World Masterpiece Theater – Appendice 4: l’influenza di Jules Verne sugli anime
Continua con questo articolo una serie di quattro approfondimenti su aspetti specifici del WMT. In questo quarto: da un’idea di Hayao Miyazaki ispirata all’opera letteraria di Jules Verne è nata un’eccezionale genealogia di opere d’animazione.
Dimensione Fumetto celebra il World Masterpiece Theater, una delle opere più grandiose, influenti e identitarie della storia dell’animazione giapponese, con una retrospettiva completa su tutte le 26 serie animate di cui è composta.
Continua in questo trentaquattresimo articolo una serie di quattro approfondimenti su alcuni aspetti specifici dell’animazione giapponese e delle serie pre-WMT, WMT e post-WMT. Il quarto è dedicato all’influenza che lo scrittore francese Jules Verne, padre della fantascienza, ha esercitato sull’animazione giapponese e in particolare su una precisa genealogia di autori a partire da una singola idea iniziale.
L’autore di questo articolo è Filippo Petrucci. Gestore di Distopia Evangelion, socio fondatore e membro del consiglio direttivo dell’Associazione Culturale EVA IMPACT, appassionato di animazione, fumetto, cinema. Si dedica principalmente alla contestualizzazione delle opere a livello socio-culturale e alle connessioni tra opere originali e trasposizioni in altri media.
Questo articolo rielabora alcuni interventi realizzati per i volumi dell’Associazione Culturale EVA IMPACT intitolati Blood Type: Blue Water – Nadia × Evangelion e Genesis – Maestri e Opere che hanno influenzato il regista Hideaki Anno, nonché i contenuti del panel in live streaming Sogni che non moriranno mai – 40 anni di Conan il ragazzo del futuro in Italia organizzato in occasione dei Japan Days 2021 di Animanga Italia.
Sei uno spirito avventuroso? Allora è me che cercherai – Jules Verne e l’autorialità nell’animazione giapponese
di Filippo Petrucci
Il celeberrimo e visionario Jules Verne (Nantes, 8 febbraio 1828 – Amiens, 24 marzo 1905), autore di numerosi romanzi per ragazzi, è considerato a ragione fra i padri della fantascienza moderna; il suo genio e le sue opere in cui l’avventura si sposa con la tecnologia futuribile hanno ispirato tanto scienziati ed esploratori quanto artisti in svariati ambiti: addirittura un autore apparentemente lontano da Verne come il poeta Guido Gozzano scrisse nel 1905 il sonetto In morte di Giulio Verne, che riportiamo qui di seguito.
O che l’Eroe che non sa riposi
discenda nella Terra, o che si libri
per le virtù di cifre e d’equilibri
oltre gli spazi inesplorati ed ositentar le stelle, o il Nautilo rivibri
e s’inabissi in mari spaventosi:
Maestro, quanti sogni avventurosi
sognammo sulle trame dei tuoi libri!La terra il Mare il Cielo l’Universo
per te, con te, poeta dei prodigi,
varcammo in sogno oltre la Scienza.Pace al tuo grande spirito disperso,
tu che illudesti molti giorni grigi
della nostra pensosa adolescenza.
Gli scritti di Verne sono stati adattati in innumerevoli film sin dalla nascita del cinema: giusto per citarne uno, Viaggio nella Luna di George Méliès del 1902, che peraltro è considerato il primo film di fantascienza. Nemmeno l’animazione giapponese è rimasta immune all’influenza dello scrittore di Nantes: per esempio il film del 1970 Kaitei sanman mile (“30’000 miglia sotto i mari”), conosciuto in Italia come 20.000 leghe sotto i mari, su soggetto nientemeno che di Shōtarō Ishinomori, prodotto da Tōei Animation e diretto da Takeshi Tamiya, racconta una storia originale, ma in cui l’ispirazione verniana si può notare nell’ambientazione subacquea nonché soprattutto nel titolo che ricalca uno dei suoi romanzi più celebri; inoltre è doveroso citare in questo ambito Il giro del mondo di Willy Fog, serie animata di 26 episodi coprodotta dalla spagnola BRB Internacional e da Nippon Animation, trasmessa prima in Spagna nel 1983, poi in Italia nel 1985 e infine in Giappone nel 1987, che adatta Il giro del mondo in 80 giorni; proprio come Il fiuto di Sherlock Holmes, anche questa serie è una coproduzione internazionale e ha come protagonisti personaggi animali antropomorfi.
