavi da sempre è amante delle citazioni. Nello scorrere il fumetto ho letto un “Ho visto un Dalton!” e un “Sono pazzi questi pionieri!” di Crocker, il fotografo che Silas porta con sé nel West. Quanto ti sei divertito a cercarle? Considerando che il fumetto ha quasi 50 anni temi di averne persa qualcuna?

A. B.: La più grandiosa è la coltissima citazione a La grande rapina al treno di Edwin Porter, primo western della storia del cinema (1903)! A mio parere, però, in Silas Finn si è contenuto rispetto a quanto avrebbe fatto più avanti con Dylan Dog.

A.: Riporti l’idea di una rivista a fumetti a livello europeo e tradotta in diverse lingue. Oltre a quello che dici nella prefazione, perché il progetto è fallito? È stato l’unico progetto di questo tipo in quegli anni? Oggi, pensando da una parte all’Unione Europea, dall’altra alle spinte centrifughe, avrebbe ancora senso, anche culturalmente? Il progetto ebbe qualche velleità di “cultura europea a fumetti” o fu una semplice proposta commerciale?

A. B.: «Zack!», su cui usciva Silas Finn, era una rivista tedesca che aveva anche un’edizione francese (Super As), belga (Super J) e olandese (Wham!). La sua forza era la dimensione: pubblicando in più Paesi si ammortizzavano i costi di stampa e di produzione delle storie. A livello di contenuti, però, rimaneva molto “francese”: Michel Vaillant, Barbarossa, Blueberry, Comanche… Non a caso, per Silas Finn Sclavi e Cavazzano presero per maestri Goscinny e Uderzo molto più che per altre opere.
A ben vedere, un progetto che potrebbe sembrare simile al giorno d’oggi è Manga Issho, anch’esso pubblicato in collaborazione da quattro editori. La differenza, però, sta nel fatto che qui ogni redazione porta dei contenuti, mentre su Zack!, Super As, ecc., era tutto molto più centralizzato.

A.: L’opera è davvero moderna. I testi sono ironici, la sceneggiatura ha dei passaggi estremamente attuali, anche il tratto di Cavazzano non mostra alcun “invecchiamento”, anzi. Cosa ne pensi? Puoi darci qualche dettaglio su alcune cose che ti hanno stupito in questo lavoro?

A. B.: Sono fortemente convinto che un fumetto umoristico non satirico invecchi tendenzialmente meglio di uno realistico, sia nei testi che nei disegni, soprattutto se scritto da fuoriclasse. Le gag e i tormentoni di Sclavi funzionano cinquant’anni fa come oggi perché slegati dal loro tempo. Per quanto riguarda lo stile di disegno, è forse la prima opera della maturità di Cavazzano, che aveva smesso con le sperimentazioni “uderzoniane” di Altai & Johnson e aveva iniziato a ripulire il segno nella direzione che ben conosciamo negli ultimi anni.

A.: Fuori dall’Italia c’è un’opera di riscoperta dei fumettisti “storici” come sta avvenendo da noi? Tutto questo “ritorno” di opere e di fumettisti del secolo scorso è legato a un pubblico che “invecchia” oppure si riesce a far apprezzare questo tipo di opere anche dai lettori più giovani? Secondo te anche nei fumetti, come da un po’ si dice nel cinema, si fatica a innovare senza effetti speciali?

A. B.: Fuori dall’Italia sono generalmente più avanti di noi. In Francia, soprattutto, le dimensioni del mercato permettono la pubblicazione di edizioni integrali di personaggi minori, cosa che qui è commercialmente impossibile. Purtroppo, però, per mia esperienza sono pubblicazioni legate più a nostalgia che a una sana riscoperta da parte di un pubblico più giovane. Forse con Cavazzano è diverso, perché le sue opere Disney lo rendono ancora popolarissimo, ma quando ho curato ad esempio il Braccio di Ferro Bianconi di Sandro Dossi tendenzialmente ho avuto feedback da gente che se lo ricordava quando lo leggeva da ragazzo.

A.: Dobbiamo aspettarci qualche altro “ritrovamento” da parte di ReNoir? (ovviamente se puoi spoilerare)

A. B.: Beh, avendo schedato tutte le opere non Disney di Cavazzano sarebbe un peccato fermarci a Silas Finn. Intanto pubblicheremo un secondo volume del personaggio, per chiudere l’edizione integrale dell’opera, con le storie scritte da François Corteggiani. E poi vedremo…


Titolo Silas Finn Volume 1
Storia Tiziano Sclavi
Disegni Giorgio Cavazzano
Curatore Alberto Paolo Brambilla
Traduzione Marco Cedric Farinelli
Caratteristiche del volume cartonato, colore
Dimensioni del volume 21×28 cm
Numero pagine 120
Prezzo di copertina € 29.90
Editore: Renoir Comics / Nona Arte
ISBN 9788899728243

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