Wednesday Warriors #59 – Legion of Super Heroes, Aquaman, Bendis, DeConnick e lo storytelling come si deve
Questa settimana su Wednesday Warriors: LEGION OF SUPER HEROES #4 e AQUAMAN #57
Questa settimana su Wednesday Warriors:
Gufu’s Version
LEGION OF SUPER HEROES #4 di Brian Michael Bendis, Ryan Sook e Mikel Janìn
Se nello scorso Wednesday Warriors ci siamo soffermati sulle carenze di Joshua Williamson in termini di narrazione visiva e di ridondanza tra testo e disegno, stavolta andiamo dall’altra parte dello spettro per valutare quella che è un’eccellenza in questo campo.
Una qualità distintiva della scrittura di Brian Michael Bendis è quella di sapersi affidare alle capacità degli artisti che collaborano con lui, delegando loro buona parte del carico narrativo, riuscendo a mantenere una chiarezza espositiva invidiabile senza ricorrere a evidenti spiegoni.
Attenzione, lo scrittore non evita di sottolineare dei passaggi e addirittura ripete alcune informazioni già date nei precedenti numeri ma riesce a giustificarle inserendole sempre in contesti plausibili.
Come, ad esempio, quando sfrutta lo smarrimento di Superboy, neofita del XXXI Secolo che si fa ripetere i nomi dei vari legionari, per rendere più potabile la sua narrazione e per delineare alcuni aspetti della personalità del figlio di Superman.
«Mio padre si obbligherebbe a imparare i nomi di tutti prima di cena».
Come già detto precedentemente (QUI) nei primi tre numeri della serie Bendis e Sook si guardano bene dal profondersi in spiegoni e preferiscono mostrare ai propri lettori gli avvenimenti in divenire, divertendosi a posticipare quanto più possibile la canonica Orientation Presentation a beneficio di Superboy (e dei lettori) che si svolge, finalmente, in questo quarto numero.
E anche qui l’introduzione alla “lezione” è un pretesto per introdurci il personaggio di Triplicate Girl e le peculiarità degli abitanti del pianeta Cragg.
Si fa un po’ di luce sul passato dei membri fondatori della Legione (Saturn Girl, Lighting Lad e Cosmic Boy) e sugli eventi che li hanno portati assieme: la loro vita prima delle Legione, le loro famiglie, le peculiarità dei loro mondi, la convocazione da parte del Presidente dei Pianeti Uniti e l’arrivo degli Horraz.
Tutti questi avvenimenti vengono raccontati tramite dei flashback, disegnati da Mikel Janìn, durante i quali gli autori si guardano bene dal sovrapporsi nella narrazione ma proseguono parallelamente lasciando al lettore il compito di sommare le varie informazioni.
Dai disegni di Janin, e solo lì visto che i dialoghi non approfondiscono questo aspetto, si intuisce facilmente che l’ambiente di Titano, pianeta abitato da una razza di telepati, è sostanzialmente un luogo della mente più che uno spazio di condivisione fisica.
Di contro la personalità di Saturn Girl emerge dalla relazione tra i dialoghi e le espressioni del volto della ragazza con il dettaglio non insignificante dell’ultima vignetta in cui la sorpresa della notizia fa sì che lei smetta di comunicare telepaticamente per esprimersi a voce.
Un rapporto di complementarità che sfrutta le unicità del linguaggio Fumetto per veicolare efficacemente le informazioni necessarie alla comprensione della storia senza appesantire l’intrattenimento.
AQUAMAN #57 di Kelly Sue DeConnick, Robson Rocha e Daniel Henriques
Continuando sul tema dello storytelling possiamo vedere come, in maniera differente da Bendis, altri scrittori riescano a massimizzare le caratteristiche e i punti di forza degli artisti che collaborano con loro: Robson Rocha e Daniel Henriques sono indubbiamente due disegnatori di formazione “canonica” e che hanno approfondito un certo tipo di disegno realistico, lavorando su anatomie, linguaggio del corpo, espressioni dei volti e così via.
In Aquaman #57 Kelly Sue DeConnick si affida quindi alle capacità dei due artisti a sua disposizione per raccontare gli stati d’animo dei personaggi, evita un’inutile prosa descrittiva e limita il suo apporto a brevi dialoghi e a un veloce riassunto nella prima pagina.
Tutte le emozioni taciute dai dialoghi, e tutta la storia che i due protagonisti hanno alle spalle, vengono suggeriti prima che raccontati (o peggio spiegati) da dialoghi molto asciutti e, soprattutto, dalle capacità di Rocha ed Henriques di far recitare gli attori a loro disposizione.
Il volto di Mera nella prima vignetta racconta una storia di sfiducia e di rabbia verso il suo compagno, così come le due vignette successive mostrano la di lui determinazione e l’affetto che prova per la compagna. Il volto palesemente preoccupato di Vulko nell’ultima invece non ci testimonia solo il suo legame verso i sovrani di Atlantide ma sottolinea la gravità della situazione.
Chiunque prendesse per la prima volta quest’albo in mano, pur non avendo tutte le informazioni necessarie, avrebbe già tutti gli strumenti per poter comprendere gli avvenimenti in corso.
Tutto l’albo è percorso da emozioni intense sottolineate non da costanti spiegazioni fornite dalla scrittrice ma veicolate tramite l’opera degli artisti coinvolti, è una storia che dà il via a parecchi cambiamenti nella vita di Arthur Curry e della stessa Atlantide. La DeConnick ha preso in mano un personaggio difficile da gestire, facendo tesoro di quanto lasciatole dall’ottima gestione di Dan Abnett, dandole la sua impronta personale fatta di critica sociale e di conflitti umani sfaccettati e credibili.
Si prevede un futuro non facile per il nostro eroe ma interessante per chi legge.