In ogni caso, il fulcro di questo articolo verte su un’idea ispirata dalle opere di Jules Verne concepita molti anni fa, e che visse una vera e propria avventura tanto a livello delle vicende narrate quanto metanarrativamente nella sua produzione: quest’idea lega indissolubilmente Verne, due auteur del cinema nipponico quali Hayao Miyazaki e Hideaki Anno, e le quattro loro opere Conan il ragazzo del futuro, Laputa – Castello nel cielo, Nadia – Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion, in qualche modo assimilabili al World Masterpiece Theater (sì, anche Evangelion, esatto), seppure formalmente non appartenenti a esso.
Tutto ha origine da un progetto di Hayao Miyazaki per gli studi d’animazione Tōhō risalente agli anni 1970 e mai realizzato nonostante diversi tentativi: prendendo spunto da varie suggestioni di Verne, questo concept di Miyazaki vedeva due ragazzi orfani, braccati da alcuni cattivi, allearsi con il Capitano Nemo e con l’equipaggio del Nautilus. Benché quest’anime non abbia mai visto la luce, ha generato almeno quattro epigoni e tutti di eccezionale qualità.
1978: Conan il ragazzo del futuro
Alcuni elementi del progetto originale di Miyazaki confluirono in Conan il ragazzo del futuro, serie TV animata di 26 episodi del 1978, adattamento del romanzo The Incredible Tide dello scrittore statunitense Alexander Key, diretta da Miyazaki stesso, prodotta da Nippon Animation e trasmessa in Giappone dalla TV di Stato NHK; la trasmissione della serie all’esterno della fascia oraria della domenica alle 19:30 e le 20:00 su Fuji TV la esclude automaticamente dal canone del World Masterpiece Theater nonostante potenzialmente avesse le caratteristiche per rientrarvi, data l’origine letteraria e lo studio di produzione.
In un mondo post-apocalittico, distrutto dalle bombe elettromagnetiche sganciate nel corso della terza guerra mondiale, vive Conan, giovane figlio di astronauti che cercarono inutilmente di mettersi in salvo durante la catastrofe che portò allo spostamento dell’asse terrestre e alla frattura dei continenti con il conseguente inabissamento di gran parte delle terre emerse e la scomparsa della civiltà come la conosciamo oggi. Conan e suo nonno, precipitati su un’isola deserta, sono sopravvissuti e vivono a contatto con la natura: il ragazzo è dotato di grande forza e agilità e un giorno trova sulla spiaggia Lana, una sua coetanea sfuggita alla flotta di Industria, ultima città dotata di tecnologia. Lana, una volta ripresasi, rivela che in realtà molte altre persone sono sopravvissute al cataclisma e di provenire dall’isola di High Harbour, minacciata dal direttore Lepka di Industria. L’improvviso arrivo della vice direttrice di Industria Monsley a bordo del velivolo Falco (proprio così in italiano anche in versione originale) mette in moto una catena di eventi: il nonno di Conan viene coinvolto in un incidente nel tentativo di contrastare gli invasori, e Lana viene nuovamente rapita poiché è la nipote del dottor Rao, scienziato che nasconde il segreto della tecnologia dell’energia solare. Così Conan lascia la propria isola iniziando un lungo viaggio alla ricerca di Lana, durante il quale incontrerà il selvatico Gimsey e il capitano Dyce e vivrà incredibili avventure.
La pre-produzione di Conan il ragazzo del futuro ha subìto rallentamenti tali da aver impiegato 15 mesi di tempo, ovvero tre in più rispetto a quelli comunemente impiegati dalle serie annuali di Nippon Animation di durata doppia, come quelle del WMT: 15 mesi per 26 episodi invece dei 12 per 52 episodi sono un segno evidente della grande laboriosità e complessità della serie.
