Wednesday Warriors #40 – da Detective Comics a Valkyrie

In questo numero di Wednesday Warriors: JANE FOSTER: VALKYRIE #1 e DETECTIVE COMICS #1008

In questo numero di Wednesday Warriors:

Bam’s Version

JANE FOSTER: VALKYRIE #1 di Jason Aaron, Al Ewing e Cafu.

“Mi chiamo Jane Foster. Sono una dottoressa, sono sopravvissuta al cancro e, per un po’, sono stata una supereroina.”

C’è un mondo intero in un semplice pensiero, una frase che riassume il percorso di Jason Aaron tracciato per il personaggio di Jane Foster. Non c’è più traccia della Dea del Tuono – la Tonante è sparita nella Tempesta dei Thor che ha chiuso War Of The Realms. Al suo posto, una nuova Jane Foster ha preso il suo posto ed è nata una nuova (l’ultima) Valchiria. Le prime parole incontrate dal lettore in prima pagina mostrano sicurezza e conoscenza del personaggio – ma è ancora possibile raccontare qualcosa di nuovo con Jane Foster?
La sequenza d’apertura illustrata dal brasiliano Cafu, colorato da Jesus Aburtov, risalta il design e il rinnovato arsenale della Valchiria. Aaron, in quello che appare come un forte richiamo allo scontro con l’Uomo Assorbente in Thor #5 disegnato da Jorge Molina, introduce ai lettori la sua protagonista ponendo di fronte a lei un avversario tutt’altro che invincibile, ma funzionale ai fini della storia.

I Fast Five sono perfetti punching ball per Jane Foster. Anche se dotati di armi provenienti da tutti i Dieci Regni, Gold Rush, Silver Ghost, Green Light, Redline e Blue Streak non sono altro che villain di serie D pronti ad essere malmenati dalla Valchiria e da Undrjarn, l’omni-arma, strumento da guerra multifunzionale e capace di esaltare al meglio il tratto preciso, movimentato ma fluido ed impattante di Cafu, colorato al meglio da un’ottimo Jesus Aburtov. L’azione permette ad Aaron i ritmi adatti per un’introduzione capace di alternare al meglio la dinamicità di un fumetto Marvel con l’inevitabile piaga dell’esposizione della trama, che lo scrittore relega ai “pensieri” della protagonista. Dopo la morte di Brunnhilde, Jane si trova a dover impugnare le armi e tenere al sicuro le anime dei vivi e dei morti in transito verso il Valhalla.

Ma a fronte di una introduzione che gioca sul tema della perpetua suddivisione tra poteri e responsabilità, il clichè più profondamente radicato nella continuity Marvel dei supereroi con superproblemi, la prima metà diJane Foster: Valkyrie #1 non colpisce come dovrebbe e appare “soltanto” come un buon debutto di un personaggio di Jason Aaron rielaborato – questo almeno fino all’arrivo di Al Ewing. Lo scrittore britannico che sta sconvolgendo il mondo del fumetto con il suo The Immortal Hulk interrompe lo schema tradizionale di Jason Aaron per riflettere sulla natura stessa di una Valchiria, sia essa mitica o “Marvelita”. La seconda parte dell’albo viene dedicata all’analisi del nuovo status quo e delle differenze, sottili, che separano l’essere Dea del Tuono ed essere una guardia, Caronte armato tra la vita e la morte.

Insieme, Aaron, Ewing e Cafu si concentrano nel rendere il passaggio di consegne tra Brunnhilde e Jane Foster un momento unico. La riscoperta di poteri come la “percezione della morte” consente agli scrittori di esplorare meglio un personaggio ancora tremendamente misterioso, ponendo sul tavolo una gimmick piuttosto interessante che nasconde infinito potenziale per il futuro delle storie sulla serie regolare. Come rivelato in una postilla coda all’albo, l’intento di Ewing è quello di rendere Jane Foster una “dottoressa della Morte”, eliminando le accezioni lugubri che la cronaca può aver donato a questi termini. Capace di osservare il tempo rimasto alle persone in vita, la Valchiria ha il potere di vegliare sul percorso verso il Valhalla – una responsabilità, non un onore o un privilegio come poteva essere sollevare Mjölnir.

