I bambini tonti di Ana Marìa Matute
Nel centenario dalla nascita della scrittrice spagnola Ana Maria Matute, Canicola pubblica la raccolta di racconti illustrati e reinterpretati da giovani fumettisti italiani.
Ana Marìa Matute ha raccontato in un’intervista un ricordo della sua infanzia. Se lei o qualcuno dei suoi fratelli si comportava male, nella sua famiglia si veniva rinchiusi in una stanza buia, per punizione. Mentre i suoi fratelli piangevano e si disperavano la Matute, invece, ammette che lei voleva entrarci in quell’oscurità di silenzio e pace. Chiamava questo tempo “la luce delle tenebre”. Un tempo in cui evidentemente è accaduto qualcosa di meraviglioso, come il desiderio di fare la scrittrice. I ventitré racconti raccolti sotto il titolo I bambini tonti trovano in questa breve introduzione una sintesi perfetta.
Proprio nel centenario della Matute, sorprendente autrice spagnola tutta da riscoprire, la casa editrice Canicola edizioni ha dato forma a un libro assolutamente straordinario. L’edizione I bambini tonti uscita a marzo e tradotta da Francesco Satta, accompagna ai racconti della Matute una breve nota biografica, un’intima intervista all’autrice di Nicola Galli Laforest e una sezione a fumetti, che prende vita dalla visionaria creatività di un gruppo di appassionati disegnatori. Sara Antimi, Alice Bartolini, Matteo Braghin, Diandra Cannata, Ivalù Chantal, Alberto Falco, Riccardo Fraccascia, Pastoraccia, Emma Segat e Michelangelo Setola per questo progetto, durato quasi un anno, hanno condiviso l’uso della grafite e la propria immaginazione per arrivare alla narrazione visiva delle storie della Matute, amalgamandone, in modo del tutto originale, personaggi, temi e atmosfere.
Ana Marìa Matute (1925 – 2014) è considerata una delle autrici più importanti della letteratura contemporanea spagnola del Novecento, molto stimata da scrittori come Cortàzar, Bernàrdez, Cela e Vargas Llosa. In Spagna la pubblicazione de I bambini tonti subì qualche rallentamento a seguito della censura franchista e l’opera venne alla luce solo nel 1956, illustrata da Miguel Lluch. La Matute racconta con queste parole il modo insolito in cui queste microstorie sono nate:
Mentirei se dicessi di sapere perché l’ho scritto. All’inizio non pensavo nemmeno che potesse diventare un libro. L’ho scritto a pezzi nei caffè, dal dentista, dal medico, su foglietti sciolti, mentre aspettavo mio marito (e certamente in tempi molto duri per noi). Mi dicevo: aspetta, sto per scrivere un bambino tonto. È stato mio marito a raccogliere questi piccoli frammenti, alcuni dei quali scritti sul retro del cartoncino di un menù, che sarebbero stati certamente dimenticati in fondo a un cassetto. E ora è uno dei libri a me più cari.
Dunque, la Matute ci racconta ventitré piccoli universi, universi piccoli come bambini, infinitamente lontani da quel che vedono, sentono o vogliono i grandi. I suoi bambini sono senza nome, soli e innocenti, immersi in atmosfere oscure e profonde come incubi, protagonisti di storie terribili, pur essendo confinati in scenari fiabeschi. Ci sono quelli privi di voce o di occhi, c’è chi si vede servito per il pranzo di Pasqua il proprio agnellino, l’amico più caro e compagno di giochi. Chi viene deriso e isolato perché troppo grasso o perché la sua testa è deforme; chi muore di nostalgia per il troppo desiderare la luna, un giro di giostra, una vetrina di una pasticceria o il fantasma di un albero. Chi, in cerca del suo caro cane si lascia trascinare via dalla corrente di un fiume, chi si lascia sommergere, inerme, dalle acque profonde e verdi del mare. Nessuno si salva, perché nessuno arriva in soccorso di quelle piccole vite, lasciandole cadere nel vuoto. Nessun adulto, padre o madre, appare sulla scena per proteggere, vegliare, abbracciare, consolare. Si potrebbe dire che, nei racconti della Matute, l’erranza, l’abbandono o addirittura la morte, siano meno traumatici della vita stessa. Restano, infatti, per queste piccole anime, nient’altro che dissoluzione, ritorno alla natura, trascendenza salvifica. L’opera della Matute rispecchia inesorabilmente questo momento storico, definito dall’ultimo rapporto UNICEF il peggiore dalla fine del secondo conflitto mondiale per il drammatico destino di bambini e bambine, che sono le prime, innocenti vittime, esposte a sofferenze impossibili da accettare, come ci riportano le cronache quotidiane, fra genocidi, epidemie, carestie e guerre sanguinose. Solo a Gaza le stime, dall’inizio del conflitto, contano almeno 50 mila bambini morti. Ana Marìa Matute visse fra Barcellona e il borgo di montagna di Mansilla de la Sierra, dove crebbe con i nonni. Quando aveva undici anni, scoppiò la guerra civile ed è con queste parole che ricorda gli orrori che visse, che spazzarono via per sempre la vita così come l’aveva appena imparata a conoscere.
Da bambina, a Mansilla de la Sierra, sono fuggita nel bosco e ho scoperto che era affascinante, che lì l’oscurità splende. Penso che tutto derivi da lì, gli anni dell’infanzia lasciano un segno indelebile: infatti si ricordano molte più cose di quando si era bambini che di quando si è adulti… L’infanzia è l’età più lunga della vita. Il resto non è altro che una mostruosa e sanguinosa ripetizione di tutto ciò che abbiamo vissuto da bambini… Non ho mai ammirato un amico della città quanto quei poveri bambini di Mansilla de la Sierra, erano degli eroi. Erano forti, sapevano cosa fosse la vita, il dramma della morte di un vitello. Devo molto a quei bambini, anche se molti li disprezzavano.
Alessandra Ciccioli
Titolo: I bambini tonti
Autore: Ana Marìa Matute, Sara Antimi, Alice Bartolini, Matteo Braghin, Diandra Cannata, Ivalù Chantal, Alberto Falco, Riccardo Fraccascia, Pastoraccia, Emma Segat, Michelangelo Setola
Editore: Canicola
Pagine: 264
Volume: colore, brossura con alette
Dimensioni: 15×21 cm
Anno di uscita: 2025
Prezzo: € 20,00
ISBN: 9788899524791