1986: Laputa – Castello nel cielo
Alcuni temi di Conan il ragazzo del futuro nonché alcuni elementi originali del suddetto progetto di Miyazaki basato sulle opere di Verne sono stati ripresi per quella che sarebbe dovuta diventare una serie animata sequel delle avventure di Conan, ma anche questa non fu mai realizzata; i materiali realizzati per questo sequel cancellato sono dunque confluiti in Laputa – Castello nel cielo, film d’animazione del 1986 scritto e diretto da Hayao Miyazaki. Primo film prodotto dall’allora neonato Studio Ghibli, Laputa – Castello nel cielo cita esplicitamente l’isola di Laputa presente ne I viaggi di Gulliver dello scrittore irlandese Jonathan Swift.
Laputa – Castello nel cielo racconta la storia di Sheeta, una ragazzina letteralmente caduta dal cielo e salvata dall’orfano Pazu, ricercata perché porta al collo un ciondolo dai grandi poteri sovrannaturali, la gravipietra. Fra mille peripezie Sheeta e Pazu dovranno affrontare prima i pirati dell’aria guidati dall’anziana Dola, che diventano poi loro alleati, e successivamente l’esercito del malvagio Muska, vero antagonista del film, che vuole impadronirsi della gravipietra per avere accesso alla potentissima tecnologia bellica di Laputa, misteriosa e perduta fortezza volante ritenuta una leggenda, di cui Sheeta è la legittima erede al trono.
1990: Nadia – Il mistero della pietra azzurra
Come dice il vecchio adagio, non c’è due senza tre. Sul finire degli anni 1980 NHK riprese in mano l’ormai famoso primo progetto di Miyazaki, ormai ultradecennale, cercando uno studio che lo sviluppasse, e fu Gainax a spuntarla, seppure in modo molto rocambolesco e travagliato: il produttore Hiroaki Ino’ue fece preparare delle proposte per la serie all’insaputa di Toshio Okada, all’epoca presidente dello studio; scoperto il sotterfugio, Ino’ue venne escluso dalla produzione, ma Gainax si aggiudicò comunque la sua prima serie TV. Yoshiyuki Sadamoto, designato come regista, preferì concentrarsi sul character design e in sua vece venne scelto Hideaki Anno, di cui Miyazaki era guida e mentore e che aveva già avuto esperienza registica con la serie di OVA Punta al Top! GunBuster.
Pur prendendo le mosse dal progetto iniziale di Miyazaki, Nadia – Il mistero della pietra azzurra ancora una volta non lo rispetta in pieno e presenta invece fortissime similitudini con Laputa – Castello nel cielo, a partire dalla presenza di una pietra blu dai misteriosi poteri sovrannaturali, per arrivare alle scelte di messinscena, ad esempio l’inseguimento iniziale della protagonista femminile, e anche al setting narrativo generale, con l’antica civiltà contraddistinta da un avanzatissimo sviluppo tecnologico.
La trama però è del tutto diversa. Nel 1889 il promettente inventore quattordicenne Jean-Luc Lartigue si reca assieme a suo zio all’Esposizione Universale di Parigi per partecipare alla gara internazionale di volo con un suo prototipo di aereo, e per caso scorge una ragazza dai tratti esotici in bicicletta, accompagnata da un cucciolo di leone. Innamoratosene a prima vista, Jean segue la ragazza sulla Torre Eiffel e scopre che si chiama Nadia, è orfana e quattordicenne come lui, è nata in Africa e lavora in un circo esibendosi come acrobata. L’incontro dei due ragazzi è presto interrotto da uno sgangherato trio di ladri di gioielli composto da Sanson e Hanson capeggiati dalla rutilante Grandis, che vuole rapire Nadia per impossessarsi della pietra azzurra, il misterioso gioiello color del mare che Nadia porta al collo. Iniziano così le avventure di Nadia e Jean, coinvolti in uno scontro con in ballo il destino del mondo in cui l’atmosfera verniana è mantenuta grazie alla presenza del Capitano Nemo e del sottomarino Nautilus.