A questo interessante lavoro di rimodernamento e aggiornamento dei temi del personaggio vanno sommati un cliffhanger da brivido e il ritorno di un personaggio malvagio fino al midollo, una scelta spregevole che fa sempre centro come contraltare all’eroe duro e puro. Jane Foster: Valkyrie ha la fortuna di essere associata ai nomi giusti. Per tenere in vita, editorialmente parlando, un personaggio che ha segnato l’era Alonso della Casa delle Idee, Aaron e Ewing dovranno unire due menti brillanti Marvel e riuscire a dare qualcosa di più alla nuova Valchiria.

Gufu’s Version

DETECTIVE COMICS #1008 di Peter Tomasi e Dough Mahnke

Se il Batman di Tom King, al netto di alcune concessioni sporadiche, può permettersi di proseguire nel suo lungo e stratificato arco narrativo badando alla continuity DC da una relativa distanza di sicurezza, non si può dire altrettanto del Detective Comics affidato a Peter J. Tomasi.

Il bravo scrittore che abbiamo avuto modo di apprezzare su Superman e Batman&Robin (sempre in coppia con Patrick Gleason) fatica a impostare un discorso a lungo termine: stretto com’è dalle ingombranti trame tessute da King e Scott Snyder, Tomasi si ritrova a gestire archi di storie brevi e autoconclusive che fanno fatica a solleticare l’interesse del lettore nonostante la professionalità indubbia di tutti gli autori coinvolti.

E se c’è una caratteristica che può condannare un prodotto seriale all’irrilevanza è proprio la mancanza di una progettualità di fondo, un discorso da portare avanti che si snodi oltre l’intreccio dei singoli storyarc.

Non fa eccezione questa storia breve che si inserisce, come tutte le altre uscite questo mese, nel mega-evento Year of the Villain che interesserà tutti i personaggi DC per i prossimi mesi.

A Peter Tomasi e Doug Mahnke viene affidato il compito di realizzare la “storia di congedo” del Joker, sarà infatti Mr. Freeze il villain principale su Detective Comics, e i due devono muoversi facendo attenzione a non “pestare i piedi” agli altri autori impegnati sulle testate che vedono protagonista il Cavaliere Oscuro.

I due si affidano quindi a un copione classico – Joker che minaccia dozzine di innocenti con il suo gas letale e Batman che interviene – che trova la sua ragione di esistere esclusivamente nell’incredibile lavoro di Mahnke e nel doppio finale che vede la dipartita – ovviamente temporanea – del Clown e l’offerta di Luthor a Mr. Freeze.
Il soggetto, nella sua autoconclusività, sembra preso da un episodio della serie animata, ha un buon ritmo e intrattiene con efficacia ma è ben lontano dagli standard offerti da Tomasi nel passato più e meno recente fallendo nel suscitare un seppur minimo interesse: non offre nessuna angolazione inedita nel raccontare l’ennesimo scontro tra Batman e Joker e non riesce a creare aspettative neanche in prospettiva. Detective Comics sembra una serie destinata a vivacchiare tra storie ben fatte ma sostanzialmente ininfluenti, schiacciata com’è da altre esigenze editoriali.

First Issue

BATMAN UNIVERSE #1 di Brian Michael Bendis e Nick Derington

Si sente infatti la mancanza di quel guizzo creativo che ha contraddistinto la gran parte dei lavori di Bendis da quando è arrivato in DC, primo fra tutti la sua pregevole gestione di Superman, e a conti fatti Batman Universe finisce per dare la sensazione di essere una storia indubbiamente ben scritta ma anche abbastanza canonica e priva di reali elementi di originalità.
I disegni di Nick Derington svolgono un lavoro egregio, grazie a un tratto vivace che riesce a sottolineare tanto la fisicità del protagonista, quanto la frenesia dei combattimenti. Apprezzabili anche alcune trovate di storytelling, come la sequenza iniziale vista tutta in soggettiva, che favoriscono il coinvolgimento da parte del lettore.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI

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