Wednesday Warriors S02E01 – The one after the pandemic
In questo numero di Wednesday Warriors: Daredevil #20
Tornano i comics e torna Wednesday Warriors. Stavolta tocca solo a Gufu ma dalla prossima settimana rivedrete anche il vostro Bam di quartiere preferito. Nel frattempo:
Gufu’s Version
DAREDEVIL # 20 DI Chip Zdarsky e Marco Checchetto
Una delle caratteristiche principali – e forse l’aspetto più affascinante – dell’intrattenimento mainstream è la sua stretta interdipendenza con il tessuto sociale e reale della cultura che lo produce. Per quanto deformato, mediato e semplificato il fumetto destinato al grande pubblico non può fare a meno di essere una risultante delle istanze culturali e sociali del periodo in cui viene prodotto.
Sintetizzando (e contestualizzando allo scopo di questa rubrica) possiamo affermare tranquillamente che il fumetto di supereroi è uno specchio della società americana a lui contemporanea.
Attenzione però a non parlare di “impegno sociale” dei fumetti di Supereroi, non è così: sono ben pochi i fumetti e gli autori che affrontano direttamente e coscientemente i temi della stretta attualità. La contemporaneità dei comics è invece figlia diretta di un clima che viene percepito dagli autori e che si riflette – coscientemente o meno – nel loro lavoro.
Hell’s Kitchen è in balia dei mercenari ingaggiati dai ricchissimi e potentissimi gemelli Stromwyn e la polizia, al soldo dei due miliardari, non interviene; solo gli abitanti del quartiere (e uno di questi in particolare) possono ribellarsi a Bullseye, Rhino, Bullett e gli altri.
Possiamo essere sicuri (viste le tempistiche produttive) che quanto messo in scena da Zdarsky e Checchetto non abbia nulla a che vedere con le manifestazioni e gli scontri che hanno fatto seguito all’uccisione di George Floyd lo scorso 25 Maggio eppure sembra esserne un riflesso limpido. Gli ultimi due episodi in particolar modo sembrano sottolineare il difficile rapporto tra il popolo e le istituzioni che lo governano.
Zdarsky ha impostato la sua run sulla dualità contraddittoria del personaggio Daredevil/Matt Murdock evidenziando, come altri hanno fatto in precedenza, l’incoerenza di un uomo che persegue la giustizia dividendosi tra il ruolo di avvocato e quello di vigilante.
La necessità di vivere in una società giusta ci ha portato, nel corso della storia, a creare uno strumento, che è quello della legge, che viene amministrato da istituzioni riconosciute dal popolo – legislatori, forze dell’ordine e sistema giudiziario/penitenziario – e Matt Murdock, in quanto avvocato, è parte integrante di questo patto patto sociale e lavora all’interno di un sistema in cui crede ciecamente (no pun intended).
In questo senso Zdarsky e Checchetto si interrogano sulla figura di Daredevil che di fatto rompe questo patto sociale per prendere la giustizia nelle proprie mani. E se questo interrogativo può essere posto nei confronti della figura del supereroe in sé è drammaticamente più interessante una volta considerate le caratteristiche di cui sopra: il dualismo avvocato/vigilante è coerente tanto quanto quello poliziotto/assassino.
L’esistenza di Daredevil è messa in dubbio dalla sua stessa natura.
I due autori risolvono questo dilemma proprio ribaltando la problematica: cosa fai quando il sistema pensato per proteggere il popolo lavora contro di lui? Cosa fai quando la polizia abbandona Hell’s Kitchen per difendere gli interessi di chi ha abbastanza soldi e potere da schiacciare tutti sotto il proprio tacco?
Semplicemente “alzi i pugni e combatti” (questo è il titolo della storia in questione).
Ed è così che Daredevil non è più un vigilante che prende la legge nelle sue mani ma un simbolo di quella necessità di giustizia tradita dalle istituzioni: è espressione della rivolta di un popolo che si riconosce in lui e indossa la sua maschera rossa.
Marco Checchetto rappresenta il nostro eroe come un uomo in mezzo a tanti uomini – camicia, jeans, converse e pugni fasciati – che combatte i vigilanti ingaggiati dai gemelli Stromwyn in una Hell’s Kitchen letteralmente in fiamme, Mattia Iacono adotta una palette imperniata sul colore rosso e che si accende in lampi gialli che sottolineano l’azione e contrastano con il nero della chine restituendo così un’atmosfera infernale e rimarcando la drammaticità delle vicende. L’azione è tipicamente supereroistica e, come tale, spettacolare e sopra le righe ma tutto è terribilmente realistico: i pugni rompono le ossa, il sangue scorre e le fiamme bruciano.
Il Daredevil di Checchetto è più uomo che superuomo e più simbolo che vigilante: è espressione del popolo che difende.
Si chiude così una sequenza di albi che per molti versi ricorda i capitoli finali del Born Again di Miller e Mazucchelli e alcuni momenti della run di Ann Nocenti (la presenza di Typhoid Mary aiuta) e che sarà ricordata in futuro come tra le migliori della storia del Diavolo di Hell’s Kitchen.