Come Conan il ragazzo del futuro, anche Nadia – Il mistero della pietra azzurra ebbe varie problematiche produttive. La serie, pianificata originariamente per durare 30 episodi, fu estesa dalla produzione in corso d’opera a 39 puntate a causa del successo riscosso dalla trasmissione televisiva, ma questo ne compromise la qualità generale. La lavorazione era già molto in ritardo rispetto alla tabella di marcia e per venire incontro alla richiesta della NHK si decise di dividere lo staff di produzione seisaku in due blocchi distinti: uno principale capitanato da Anno (già sottoposto a un incredibile stress lavorativo che lo avrebbe condotto a una depressione clinica di quattro anni) dedicato solo ed esclusivamente alla realizzazione del finale, e un altro guidato da Shinji Higuchi che avrebbe realizzato ex novo un blocco di episodi che avrebbero dovunto fungere da semplici filler per consentire allo staff del finale di prendere tempo; questo blocco filler divenne il famigerato “arco narrativo dell’isola”, costituito dagli episodi 23-34 e assegnato ad altri studi d’animazione, soprattutto sudcoreani, con un evidente calo qualitativo. Inoltre anche la serializzazione televisiva subì vari rallentamenti, e anziché durare nove mesi fu necessario un anno, dal 12 aprile 1990 al 13 aprile 1991.
1995: Neon Genesis Evangelion
Dopo Nadia – Il mistero della pietra azzurra, nel 1995 Hideaki Anno torna alla regia con la serie TV animata di 26 episodi Neon Genesis Evangelion trasmessa da TV Tokyo: pur non essendo l’ennesimo tentativo di riproporre il progetto irrealizzato e a quanto pare irrealizzabile di Miyazaki, anche questa serie riprende moltissime tematiche e atmosfere direttamente dalla precedente serie di Jean & Nadia, e di conseguenza delle due opere miyazakiane precedenti, quali il rapporto fra genitori e figli o fra uomini e donne e i rapporti interpersonali in genere, il conflitto fra tecnologia e natura, e soprattutto il concetto di Uomo nemico di Sé stesso.
Nel 2015 un ragazzo di 14 anni di nome Shinji Ikari viene convocato nella città-fortezza di Neo Tokyo-3 da suo padre, Gendō Ikari, che non vede da tre anni e con cui non ha rapporti, per pilotare un robot, l’Unità Evangelion-01, durante un attacco al Giappone da parte di un essere mostruoso proveniente da chissà dove. Al primo attacco ne seguono altri e il ragazzo sarà presto affiancato da due compagne di squadra, Rei e Asuka: insieme dovranno combattere per difendere il genere umano.
Come Conan il ragazzo del futuro e Nadia – Il mistero della pietra azzurra, anche Neon Genesis Evangelion fu funestato da problemi e ritardi nella produzione, sfociati nella realizzazione del ventiseiesimo e ultimo episodio della serie TV in soli tre giorni e consegnato a ridosso della trasmissione televisiva; la “tradizione” dei ritardi di Neon Genesis Evangelion è continuata per i film cinematografici, sia per quelli del 1997/1998, sia per quelli del Rebuild of Evangelion, al punto tale che l’ultimo film della nuova tetralogia cinematografica, inizialmente previsto per il 2008/2009, ha visto la luce soltanto nel 2021.
Conclusione
In sostanza possiamo rappresentare “matematicamente” il fil rouge che collega queste opere nel seguente modo:
Jules Verne + World Masterpiece Theater + auteur = grandi opere animate contraddistinte da grandi ritardi
Concludiamo l’articolo ricordando che se da un lato Hideaki Anno per Neon Genesis Evangelion è fortemente debitore nei confronti non solo del già citato Miyazaki, di Yoshiyuki Tomino (Mobile Suit Gundam, Densetsu kyojin Ideon) e di Gō Nagai (Devilman, Mazinger Z), senza Jules Verne certamente sia la serie Nadia – Il mistero della pietra azzurra sia l’intera saga di Evangelion sarebbero state molto diverse, o più probabilmente non sarebbero mai esistite.
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