Gli scapestrati della Linea Gotica: i bambini della Resistenza

Una storia sulla Resistenza da un punto di vista particolare: il grigio della guerra, con tocchi di colore, come la speranza e la voglia di cambiare le cose dei giovani protagonisti: gli scapestrati, gli adolescenti che possono muoversi “senza capestro” nella realtà della guerra.

Rider Comics è una giovane casa editrice lucchese: scoperta attraverso il crowdfunding per Sciuscià e i suoi fratelli di Pier Luigi Gaspa, interessante e completo libro sulla storia dei fumetti sulla Resistenza, mi ha incuriosito anche per quest’opera, Gli scapestrati della Linea Gotica, peraltro citata nel libro (la mia passione per i fumetti storici è nota, e in particolare per quelli sulla Resistenza, che ha bisogno di essere divulgata a tutti i livelli).

Le due giovani autrici, Diletta Gotti e Giulia Iori, hanno usato un punto di vista molto particolare, che forse può aiutare a fare memoria, soprattutto i più piccoli, che pur sentendo parlare di guerra e di genocidio, specie in questo periodo, fortunatamente non ne hanno avuto esperienza.

Di solito infatti le storie della Resistenza si occupano dei buoni o dei cattivi, o ancora dei loro scontri. Certo anche qui c’è la guerra e ci sono gli spari, ma il tutto è filtrato dalla quasi normalità di un gruppo di bambini e adolescenti, di scapestrati, appunto, letteralmente liberi dal capestro, dal laccio della guerra.

Anche se Nilde è una “staffetta” e Marcello un ex partigiano (a soli 17 anni! Probabilmente non più adolescente, per le ferite riportate), nel racconto la guerra è abbastanza lontana, al punto che per Piergiorgio gli spari sono quasi come un cinema che lui va a guardare dalla finestra.

Non per questo, però, ne sono immuni, anzi, nonostante la loro spensieratezza c’è sempre sullo sfondo qualcosa di opprimente, che non fa stare sereni. Questo sentore passa attraverso i dialoghi degli adulti che ogni tanto compaiono, passa per alcuni flash di eventi tragici che hanno segnato quei tempi, come l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.

La scrittrice è legata anche per motivi famigliari a quegli eventi, tanto da richiamarli nei nomi dei personaggi e con l’aiuto di Piergiorgio, operatore del Museo della memoria di Borgo a Mozzano, ma anche curioso spettatore del “cinema” dalla finestra.

Diletta Giotti ci racconta nell’appendice come ha costruito la storia, delle fonti che ha utilizzato e del perché ha senso fare un fumetto come questo: infatti ha fatto in modo che noi lettori entrassimo «in relazione diretta con i possessori delle voci che vediamo scritte».

In generale non c’è una storia con una trama particolarmente complessa, ci sono i piccoli eventi di questo gruppetto di ragazzi, il branco di scapestrati, di cui si evidenziano le dinamiche ma anche la crescita, perché tutti usciranno dall’estate del 1944 un po’ diversi da come ci sono entrati. Certamente un po’ più adulti: qualcuno lascerà alcune occupazioni infantili, un altro scoprirà la responsabilità, qualcun altro ancora si lascerà andare, ma tutti, ciascuno al proprio livello, facendo un passo verso l’adultità.

Tranne il gatto, che è il più scapestrato di tutti ed è anche l’unica nota di colore di un volume in toni di grigio.

Un grigio che è il colore che la guerra lascia nei cuori, ma anche nella natura e nei paesaggi, e ci pensa un gatto, che peraltro mai interagisce direttamente con i protagonisti umani, a dare un po’ di colore. Colore che sembra uscire dalla matita di Marcello, perché spesso compare vicino al felino di cui sopra e colorata allo stesso modo.

Gli unici due elementi, uno animato, l’altro no, che rompono il grigiore.

Non così sulla quarta di copertina dove tutti i personaggi sono un po’ colorati, ma sempre nello stesso arancione.

Il disegno è leggibilissimo dai bambini, ma non per questo infantile; è assolutamente godibile anche per un adulto come pure la storia, che ha vari livelli di lettura.

Anche la parte grafica, di fruizione immediata, non delude un lettore più “scafato”. I personaggi vengono caratterizzati con pochi tratti, ma somaticamente riconoscibili e la dinamica delle scene, alcune inquadrature, mostrano tutta la tecnica di Giulia Iori. I disegni non sembrano inchiostrati e mostrano sfondi di vari toni di grigio, che sembrano fatti ad acquerello su cui poi vengono definiti i dettagli a matita o a carboncino.

È molto interessante come la disegnatrice riesca a rendere atteggiamenti adulti, approfondimenti psicologici e una bellissima fisicità con pochi aggiustamenti delle pose e delle espressioni, senza appesantire il disegno o renderlo troppo didascalico, mantenendo leggibilità anche per chi con il medium non ha troppe relazioni.

Tutto questo è realizzato con piccoli dettagli, includendo avvenimenti in secondo piano rispetto al focus centrale e con l’uso delle gradazioni di grigio, che a volte non sembrano togliere nulla a un fumetto full colour. Come detto, il grigio è forse solo legato alla guerra, che tutto ingrigisce, e forse è utile perché chi legge capisca che si tratta di un tempo passato, perché le relazioni, le situazioni anche fisiche, sono del tutto acroniche.

È per queste situazioni universali che ciascuno dei ragazzi sta vivendo che vale la pena resistere, anche se si è un po’ scapestrati.

Il volume che abbiamo recensito è la prima ristampa dell’opera.

E questo fa sempre ben sperare in tempi bui come quelli che stiamo vivendo.


Titolo: Gli scapestrati della Linea Gotica
Testi
: Diletta Giotti
Disegni: Giulia Iori
Edizioni: Rider Comics
Collana: Narrazioni
Dimensioni: 17×24 cm, 84 pagine
Volume: brossurato, toni di grigio con inserti
Data di pubblicazione: 3 maggio 2024
Prezzo di copertina: € 16
ISBN: 978-8894767735

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